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la Torre dell’Orologio



Arrivando in Piazza Cavalli dal viale Risorgimento (chiamata nel passato anche strada delle saline) e guardando a sinistra, proprio in fianco del monumento dedicato a Gian Domenico Romagnosi, ci si imbatte in un palazzo che i piacentini chiamano "il dado"; questo anticamente era la torre dell’orologio della città, detto anche "al turazz ad Piaseinza".


la piazza con il torrazzo e l’orologio

Originariamente l’edificio era alto circa 40 metri; come la basilica di San Francesco che sorge alle sue spalle, ed oltre che a scandire lo scorrere del tempo fungeva da carcere e da cassaforte comunale. Venne fatto edificare verso la metà del XIV secolo dai Visconti, la signoria milanese che in quel periodo dominava la nostra città; il conte Azzo affidò i lavori di costruzione a mastro Caimo Bonzino, il quale per incuria e per la forte scarsità di fondi a disposizione, non edificò a regola d’arte. Con il tempo si manifestarono difetti strutturali e sopratutto le fondamenta che più avanti nel tempo non si rivelarono adatte a sostenere l’imponente costruzione. Oltre all'orologio con relativa campana, la facciata del torrazzo ospitava anche le insegne araldiche delle famiglie che negli anni si susseguirono al comando di Piacenza, ricordando così ai nostri avi (in un periodo dove i cambiamenti di potere erano quasi all’ordine del giorno) quale era la nobile casata alla quale inchinarsi e pagare le ingenti tasse. Tra il XV e il XVI secolo si avvicendarono una dozzina di padroni della città e così sull’edificio avremmo potuto ammirare il biscione Visconteo poi il leone rampante degli Sforza, gli stemmi dei vari papi ed infine i gigli dei Farnese. Gia a metà del 1500 la struttura della torre evidenziava preoccupanti cedimenti nei muri maestri, si procedette per questo motivo al consolidamento delle basi e poi furono costruiti dei contrafforti laterali a sostegno dei portanti. Infine venne tolta la campana dell’orologio che pesava ben 20 quintali ma nonostante i lavori svolti e le ingenti somme di denaro spese per la salvezza della torre, il destino dell'edificio era segnato. Nell'estate del 1607 il gran Consiglio comunale degli Anziani emanò l’ordinanza per l’abbattimento della costruzione fino all’altezza delle altre abitazioni di piazzetta San Francesco.


antica piazza cavalli metà 800

La campana fu trasferita sopra a Palazzo Gotico, dove venne fatta costruire un'apposita cella in stile barocco, adatta a contenere l’oggetto e da dove per i secoli a venire fece sentire il potente suono del suo scampanio a tutti i piacentini che per simpatia la ribattezzarono "al Campanon". Varie furono le vicende che accompagnarono la storia delle campane del Gotico gli storici scrivono che una grandiosa venne costruita con gli avanzi delle fusioni dei cavalli del Mochi e di altri sacri bronzi cittadini del peso totale di 4500 chilogrammi che però durò poco perchè durante una festa di Sant’Antonino si incrinò proprio all'altezza dell'effige del Patrono. La colossale fusione fu tolta e venduta per finanziare i lavori di ristrutturazione del palazzo comunale previsti per metà 800 ma il ricavo fu di molto inferiore a quello stimato e si rimase senza bronzi sino al 1902 quando la giunta decise di installare una campana cinquecentesca rimasta per secoli esposta nei saloni gotici e sino ad allora rimasta inutilizzata. Un'altra campana , questa volta d'argento venne fusa e montata sul palazzo in occasione delle nozze di Ranuccio II Farnese con Margherita di Savoia, ma anche questa venne ben presto sostituita con una di bronzo e sciolta per coniare monete del prezioso metallo.


il palazzo gotico nel 700

Anche l'orologio del Torrazzo fu collocato in Gotico e precisamente sulla torretta del lato sinistro dove rimase sino a metà del XIX secolo, poi venne spostato nella sua attuale sede e cioè sulla facciata di palazzo del Governatore. Così ebbe fine la tribolata storia della torre della Piazza, un monumento che purtroppo non abbiamo potuto ammirare e che rimane sconosciuto a molti piacentini. (S. Beretta-Piacenza).


palazzo del governatore senza orologio