penna

Appunti di un Moderno Esploratore

“The Panthfinder – Andrea Dotti, Piacenza”

Appunti di un curioso esploratore della storia militare della seconda guerra mondiale in Italia con una particolare attenzione per l'area di Piacenza. Si raccontano vicende perdute nelle nebbie del passato e coperte dalla polvere del tempo.

Posto Trasmittente Lontano

Percorrendo le strade della provincia di Piacenza costeggiate da fertili e rigogliosi campi è possibile imbattersi in un riquadro di terreno recintato dove si trova un piccolo fabbricato in origine destinato ad impieghi militari. Si tratta della Strada di collegamento tra San Polo e Turro. In questo piccolo appezzamento di terreno demaniale si trova ancora quanto rimane di un Posto Trasmittente Lontano impiegato dalla Aeronautica Militare che dopo la dismissione è diventato un terreno demaniale. Gli infissi sono protetti da robuste saracinesche metalliche mentre dalle pareti fuoriescono svariati condotti destinati probabilmente a convogliare verso l’esterno l’aria calda prodotta dalle apparecchiature elettroniche in funzione. Quanto rimane della tinteggiatura e l’architettura sono tipici di questo genere di installazioni. Un'altra traccia di un passato storico e militare in termini di tempo abbastanza vicino ma se misurato con il metro della evoluzione globale ormai lontano.


posto trasmittente lontano

emblema Nato bianco con sfondo azzurro

Caposaldo di Livellazione

In uno dei muri perimetrali dell’ex edificio scolastico di Mortizza, nelle vicinanze di Piacenza, è inserita una placca in metallo che riporta queste parole: caposaldo di livellazione – Istituto Geografico Militare. Al centro della placca è presente il riferimento. Si tratta di uno dei numerosi elementi che rappresentano materialmente sul territorio la “Rete di livellazione di alta precisione” sviluppata dagli anni cinquanta dall’ Istituto Geografico Militare ed è anche la manifestazione tangibile dell’impegno di questa istituzione relativo al continuo miglioramento della conoscenza altimetrica e geodetica della nostra Nazione.


il Poligono Abbandonato di Monticelli d’Ongina

A circa 23 Km da Piacenza, accanto al Po, troviamo Monticelli d’Ongina distinto dalla presenza del castello Pallavicino Casali, il suo territorio custodisce i resti ancora evidenti di un poligono di tiro abbandonato. Si trovano in Via Edison, nelle vicinanze di un quartiere di edificazione recente, tra i campi e di fianco ad un argine e in parte nascosti e protetti dalla vegetazione. Nel 1933, all’epoca della ultimazione dei lavori di costruzione, l’area occupata dal poligono era in aperta campagna, a ridosso del Po in una posizione sicura in grado di evitare anche disturbi acustici alla cittadinanza. Nella lunghezza di circa 390 metri, con larghezza approssimativa di 21 metri, si possono ancora distinguere i muri laterali, intermedi e di fondo costruiti in mattoni mentre uno dei terrapieni di protezione predisposti sui fianchi è ora incorporato in una arginatura. La struttura di ingresso conserva parte dei cancelli e sono visibili le travature in legno ed un camino per riscaldarsi. La pensilina presenta lo spazio per 3 linee di tiro. Nei mattoni rossi si vedono segni di colpi di basso calibro e sbrecciature che testimoniano un impiego abbastanza intenso. Utilizzato dalle forze armate italiane successivamente durante la seconda guerra mondiale fu impiegato anche dai tedeschi per esercitazioni e svariate prove di tiro. Sulla sommità del muro di fondo svetta ancora un asta per le segnalazioni con bandiere. Alla fine dell’ultima guerra cadde in disuso ed ora è una delle tante proprietà demaniali disperse nella penisola.


resti del poligono a monticelli

Cartoline dalla Guerra Fredda

Le fotografie che seguono permettono di vedere la disposizione di una installazione dell’artiglieria missilistica dell’Esercito Italiano. Le immagini risalgono ad un epoca nella quale la struttura era già stata dismessa da svariati anni. Attualmente questa base non esiste più. Acquisita dal Comune di competenza è stata completamente demolita ed il terreno destinato ad un altro impiego. Gli scatti sono ora parte della memoria della “guerra fredda”. Un periodo relativamente recente, quasi dimenticato, che ha condizionato l’esistenza delle genti dell’intero pianeta per decenni permettendo ad alcune aree continentali di vivere in pace. Ma una pace armata e tesa.


Spitfire Perduti nell’Appennino Piacentino

Dalle analisi effettuate sulle copie di rapporti di missione delle forze armate degli Stati Uniti recentemente declassificati esistono buone probabilità in base alle quali i rilievi montuosi della provincia di Piacenza custodiscano i rottami di tre Spitfire precipitati durante il secondo conflitto mondiale ed i resti dei loro sfortunati piloti. Il 19 Dicembre 1943 sei Spitfire appartenenti al 4th Fighter Squadron, inserito nel 52nd Fighter Group, dell'Army Air Corps dell'Esercito degli Stati Uniti sono pronti per il decollo; si trovano sulle piste dell'aeroporto di Calvi in Corsica, ormai saldamente occupata dagli Alleati. Il 4th Fighter Squadron, come altri ananloghi reparti Statunitensi, nel 1943 è equipaggiato con materiale di volo di produzione Britannica. Si tratta di Spitfire VC che alle ore 13:50 ricevono il segnale di decollo ed iniziano la missione a loro assegnata. Devono effettuare una penetrazione in territorio nemico, eventualmente ingaggiare aerei avversari o colpire con le armi di bordo possibili obbiettivi al suolo, e rientrare alla base. Il piano di volo prevede di puntare sulla verticale di Genova, quindi effettuare una virata verso Nizza e da quella località proseguire per il rientro all'aeroporto di partenza. Al decollo le condizioni climatiche sono buone ed il gruppo di aerei raggiunge agevolmente Genova dove però incontrano formazioni nuvolose compatte ed estese. La situazione meteorologica del cielo della Liguria forse provoca qualche fenomeno di disorientamento e la formazione perde la rotta originalmente prevista. I piloti si rendono conto di sorvolare le vicinanze di Pavia; successivamente comprendono di essere quasi sopra il centro abitato di Chivasso. Iniziano una serie di correzioni di rotta per cercare di individuare il Po ed impiegarlo come riferimento per una nuova traettoria di volo che consenta loro di raggiungere agevolmente la Corsica. Quando avvistano il fiume lo seguono e mentre iniziano a sorvolare la Provincia di Piacenza impostano una virata in direzione della Liguria con l'intenzione di raggiungere la costa e puntare poi verso la Corsica. Ma il volo decisamente più lungo del previsto, in termini di tempo e distanza percorsa, ha inciso pesantemente sui consumi di carburante. I piloti vedono che hanno nei serbatoi un quantitativo minimo di benzina avio e mentre la formazione attraversa delle masse nuvolose che rendono ai piloti stessi difficoltoso vedere i velivoli dei loro commilitoni i motori di 3 aerei iniziano a perdere colpi. Sono circa le 16:00 quando, dopo un ultimo contatto radio con i compagni, la mancanza di carburante ferma definitivamente le eliche di 3 velivoli che precipitano, o tentano un disperato atterraggio di fortuna, nell'appennino piacentino. Dagli aerei ancora in volo, a causa delle nuvole, non si riesce a vedere quanto accade ma sembra che nessuno dei militari coinvolti si sia lanciato con il paracadute. Risultano M.I.A. Missing In Action i seguenti velivoli e piloti:
- SPITFIRE VC codice MH 605 pilota 1st Leutenant Helton Leonard Virgil matricola 0-727456
- SPITFIRE VC codice LZ 820 pilota 2nd Leutenant Massey John Whittle Jr. matricola 0-800573
- SPITFIRE VC codice EF 691 pilota 2nd Leutenant Ennis Jerome matricola 0-792699
Gli altri 3 componenti della formazione riescono a rientrare alla base ed al termine delle operazioni di atterraggio ed a motori spenti rilevano che la lancetta dell'indicatore del carburante dei loro aerei è ai minimi termini; l'ago è posizionato tra zero e 5 galloni. Dall'analisi della documentazione attualmente disponibile non risulta che i loro sfortunati colleghi, così come parti degli aerei coinvolti, siano stati ritrovati.


aereo caccia Spitfire VC

P47 Perso in Val Nure

Il 3 Gennaio 1945, alle 14.50, irrompono nel cielo della val Nure due aerei Statunitensi. Si tratta di P47 “Thunderbolt” del Fighter Squadron 527 decollati da Pisa ed appartenenti ad una formazione destinata ad attaccare un ponte ferroviario a Calcinato in provincia di Brescia. Il “Thunderbolt” chiamato “Rosie” pilotato dal 2nd. Liutenant Clarence Thomas, alla sua terza missione, manifesta gravi problemi al dispositivo di variazione del passo delle pale dell’elica e tenere in aria il velivolo in quelle condizioni diventa sempre più difficile e pericoloso. Il pilota dell’altro “Thunderbolt”, 1st. Liutenant Edmond Jung, si rende conto che il commilitone deve abbandonare il proprio aereo il prima possibile e lo scorta nell’area della Val Nure dove la presenza di numerose formazioni partigiane rende sicuramente meno pericoloso lanciarsi con il paracadute in territorio avversario. E così a circa 1 miglio a sud est di Ponte dell’Olio il 2nd. Liutenant Thomas apre il tettuccio e si lancia nel vuoto da una altezza di circa 600 metri toccando terra poco dopo senza danni fisici. Intanto il suo P 47 senza controllo si schianta al suolo nelle vicinanze incendiandosi. Dall’alto il 1st, Liutenant Jung osserva gli avvenimenti, pronto a proteggere il compagno a terra, ma vede che il 2nd. Liutenant Thomas si dilegua rapidamente senza che elementi ostili intervengano ad impedire la sua fuga. Al rientro a Pisa, in base al rapporto relativo all’accaduto, sottoscritto dal 1st. Liutenant Jung il 2nd. Liutenant Thomas è dichiarato disperso in azione. Il 5 Gennaio 1945, tramite gli appositi canali di collegamento con la resistenza, il comando del Fighter Squadron 527 è informato che il loro pilota è in buone mani e relativamente al sicuro raggiunto e protetto da una formazione di partigiani.


cacciabombardiere P47 Thunderbolt

i Rifugi Antiaerei a Piacenza

Durante la seconda guerra mondiale a Piacenza erano disponibili 47 rifugi antiaerei pubblici distribuiti in tutta la città. Oltre a questi erano presenti anche altri 13 ricoveri dedicati agli edifici scolastici generalmente ricavati presso le scuole stesse. Per quanto riguarda i fabbricati privati era obbligatorio per i proprietari degli immobili provvedere all’allestimento di idonei rifugi antiaerei. Vigilava sull’applicazione delle disposizioni il Comitato Provinciale Protezione Antiaerea che recepiva le disposizioni emesse a livello nazionale. Generalmente i locali adattati a rifugi erano seminterrati e scantinati rinforzati con travature e puntelli in legno e l’aggiunta di eventuali ripari paraschegge con barriere di sacchi o terrapieni. In relazione ai rifugi pubblici erano segnalate alcune carenze croniche. In molti casi mancavano uscite di emergenza, panche, servizi igienici e si lamentava scarsa ventilazione. A volte erano assenti anche le lampade a petrolio indispensabili per avere un minimo di illuminazione in caso di interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica. Nonostante le deficienze queste strutture hanno retto il peso dei bombardamenti proteggendo l’integrità di coloro che si riparavano al loro interno.


rifugio antiaereo

Vecchia Targa Dimenticata

A Piacenza nel fabbricato in disuso della ex stazione S.I.F.T. lungo un muro, tra i vecchi mattoni rossi, è inserita una targa. Si tratta di un piccolo monumento dimenticato che ricorda il sacrificio dei tramvieri piacentini durante la prima guerra mondiale. Le iscrizioni riportano: I tranvieri piacentini ai loro caduti;
Corbellino Arturo, Mancassola Silvio, Pozzoli Angelo, Sacchetti Ismaele, Scrivani Giuseppe, Tosca Alberto, 1915-1918 MCMXLVII.
Sulla targa è incisa la firma Rancati. Di fianco i resti, probabilmente marmo, di un'altra targa commemorativa che ora è mancante.


Banconote Varie

Durante l'ultimo conflitto mondiale, in particolare dopo l'otto settembre 1943, le truppe tedesche in Italia disponevano di una notevole quantità di valuta italiana. Più di una persona che ha assistito al pagamento di civili italiani che avevano lavorato per il genio costruzioni Tedesco ricordano che gli ufficiali addetti all'amministrazione avevano interi rotoli di banconote che tagliavano, forbici alla mano, direttamente sul campo assecondando le esigenze del momento. Infatti tra i reparti tedeschi erano molto diffuse piccole stampatrici, con i relativi "clichè" tipografici, per la stampa di cartamoneta. Per i comandi germanici procurarsi la carta filigranata deve essere stato il meno; la parte più complessa dell'operazione probabilmente ha riguardato la produzione e la distribuzione degli stampi. Forse la "amlira" di occupazione, prodotta con il controllo degli alleati, oltre a scopi finanziari aveva anche quello più pratico di impedire che gruppi di falsari potenzialmente in grado di impossessarsi del materiale tipografico tedesco iniziassero la diffusione di ingenti quantitativi di valuta falsa.


banconota “amlira”

la Capacità Operativa della Flak

Successivamente all’otto settembre 1943, ed ai relativi eventi legati all’armistizio con gli Alleati, la presenza della contraerea tedesca in Italia divenne sempre più marcata. Di fatto l’intero sistema di avvistamento, scoperta e contrasto era strutturato e gestito dalla Flak con l’integrazione di reparti della R.S.I. e di personale italiano che in molti casi operava in batterie miste con militari tedeschi. Questi ultimi avevano comunque sempre il controllo ed il comando di ogni unità contraerea a partire anche dai singoli “pezzi” e relativi serventi. Nel 1944 con il progressivo rallentamento dell’avanzata degli alleati dall’Italia prima meridionale e poi centrale il fronte si stabilizzava lungo la “Linea Gotica” geograficamente coincidente con l’appennino tosco-emiliano. E dal suolo si estendeva al cielo grazie alla fitta presenza della Flak. In questo quadro Piacenza e Provincia rappresentavano un importante caposaldo; in molti rapporti ed analisi dei servizi di informazione Alleati nell’area di Piacenza la presenza della contraerea era definita intensa. Agli equipaggi degli aerei alleati era consigliata particolare attenzione durante il sorvolo e sulle carte geografiche Piacenza era evidenziata, come altre località nelle stesse condizioni, da un vistoso alone rosso. Nonostante questo alcune missioni di bombardamento alleate riuscirono a penetrare il cielo di Piacenza senza essere scoperte o quasi. Bisogna considerare anche che la Luftwaffe, dalla quale dipendeva la Flak, aveva posizionato a Piacenza, e nel resto dell’Italia settentrionale, batterie contraeree pesanti con lo scopo di colpire a quote relativamente elevate i bombardieri alleati che dagli aeroporti dell’Italia meridionale transitavano nei cieli del nord per raggiungere obbiettivi in Austria e nell’Europa centrale. Queste unità, integrate da altre con armi di minore calibro per la difesa ravvicinata, dovevano poi proteggere anche i possibili bersagli nell’Italia del nord. Queste condizioni, unite al “fattore sorpresa”, possono avere favorito alcune operazioni alleate ma generalmente la reazione contraerea nell’area di Piacenza è stata sempre abbastanza decisa. Tra l’altro, grazie ad apposite missioni di ricognizione elettronica, gli alleati ritenevano che nell’area di Piacenza e Pavia, probabilmente in altura, fossero presenti dispositivi radar. Quanto riassunto è uno dei motivi che hanno portato al coinvolgimento del territorio della provincia di Piacenza in una continua attività di attacco al suolo, diurna e notturna, effettuata da bombardieri leggeri,caccia bombardieri e caccia di scorta alleati. In questo caso lo scopo era quello di tentare di ridurre la capacità operativa della Flak. I comandi tedeschi non avevano esitato a posizionare batterie fisse e mobili a ridosso di centri abitati e case creando le premesse per esporre la popolazione ad attacchi in molti casi improvvisi che hanno incrementato il tributo di sofferenze che la gente di Piacenza , e non solo, ha dovuto pagare al conflitto.


posto di sorveglianza flak

JU88 Precipitato nell’area di Piacenza

Durante l'ultimo conflitto mondiale tutte le parti in causa hanno perso aerei in territorio italiano; non tutti i relitti sono stati ritrovati e le operazioni di ricerca di questi "fantasmi" portano ad ascoltare anche tante storie, tramandate verbalmente, che ogni tanto le persone hanno voglia di raccontare. A Piacenza, a memoria, si dice che durante la seconda guerra mondiale da qualche parte della Provincia è precipitato un aereo tedesco. I ricordi affermano che il punto dell'impatto fu raggiunto rapidamente da militari germanici che impedivano, con modi molto energici, a chiunque di avvicinarsi. Ma non si tratta di una leggenda urbana; anche se per ora non è possibile individuare la località dove il velivolo ha toccato il suolo esistono i riscontri che provano l'accaduto. In particolare nel terzo volume della serie "Il Radar" intitolato "La caccia notturna" che vede come autore Nino Arena ed edito da S.T.E.M. Mucchi S.p.A di Modena nell'anno 1977 è riportato quanto accaduto ad un Junkers JU 88 in carico al Gruppe 1 del NJG 2. Lo NJG 2, NachthJagdGeschwader 2, unità specializzata in caccia notturna aveva il compito di contrastare i bombardieri britannici; una delle tecniche impiegate consisteva nel seguire gli aerei avversari mentre rientravano verso gli aeroporti di partenza e colpirli nel momento dell'atterraggio, quando erano più vulnerabili. Uno JU 88, in una notte del 1941, mise in atto questa tattica ma venne colpito dalla reazione del mitragliere di coda di un bombardiere della R.A.F.. La raffica uccise immediatamente il pilota e ferì il navigatore; il motorista, rimasto indenne, riuscì a riportare il velivolo verso il campo d'aviazione di partenza localizzato a Gilze-Rjien in Olanda ma non fu in grado di compiere l'atterraggio. Da terra ordinarono di abbandonare l'aereo; il motorista ed il navigatore lanciarono il corpo del pilota, protetto nella caduta dal paracadute, e poi lo seguirono tuffandosi anche loro nel buio del cielo notturno ed affidandosi ai rispettivi paracadute. Lo JU 88, con il pilota automatico inserito, attraversò praticamente l'Europa e terminato il carburante precipitò nell'area della Provincia di Piacenza. Il volo sicuramente fu seguito con attenzione da tutte le stazioni di avvistamento della Luftwaffe che con buone probabilità allertarono il distaccamento presente all'aeroporto militare di San Damiano. L'aereo caduto era una versione per caccia notturna del bombardiere Junkers JU 88. Si trattava di un velivolo bimotore, con tre militari di equipaggio, che per compiere le proprie missioni era equipaggiato con apparecchiature elettroniche delicate ed ovviamente considerate segrete. Questo particolare spiega la rapidità e la decisione con la quale la Luftwaffe provvide alla protezione ed al recupero del relitto e di tutte le parti che da esso si separarono nell'impatto con il suolo.


Junkers JU88 della lftwaffe

militari della lftwaffe Junkers JU88 fotografati a piacenza 1943

Piacenza ex Polveriera Galleana

La polveriera della Galleana, ora ex polveriera e parco pubblico, era originariamente stata costruita dagli Austriaci. Nel corso del tempo è stata oggetto di ampliamenti e modifiche fino all'ultimo conflitto mondiale. Durante l'ultima guerra, probabilmente nel 1943, all'interno della Galleana si verificò una esplosione seguita da un violento incendio. Delle strutture caratteristiche di un deposito di esplosivi e munizioni rimangono poche tracce. Tra queste è evidente un fabbricato in cemento, che non presenta tetti o coperture così come sono assenti finestre, costituito da tre piccoli locali adiacenti ognuno con accesso indipendente. Ogni entrata è costruita in modo da avere la funzione di labirinto antiscoppio; in uno dei locali è ancora presente un basamento in cemento così come sono visibili carrucole e guidacavi fissati ai muri. Si ricava l'impressione che la struttura fosse adibita a lavorazioni o a processi particolarmente rischiosi quali la manipolazione di sostanze chimiche esplosive ed infiammabili o il caricamento di proiettili. Forse proprio a questo genere di operazioni è legata la violenta esplosione del 1943.


struttura a labirinto alla ex polveriera galleana

il Comando UNPA a Piacenza

A volte tra gli edifici delle città dove viviamo e lavoriamo affiorano tracce di storia. A Piacenza, al numero civico 52 di Piazzetta Tempio, sopra una vecchia porta inserita in una facciata scrostata si vedono i resti di una scritta di colore rosso: "U.N.P.A. COMANDO". Si tratta del posto di Comando per la città di Piacenza della Unione Nazionale Protezione Antiaerea. Costituita nel 1936, quando i venti di guerra iniziavano a soffiare in Europa, con un apposito Regio Decreto e presente in tutto il territorio nazionale la U.N.P.A. aveva principalmente questi compiti:
- protezione delle case ed allestimento di rifugi antiaerei pubblici
- elaborazione di disposizioni per l'oscuramento ed i segnali di allarme
-formazione di squadre di soccorso da affiancare al personale dei Vigili del Fuoco e della Croce Rossa Italiana.
Tutto il personale della U.N.P.A. era volontario e non percepiva compensi per le attività svolte. Il riferimento della U.N.P.A. era un apposito comitato provinciale dedicato alla protezione antiaerea che gestiva anche le esigenze finanziarie. Per quanto riguarda Piacenza il Comando della U.N.P.A. è rimasto ubicato per un periodo non definito in Piazzetta Tempio. Successivamente è stato forse trasferito in Via San Siro probabilmente all'interno del fabbricato della galleria d'arte Ricci Oddi.


comando UNPA al civico 52 di piazzetta tempio

Archeologia Militare a Piacenza

Le fotografie di questo post si commentano da sole. Mostrano le operazioni di ricerca intraprese da Arrigo, Cristiano e Pierlino sempre alla ricerca di resti di aerei precipitati in Provincia di Piacenza durante la seconda guerra mondiale. Siamo nel settore della “archeologia militare”. Una specialità che necessita di capacità teoriche e pratiche da applicare direttamente sul campo a forza di camminate e di braccia e che deve essere applicata anche al secondo conflitto mondiale. Una tragica guerra lunga e tecnologica che a Piacenza ha lasciato pochissime testimonianze visibili e materiali. Ricordiamo a tutti i lettori di segnalare a questo blog gli eventuali episodi relativi ad aerei precipitati dei quali sono a conoscenza. Potrebbero essere informazioni estremamente utili per agevolare l’attività di ricerca della validissima squadra che potete vedere in azione. (Andrea Dotti-“The Panthfinder”, piacenza).


concentrati nella ricerca