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il Ponte Trebbia ai tempi di Maria Luigia


medaglia di Maria Luigia d’Austria

Nella tarda mattinata del 8 giugno 1825, il vescovo di Piacenza mons. Loschi benedì la pietra inaugurale del nuovo ponte sulla Trebbia. Alla presenza degli imperatori d'Austria dei vicerè del Lombardo Veneto, delle maggiori autorità politiche ed ecclesiastico della nostra città e di quelle limitrofe; la duchessa degli stati parmensi (Piacenza, Parma e Guastalla) Maria Luigia d'Austria pose personalmente la calce sulla pietra che andava a chiudere il foro praticato sull'arcata orientale del ponte. In questa nicchia venne tumulata una cassetta contenente la pergamena dell'atto inaugurale firmata dagli ospiti imperiali, alcuni ritratti della nostra duchessa (amata dal popolo che le tributò l’appellativo di “buona duchessa” per le tante opere, soprattutto ponti, fatte durante il suo regno.), alcune medaglie e monete in metallo prezioso coniate apposta per l'occasione, un metro d'argento e una lastra metallica finemente incisa. Terminata la cerimonia tutte le campane della città, suonarono a festa e furono anche sparati a salve diversi colpi di artiglieria. Il ponte sulla “trebbia” decretato sin dal 22 maggio 1819, doveva essere inaugurato, nella forma più solenne in quest’anno: fu stabilito che 24 zitelle povere ricevessero assegni dotali di 250 lire nuove ciascuna. E così grazie al contributo finanziario personale di Maria Luigia, finalmente il comune di Sant’Antonio vide edificato un'imponente ponte in una zona di primaria importanza viaria e strategica; infatti qui si combatterono ben tre battaglie con relativa distruzione degli attraversamenti fluviali. Nel 218 ac il cartaginese Annibale sconfisse le legioni romane lungo le rive del Trebbia. Nel 1746 le truppe franco-spagnole combatterono l'esercito prussiano comandato dal famigerato generale Berenklaù, che voleva seppellire tutti i piacentini sotto alle rovine delle proprie case, (uno degli ordigni sparato dai teutonici colpì nella zona del pubblico passeggio, ma questo non esplose e la cittadinanza in segno di devozione costruì un tempietto Mariano, proprio in quel punto 150 anni dopo Monsignor Torta edifico il pio istituto chiamato appunto Madonna della Bomba). Infine nel 1799 la coalizione europea antinapoleonica guerreggiò contro l'esercito francese comandato dal generale Melas, il quale sconfiggendo il rivale Souwaroff, potè entrare indisturbato in città.


veduta del ponte trebbia 1901

Ma le disavventure del nostro ponte non finirono qui, difatti venne seriamente danneggiato sia dagli austriaci nel 1859 durante la loro definitiva ritirata da Piacenza e successivamente venne bombardato durante il secondo conflitto mondiale. Il viadotto originale voluto dalla Duchessa era lungo 460 mt. e largo quasi 8, si ergeva sul fiume ad un'altezza di più di 10, l'opera costò ben 1.176,433 lire. Il progetto fu opera dell'architetto Cocconcelli e dell'ingegner Ferrari i quali edificarono anche la colonna marmorea tuttora visibile che ricorda l'avvenimento. Và ricordato che sul ponte dal 1859 al 1903 transitava anche la linea ferroviaria Piacenza Alessandria (prima che venisse costruito il transito parallelo) e più tardi anche quella tramviaria. Come dicevamo il nostro attuale quartiere fu un comune della provincia piacentina dal 1811 al 1924, la sede municipale era nell'edificio che attualmente ospita la scuola, ai tempi di Maria Luigia le principali frazioni erano: Vallera, Pittolo e Quartazzola per un totale di circa 3200 abitanti. Da sempre Sant'Antonio è zona di forte passaggio, costruito sull'antica strada romea, all'epoca si potevano vedere transitare eserciti, pellegrini (qui vicino c'è il guado di Sigerico) provenienti dal Nord e diretti nei luoghi di culto o semplici viandanti. Molte di queste persone avevano bisogno di ospitalità o di cure mediche e qui potevano trovarle entrambe. Sorgeva infatti nei pressi della chiesa parrocchiale un antico monastero Antoniano prima ed ai tempi del Ducato retto dai Francescani; vi era anche annesso un piccolo ospedale (ora di tutto ciò non rimane che qualche porzione di edificio attaccato alla chiesa) specializzato nella cura delle piaghe e delle infezioni della pelle, avete mai sentito parlare del "Fuoco di Sant’Antonio"!! Sicuramente oltre al buon vino i frati offrivano agli ospiti i "Turtlitt e i Buslanein" ottimi dolcetti originari della nostra zona. Si ha notizia che la Duchessa durante i numerosi viaggi in carrozza verso Castel Sangiovanni e Pavia era solita fermarsi nei pressi dell'abbazia per elargire elemosine ai poveri ammalati e ai più bisognosi, la Duchessa aveva in buon cuore verso i suoi sudditi infatti ricordiamo che faceva fondere i preziosi regali del marito Napoleone Bonaparte per fare fronte al fabbisogno monetario del ducato. Oggi è una zona della periferia cittadina, le migliaia di automobili che percorrono la via Emilia, durante le ore di punta, rendono l'aria di Sant'Antonio a Trebbia quasi irrespirabile; anche durante il regno di Maria Luigia la via veniva calpestata da migliaia di zoccoli di cavalli che sporcavano si il lastricato stradale ma volete mettere!! Tutta Natura.. Noi Maria Luigia Principessa Imperiale e arciduchessa d'Austria per la grazia di Dio Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Opere consultate: Vocabolario corografico storico della provincia di Piacenza 1890 e Storia di Piacenza di Emilio Ottolenghi 1947.


antica abbazia in una mappa del 600

Sant’Antonio oggi.
Sul finire degli anni 60 con la riqualificazione dei terreni nella zona della Veggioletta e la conseguente trasformazione di questi in aree edificabili, hanno permesso all’abitato di Sant’Antonio un incremento demografico notevole grazie anche alle diverse attività artigiane che hanno voluto qui stabilirsi. Conseguentemente sono sorte nuove abitazioni particolarmente ambite da coloro che amano spostarsi in automobile, ma senza allontanarsi di molto dal centro. Una nuova arteria viaria, via Einaudi, permette velocemente di spostarsi dalla zona Infrangibile a San Nicolò inoltre il nuovo tratto di tangenziale ha ridotto di molto il traffico urbano della via emilia pavese. Di fronte alle scuole sorge la caserma del genio pontieri intitolata a Luigi Lusignani eroe della seconda guerra mondiale. Il colonnello Lusignani nato a Vernasca, era comandante militare dell'isola di Corfù, scelse di non schierarsi con la nuova repubblica di Salò e dopo una strenua difesa dell'isola venne fatto prigioniero e quindi fucilato dai nazisti; per questo gli venne conferita la medaglia d'oro al valore. Fino al 1992 questa struttura militare ospitava anche il centro specialisti armamento esercito "Ce.S.A.E." che formava meccanici d'artiglieria e artificieri. La chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate risale al 1361 ricostruita su una già esistente sorta attorno al 1100. Ristrutturata di recente ospita anche una bellissima casa della gioventù con diversi e ampi saloni multifunzionali, campo giochi, tennis e basket ed una arena adattabile a diversi usi.


il centro abitato negli anni 60