i Primi Lampioni a Gas Illuminante
Quando s'accesero a piacenza i primi lampioni a gas illuminante
Una sera di marzo (1857) fra lo stupore dei nostri bisnonni la città brillò di globi luminosi; l'impresa Fioruzzi aveva attuato il prodigio, mettendo in fuga fiaccole, torce e lumini a soffietto - I lampioni a gas durano mezzo secolo; furono soppiantati dalle lampadine elettriche.
"Dovendosi attivare fra non molto l'illuminazione a gas nella nostra città crediamo opportuno recare qualche nozione e qualche consiglio per chi volesse con luce artificiale illuminare la propria casa.." Così scriveva il cronista del "Cispadano" di Piacenza un anno prima (maggio 1856) che le vecchie strade e le piazze piacentine , completamente immerse in un secolare buio notturno, fossero rischiarate dai primi bagliori dei fanali a gas. Facciamo un salto indietro di un secolo e cerchiamo di raffigurare qual'era, nel 1956, il volto notturno di Piacenza.
"Dovendosi attivare fra non molto l'illuminazione a gas nella nostra città crediamo opportuno recare qualche nozione e qualche consiglio per chi volesse con luce artificiale illuminare la propria casa.." Così scriveva il cronista del "Cispadano" di Piacenza un anno prima (maggio 1856) che le vecchie strade e le piazze piacentine , completamente immerse in un secolare buio notturno, fossero rischiarate dai primi bagliori dei fanali a gas. Facciamo un salto indietro di un secolo e cerchiamo di raffigurare qual'era, nel 1956, il volto notturno di Piacenza.
addetto alla manutenzione dei lampioni a gas
Buio pesto e tenebre ovunque; solo qualche finestra sbadigliava sulle vie principali il riverbo fioco dei lampadari, dei doppieri e delle lucerne a petrolio che illuminavano le stanze delle case patrizie e borghesi e le case plebee. Era l'epoca rigida della dominazione austriaca, ed è facile immaginare quanto fosse fantomatica la circolazione notturna dei pedoni i quali, simili ad ombre sospette di cospiratori (e taluno certamente doveva esserlo) raramente s'arrischiavano a transitare soli nei vicoli e nei sobborghi dalle cui tenebre potevano improvvisamente guizzare le baionette della ronda teutonica. Tuttavia v'era sempre qualcuno che non temeva gli armigeri stranieri nell'ora del coprifuoco e-spentesi le luci dei lampadari e delle lucerne fumiganti-s'avventurava, per necessità od altro, nel dedalo cieco delle ombre illuminando i suoi passi con la fiammella di una torcia, di un lumino a soffietto o di una lanterna cieca alimentata a petrolio o ad olio vegetale. Lo spettacolo doveva essere molto sensazionale quando i pedoni, muniti di lanterne e di lumini a soffietto, si trovavano a transitare, nelle notti illuni, in piazza cavalli, piazza duomo o nelle vie centrali. Essi dovevano assomigliare a mostruose lucciole vaganti in una qualche vallea dandesca. Le cronache del tempo non ci forniscono purtroppo descrizioni sufficentemente dettagliate di come si svolgeva la vita notturna di Piacenza un secolo fa, prima dell'avvento del Gas illuminante. Eppure sappiamo che i nostri bisnonni andavano a teatro e a danze, partecipavano a feste e a ricevimenti mondani. Orbene, come vi si recavano? Come rischiaravano le strade sepolte nelle tenebre? O vi andavano in carrozze corredate da fanali ad olio o da candela stearica o in comitiva opportunamente procedute da un "luminaio" che s'incaricava, con ingegnosi accorgimenti e manovre, d'illuminare il cammino a quelli che lo seguivano. Questo avveniva prima della comparsa dell'illuminazione a gas nelle pubbliche strade.
lampione con gas illuminante a palazzo farnese
Il gas come mezzo di illuminazione era a quei tempi (siamo sempre intorno al 1856) argomento di dotte dispute e controversie accademiche concernenti la priorità della sua scoperta. I francesi sostenevano che il merito della scoperta del gas illuminante spettava senz'altro a Lebon il quale -pur avendo presentato una Memoria scientifica allo Istituto di Francia- non venne preso in considerazione e morì senza che nessuno s'accorgesse delle sue idee rivoluzionarie in materia di illuminazione. Dal canto loro gli inglesi citavano Murdoch che per primo illuminò a gas ricavato dal carbon fossile gli opifici di Watt e Manchester, mentre i tedeschi rivendicavano a Vinsòr l'ingegnoso primato tecnico avendo egli attivato, con assoluta precedenza sugli altri, un complesso d'impianti di illuminazione a gas in collaborazione con Murdoch. E' comunque fuori discussione che Londra fu la prima citta ad essere effettivamente dotata di impianti a gas illuminante. Da Londra, Vinsòr si portò a Parigi e dopo aver vinto le diffidenze e i pregiudizi dei parigini, riusc' ad illuminare con luce a gas la sala d'aspetto dell'Operà, ottenendo così la protezione di Luigi XVIII e da questi il permesso di fondare un'associazione con lo scopo di illuminare a gas il Lussemburgo. Successivamente anche Parigi fu dotata di analoghi impianti che vennero estesi anche ai quartieri poveri della capitale. A Piacenza intanto la straordinaria scoperta ebbe i suoi fervidi propugnatori e i suoi irriducibili avversari i quali ravvisarono un tentativo pazzesco nel progetto di illuminare a gas le strade e le piazze della vecchia città. Il merito pioneristico dell'istallazione delle prime tubazioni a gas illuminante col sistema già in auge a Londra, Parigi, Vienna e nelle maggiori città italiane quali Torino e Milano, spetta all'impresa Ulisse Fioruzzi che gestiva la officina del gas.
I lavori d'istallazione degli impianti dovettero procedere a ritmo molto serrato, giacchè il signor Ulisse Fioruzzi (un uomo dalle idee progressiste, dalle vedute spregiudicate) giustificava tutto quel suo gran fervore appellandosi ad un dossier di "comunicazioni" pervenutegli da molti stabilimenti pubblici e privati della città ove lo si sollecitava ad installare senz'altro "tubi e becchi" per l'illuminazione. "Il Promotore" del 17 luglio del 1856, nella sua cronaca urbana, ci da infatti notizia che è incominciata a Piacenza la collocazione dei tubi per la canalizzazione del gas, e vi si lavora con tanta alacrità che si spera di verder attivata l'illuminazione a gas entro il gennaio o il febbraio del 1857, i lavori vengono ultimati con un mese di ritardo sul previsto. Una memorabile sera dei primi di marzo ha luogo il grandioso, spettacolare avvenimento: Piacenza è tutta illuminata, bella e suggestiva. Globi di candida luce si elevano nel cielo della città, come piccole mongolfiere luminose. Ogni strada principale, ogni piazza si adorna di grappoli di fanali la cui luce ravviva il colore fulvo degli antichi mattoni delle case e illumina le pietre secolari di palazzo Gotico. A malincuore anche i mosoneisti ad oltranza, sono costretti ad ammettere la realtà di un prodigio realizzato dalla tecnica.
disegno armodio 1957
Con l'illuminazione a gas ha inizio un capitolo nuovo nella storia del costume civico piacentino. Illuminato dalla viva luce del gas, che ha fugato le tenebre medioevali, il secolo romantico si avvia a divenire la "bella èpoque", che trarrà dall'alone dei fanali una fonte viva di emozioni e di trasalimenti. Le anime degli innammorati cadranno come falene nel gioco di quei bagliori argentei e rosati. Subito dopo la inaugurazione il poeta vernacolo Vincenzo Capra, conscio del singolare valore civico dell'avvenimento, celebra con un inno improvvisato al raptus carducciano, le figure dei pionieri del gas illuminante. Per mezzo secolo il volto notturno di Piacenza risplenderà del "baglior dei fanali". La prima decade del secolo segnerà a Piacenza, nel nome ancora romanticamente suggestivo dell'impresa Brioschi, il secondo capitolo della pubblica illuminazione i cui impianti funzioneranno ad energia elettrica. Al posto dei vecchi, pittoreschi lampioni a gas verranno collocate le lampade ad Arco. Il progresso è così incalzante (quasi contemporaneamente i tram a cavalli cedono il passo ai tram elettrici) che gli stessi misoneisti -se ancora ci sono- non hanno il tempo di accorgersene. (ernesto nani-selezione piacentina 1957, anno 3 n.1).
il Problema dell'Illuminazione Illustrato dall'ing. Rosnati
illuminazione a candelabri da installare sul pubblico passeggio
Dobbiamo alla cortesia dell'ing. Roberto Rosnati, direttore della sede provinciale della S.E.E.E., alcune anticipazioni e chiarimenti relativi al rinnovamento degli impianti della pubblica illuminazione cittadina la cui realizzazione condizionata all'approvazione del Consiglio comunale, avrà inizio presumibilmente la primavera prossima. L'ing. Rosnati, che ha 39 anni, dirige la S.E.E.E. piacentina dal 1955. Laureato in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano, sua città natale, ha dapprima svolto un importante incarico presso la società milanese "Dinamo" -del complesso Edison-. Chiamato a reggere il complesso tecnico ed amministrativo della S.E.E.E. locale, l'ing. Rosnati vi ha impegnato il suo fervore giovanile e la sua sagace competenza, legando il suo nome e il suo zelo di tecnico al progetto di rammodernamento della nostra vetusta rete di illuminazione pubblica. Fra gli impianti di una certa entità recentemente attuati dall'ing. Rosnati è da segnalare quello di Fiorenzuola -realizzato secondo i criteri della più moderna illuminotecnica- le cui sorgenti luminose, al fine di eliminare il noto inconveniente dell'abbagliamento, sono state opportunatamente disposte ai margini delle vie. Tale sistemazione, con l'impiego di tubi fluorescenti, sarà adottata appunto anche a Piacenza, compreso il centro cittadino.
Soltanto in alcune zone verdi -ad esempio in viale risorgimento- l'illuminazione sarà effettuata mediante lampioni a bulbo. L'intero impianto sarà alimentato con cavi interrati o fissati ai muri delle case abolendo così l'intricato groviglio aereo dei fili. Sarà anche tenuto conto della natura del fondo stradale: difatti il buon rendimento di una illuminazione è condizionato al fondo stradale stesso il quale deve presentarsi chiaro e ruvido al fine di eliminare la presenza di zone d'ombra e, soprattutto, i fastidiosi fenomeni di riflessione che si hanno quando il fondo stradale è bagnato. L'ing. Rosnati pensa che la principale difficoltà pratica per l'esecuzione dei lavori riguarderà gli scavi necessari per il collocamento dei cavi nel sottosuolo stradale, che a Piacenza è irregolare ed imprevedibile.
Soltanto in alcune zone verdi -ad esempio in viale risorgimento- l'illuminazione sarà effettuata mediante lampioni a bulbo. L'intero impianto sarà alimentato con cavi interrati o fissati ai muri delle case abolendo così l'intricato groviglio aereo dei fili. Sarà anche tenuto conto della natura del fondo stradale: difatti il buon rendimento di una illuminazione è condizionato al fondo stradale stesso il quale deve presentarsi chiaro e ruvido al fine di eliminare la presenza di zone d'ombra e, soprattutto, i fastidiosi fenomeni di riflessione che si hanno quando il fondo stradale è bagnato. L'ing. Rosnati pensa che la principale difficoltà pratica per l'esecuzione dei lavori riguarderà gli scavi necessari per il collocamento dei cavi nel sottosuolo stradale, che a Piacenza è irregolare ed imprevedibile.
nuova illuminazione in via genova 1959
D'altronde, nei progetti esecutivi, che sono già approntati e perfezionati nei dettagli, si è tenuto conto anche di ciò: gli illuminamenti delle strade saranno mantenuti sui seguenti valori medi: da un minimo di 8 lux ad un massimo di 18. E' naturalmente previsto un congruo potenziamento delle cabine di distribuzione. Il rinnovamento degli impianti sarà graduale ed attuato per lotti di lavori. Il primo lotto concerne la sistemazione di una zona esterna ed una interna.
La zona esterna è approssimativamente quella del belvedere, ed è situata entro questi limiti: via G. da Saliceto, via Vitali, via P. Cella, via Fulgoni, via Boselli, via Poggi e quartiere Ina-casa.
La zona interna comprende invece via Cavour, viale Risorgimento, piazza Cittadella, piazzale del Pontiere, viale Sant,Ambrogio, piazzale Marconi, Giardini Pubblici e strade circostanti, via Roma, via C. Colombo, via Primogenita e tutto il Pubblico Passeggio. Le trattative con gli organi comunali in merito all'approvazione del progetto dei nuovi impianti sono state condotte personalmente dall'ing. Rosnati il quale ci ha espresso parole di elogio per la sollecitudine che la Amministrazione attuale ha dimostrato per i problemi di utilità pubblica. (da selezione piacentina 1957, anno 3 n.1).
La zona esterna è approssimativamente quella del belvedere, ed è situata entro questi limiti: via G. da Saliceto, via Vitali, via P. Cella, via Fulgoni, via Boselli, via Poggi e quartiere Ina-casa.
La zona interna comprende invece via Cavour, viale Risorgimento, piazza Cittadella, piazzale del Pontiere, viale Sant,Ambrogio, piazzale Marconi, Giardini Pubblici e strade circostanti, via Roma, via C. Colombo, via Primogenita e tutto il Pubblico Passeggio. Le trattative con gli organi comunali in merito all'approvazione del progetto dei nuovi impianti sono state condotte personalmente dall'ing. Rosnati il quale ci ha espresso parole di elogio per la sollecitudine che la Amministrazione attuale ha dimostrato per i problemi di utilità pubblica. (da selezione piacentina 1957, anno 3 n.1).
nuova illuminazione pubblica della città di piacenza