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Attilio Rapetti - professore

la sua vita dedicata a schedare il passato di Piacenza

Attilio Rapetti (Piacenza 1874-1962) giornalista e insegnante di lettere passò gran parte della sua esistenza a catalogare le vecchie pubblicazioni di Piacenza e provincia. Libri, riviste, fogli sciolti, strenne insomma quasi tutto quello che venne stampato nel passato, nel nostro territorio, con paziente ricerca veniva schedato e sistemato nel suo archivio privato sito in via Campagna al n.157 (presso l'ospizio comunale); portò a compimento diversi scritti storici riguardanti vari argomenti ma soprattutto articoli e libri riguardanti la nostra città. Diversi studiosi di storia patria, si basano tuttora per le loro indagini sull'archivio Rapetti, fortunatamente non andato disperso (come successo ad altri fondi perduti per sempre per motivi di interesse economico) ma acquistato dal Comune e donato alla biblioteca Passerini Landi dove è ancora conservato, collaborò inoltre con il Bollettino Storico Piacentino e con La Strenna Piacentina.


Oltre ad essere un grande ricercatore storico, il Dizionario Biografico Piacentino ci dice che fu un grande patriota che partecipò alle due guerre mondiali congedandosi ormai settantenne con il grado di colonnello. Un bel articolo sul suo lavoro fu pubblicato nel 1960 dalla rivista Selezione Piacentina, brano (siglato solo con le lettere I.t.) che vorremmo riproporre per il piacere di chi lo ha conosciuto e di chi come noi appassionati di storia locale, per motivi anagrafici non ha potuto farlo.

Il prof. Attilio Rapetti noto studioso di vicissitudini e di fatti inerenti alla storia di Piacenza, è uno dei più attenti e minuziosi catalogatori che abbia mai avuto la nostra città. I suoi schedari, sistemati in scaffali nella sua camera del reparto pensionanti dell'ospizio Vittorio Emanuele II, annoverano centinaia di migliaia di voci, indici, segnalazioni, appunti, note e riferimenti relativi a tutte le attività del passato piacentino. Siamo stati ad intervistarlo per delle precise domande che volevamo rivolgere direttamente a questo personaggio, a questo studioso che da oltre mezzo secolo si dedica, con inimitabile scrupolo alla ricostruzione capillare e sistematica del nostro passato più recente e remoto. -Professore, gli abbiamo chiesto dopo essere stati ricevuti nella sua camera/archivio, come è nata in lei l'idea di catalogare con tanta ampiezza e microscopica diligenza tutte le notizie riguardante le cose, i fatti e le vicende della nostra città?- Dopo aver sorriso più a se stesso che a noi, il Prof. Rapetti ci ha risposto in questi termini:- E' una mania che mi è nata incidentalmente come uno che in un certo momento della vita decide di raccogliere farfalle o francobolli. Si comincia per scherzo, ma il giuoco diventa una febbre che tende inesorabilmente a salire. E'come essere coinvolti in una strana passione. Il fatto è che una volta iniziato il lavoro di ricerca e schedatura, lo smettere sarebbe come un tradire, ripudiandolo, il lavoro già fatto. In quanto alla mia città, è ovvio che nutro per lei un profondo amore! Sappiamo che il prof. Rapetti una volta centrata la sua attenzione su un fatto o su un avvenimento, lo segue minuziosamente, giorno dopo giorno, in un sistematico susseguirsi cronistorico di nessi e riferimenti, di sviluppi ed aggiunte. La sua incessante ricerca ha per oggetto tutte le poossibili fonti di erudizione e d'informazione: riviste, giornali, periodici, bollettini, ebdomadari, rubriche e cataloghi di vario interesse e curiosità. Capitare sotto di lui (specie per i personaggi piacentini viventi) è come cadere sotto l'osservazione implacabile di un detective privato. Appena qualcosa di nuovo (un dato, una notizia) si profila al suo interesse, il prof. Rapetti inforca gli occhiali, apre i cassetti del suo schedario ordinato per materie secondo un minuzioso susseguirsi alfabetico di lettere, toglie con delicatezza il cartellino incriminato e con calligrafia minuta ed elegante (di una eleganza ancora ottocentesca) aggiunge, annota, emenda o varia, secondo il caso, il contesto di una notizia, in ossequio al suo scrupolo di esattezza e di obbiettività storica.- Sono sempre stato un pignolo in tutte le mie cose- ci confessa con un pizzico di arguzia e di malizioso candore il prof. Rapetti.


pubblicazione pubblicità archivio Rapetti

L'immensa miniera di notizie sul passato di Piacenza, la straordinaria mole di lavoro compiuto dal professore, l'importanza e il valore del suo schedario non possono più farci sorridere, incutono anzi al visitatore rispetto ed ammirazione. I 70 anni spesi dal Rapetti nell'esercizio quotidiano della schedatura, ha, per noi piacentini, il significato di un lungo sacrificio perpetrato nel tempo. -Lascerò il mio schedario al Comune, a disposizione del pubblico- ci dice il prof. con un'aria di distaccata malinconia. Oggi ha 86 anni, ma ancora vegeto e gli è rimasta intatta, immutata la sua febbre di ricerca. Interessantissimo è il lavoro che stà svolgendo intorno alle arti e i mestieri cittadini, dell'età antica e quella contemporanea. Chiunque si rivolga a lui, pubblicisti, studiosi, ricercatori, laureandi, trova la traccia e l'indicazione sicura, completa e aggiornata di quanto costituisce argomento di indagine. Il Rapetti è anche un ricercatore appassionato, un cronista di varie curiosità, che interessano il costume e il folclore di Piacenza antica. Gli anni ormai si fanno sentire, la sua memoria non è più tanto fresca, ma gli strumenti di erudizione da lui approntati in tanti decenni di ricerche e annotazioni gli agevolano, con sorprendente facilità, il reperimento di qualsiasi notizia e dei dati ad essa riferiti. Per questo il suo archivio schedario ha un valore storiografico ben preciso e compiuto. Innumerevoli gli articoli che il prof. Rapetti ha scritto su riviste, giornali, periodici. Il Bollettino Storico Piacentino, ha avuto in lui un collaboratore valente, un ricercatore appassionato. Di particolare interesse culturale le sue ricerche sul pittore De Longe detto il "Fiamminghino" del quale lo stesso prof. Rapetti ha reperito un intero corpus di notizie e di documenti d'archivio, nonchè un corredo di note bibliografiche e di illustrazioni con riguardo alla produzione pittorica del De Longe nella nostra città. Nel periodo della sua giovinezza si dedicò all'avvocatura, fu procuratore legale della nota casa editrice Francesco Vallardi e, prima dell'altra guerra, prestò la sua opera al servizio dell'editore Treves. Fu anzi presso quest'ultimo che incominciò ad interessarsi di onomastica; da allora i nomi esercitarono sulla sua memoria il fascino delle lontane origini che lo portarono alla scoperta della loro giustificazione storica e semantica. Gli interessano esclusivamente i personaggi e la storia di Piacenza. In ogni reparto alfabetico che compone l'immenso schedario vi sono annotazioni e riferimenti a quanto è stato scritto da questo o quell'autore in questa o quella pubblicazione. E'sua ferma convinzione, infatti che la storia, quella aulica, non si fa solo sui grossi nomi, sui personaggi o sulle vicende più o meno illustri. La storia, ci fa notare il Rapetti, si ricostruisce nella sua interezza, attraverso l'analisi capillare dei fatti di trascurabile importanza, degli atti inediti e all'apparenza marginali, delle testimonianze collaterali che sovente sfuggono alla sintesi dello storiografo dagli ampi e generali interessi. Come diceva il Croce, ogni storia generale si fa su quella particolare (di portata e respiro monografico) ed ogni grande evento non si giustifica se non viene posto in riferimento, diretto o indiretto, ai minuti fatti, alle vicende secondarie che hanno spesso concorso o determinato.


firma di Attilio Rapetti

In questo senso il professore nostro è un ricercatore inconfondibile, un reporter storico di capacità infinitesimali. La stessa cronologia ha per lui un valore sistematico insostituibile perchè concorre a precisare la successione dei fenomeni storici nel flusso del tempo, dando a ciascuno di essi un ossatura e un coordinamento organico. Migliaia di illustrazioni, stampe, incisioni, cartoline, riproduzioni corredano la mole imponente del suo lavoro, e questo ancora una volta sta a testimoniare il suo amore di studioso mai pago. Una cosa che addolora il prof. Rapetti è di non avere i mezzi finanziari per dar corso ad una pubblicazione interessante: un catalogo rubrica, meglio un dizionario generale, di tutti gli artisti piacentini dai primi noti a quelli contemporanei. L'ampio materiale bio-bibliografico già predisposto e sistemato dal Rapetti, consta di oltre 650 voci. Ogni arte ha i suoi esponenti, dai maggiori ai minori: musici, pittori, scultori, lirici, poeti, attori di prosa, artigiani fra cui orafi, miniatori, cesellatori, fonditori di campane, ebanisti, intarsiatori, decoratori, cantanti artefici del ferro battuto ecc.

Un altro fatto che addolora il nostro anziano amico è la solitudine in cui da qualche tempo viene lasciato. Le nuove leve di studenti che preparano le tesi di laurea ignorano addirittura il suo nome e la sua esistenza, nessuno ormai si reca più da lui come una volta, per chiedere consigli, delucidazioni, orientamenti, notizie. E c'è quasi da chiedersi se non sia un atto una sorta di sistematico ripudio per le discipline storiche riguardanti la nostra città. Per concludere questa nostra rapida nota che ha lo scopo di porre nel suo giusto valore l'attività culturale del prof. Rapetti, ci resta da osservare che il suo nel campo degli studi locali è stato ed è, malgrado i tempi scettici ed indifferenti, rilevante.

La sua opera dovrebbe finalmente un doveroso riconoscimento. Il Rapetti è infatti una figura di studioso che onora la nostra città soprattutto nel campo delle ricerche particolari. Riviste di critica e storia dell'arte fra le più qualificate (citiamo fra le prime che ci vengono in mente, la rivista "Paragone" diretta da Roberto Longhi) hanno spesso riportato note informative in calce ad articoli e saggi ove il nome di Attilio Rapetti era citato con grande stima per l'ausilio che egli ha dato alle ricerche intorno a questioni d'arte piacentina. Noi siamo dell'avviso che un titolo d'onore dovrebbe derivagli da qualche nostro organismo qualificato. Esso verrebbe a premiare, insieme alla sua esemplare modestia, l'operato del ricercatore che ha dedicato tutta la sua vita a "schedare" il passato di Piacenza con il raro impegno e l'amore di un cronista antico.