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Partita Andata e Ritorno

uno Sgarbo mai Dimenticato

di Mario Gioia

Nel campionato di serie “C” in corso 2017-18 giocano Piacenza e Monza. Due squadre dalla lunga storia, due storie parallele anche fatte di fallimenti e resurrezioni sportive, squadre che salgono e scendono da una categoria all’altra, e qualche volta si trovano e giocano nella stessa qualche volta no. Gli incontri Piacenza-Monza andata e ritorno mi hanno riportato ai tempi del liceo: Campionato di Serie “C Girone “A” stagione 1966-67. In quegli anni, con la mia famiglia andavamo almeno due o tre volte all’anno, a Monza, dove abitava una sorella di mia nonna. Gli zii di nostra madre che avevano una figlia quasi sua coetanea, era cugina ma per noi era impropriamente la “Zia” Emilietta. Il marito della cugina Emilietta, impropriamente chiamato lo “Zio” Bruno, era tifoso del Monza ed era stato amico del presidente al quale la città aveva intitolato il vecchio “Stadio San Gregorio” che era diventato Stadio “Gino Sada”. Anche quella domenica 18 Dicembre 1966 eravamo andati a Monza, nel primo pomeriggio per scambiare gli auguri di Natale. Lo zio Bruno non c’era, era allo stadio ma sarebbe rincasato subito dopo la fine della partita perché ci voleva salutare prima della nostra ripartenza. Lo sport è bello, si vince, si perde, a volte si pareggia, un vero sportivo si arrabbia nella sconfitta, ma, se l’acetta, cerca di capire i suoi errori ed i suoi difetti e ne trae un’esperienza comunque positiva, ovviamente senza esagerare! Ma chi vince deve evitare lo “sgarbo”, l’offesa perché vincere è un conto, e fa parte del gioco, ma vincere e offendere lo sconfitto è imperdonabile e i tifosi non dimenticano. Quella domenica il Monza ospitava il Piacenza. Era la tredicesima giornata del campionato di Serie “C” girone A stagione 1966-67. Il Monza era nella parte alta della classifica il Piacenza era molti punti indietro. Quell’anno il Piacenza era allenato dal grande Sandro Puppo, allenatore di fama internazionale, che in carriera aveva allenato il Barcellona, la Juventus e il Besiktas e la nazionale Turca, era una vecchia gloria della nostra città, ma era ormai alla fine della sua brillante carriera. La squadra aveva fatto molti passi falsi, allo stadio qualche domenica prima gli avevano urlato “Puppo.. torna in Turchia”. La stagione non era iniziata bene: quattro sconfitte ed una sola vittoria nelle prime sei partite, quasi costavano all’allenatore la panchina, ma poi la situazione si stava raddrizzando. Prima della trasferta a Monza il Piacenza era in serie positiva da sei partite due vittorie e quattro pareggi, quella trasferta poteva rappresentare una svolta nel campionato, un pareggio era sperabile e la Libertà lo considerava alla portata dei nostri “papaveri”. Allora, ma sarà ancora così, “papaveri” era il soprannome dei giocatori del Piacenza che brillano nella loro completa tenuta rossa sul campo e l’inno era la canzone di Nilla Pizzi, il ritornello che si cantava allo stadio era “.. lo sai che i papaveri, son alti alti alti.. e tu sei piccolina ecc.” serviva a mettere in soggezione le squadre ospiti, o questa era l’intenzione! La partita, di Monza quella domenica, come dicono le cronache, si era messa subito male per i colori piacentini, il Monza era andato subito in vantaggio, all’ottavo minuto, poi il raddoppio alla mezz’ora ed allo scadere del tempo di nuovo in goal, e si era andati al riposo sul 3-0 per il Monza. La ripresa fu senza storia fino quasi allo scadere.


una formazione biancorossa del campionato 1966-67

Faceva freddo forse sarebbe scesa anche la nebbia, i pochi tifosi del “Piace” non vedevano l’ora che finisse per tornare a casa. Allo scadere avvenne il fattaccio, lo sgarbo: l’arbitro, assegnò un rigore al Monza, nulla da eccepire, un rigore giusto. I giocatori del Monza confabularono e poi decisero chi dovesse tirare il rigore, un rigore che era poco significativo per il risultato, le squadre erano sul 3-0 e la partita era quasi finita, decisero che il rigore doveva tirarlo Santino Ciceri. Santino tirò il rigore e segnò, Monza 4 Piacenza 0 i tifosi festeggiarono e la partita finì. Ciceri era un giocatore di quasi 32 anni, quello che segnò fu il suo primo ed unico goal della carriera. Santino Ciceri nella squadra del Monza era il portiere! Ecco lo sgarbo, l’offesa! Quando lo zio Bruno rincasò e trovò i parenti Piacentini, iniziò a sfottere e a deridere anche noi, come aveva già fatto con i pochi tifosi ospiti allo stadio e rideva: “Contro di voi ha segnato anche il portiere”. Questa era l’onta da lavare nella partita di ritorno! Salutato lo “zio” e ripartiti, per raggiungere l’autostrada ci trovammo di nuovo a passare lungo il viale dello stadio e ad ogni bar la targa “PC” della nostra auto venne notata, e giù altre prese in giro. Non si fa! Non è sportivo, dovevamo vendicare la sconfitta nella partita di ritorno, gliela avremmo fatta pagare! Il ritorno sarebbe stato il 23 Aprile. Alla vigilia della partita di ritorno nell’aula della terza Liceo Respighi, c’era grande mobilitazione, il grido era “domani tutti allo stadio” a tifare “Piace” e a sfottere Ciceri il portiere dello “sgarbo”. Il più incazzato di tutti era Luciano, la condizione di “incazzato” per lui era quella normale, a volte era “molto incazzato” a volte “incazzatissimo”, calmo e sereno l’ho visto di rado. Il fratello più grande era appena passato dagli “allievi” agli “juniores” e giocava nelle squadre giovanili del Piacenza, anche Luciano giocava, nella squadretta della parrocchia, correva velocissimo, a volte però così veloce da superare il terzino, ma poi si scordava la palla, e si incazzava.. Luciano ed il fratello organizzarono per la domenica il tifo contro il portiere Ciceri.

Il campo da gioco era il vecchio “Stadio Belvedere” di Piacenza, quello che non esiste più. Era lo stesso campo dove andavamo ad allenarci con la squadra di atletica del Liceo, Luciano, io ed altri ne facevamo parte, tra poche settimane ci sarebbero stati i “Campionati Provinciali Studenteschi di Atletica”, e ci dovevamo allenare. Quando andavamo ad allenarci entravamo dal cancello posteriore, che dava l’accesso alle basse tribune sul lato opposto alla tribuna principale. Durante la settimana al mattino sul terreno di gioco del calcio c’erano i giardinieri che bagnavano, tagliavano l’erba e rifacevano le righe, noi potevamo accedere solo alla pista di atletica. L’allenamento durava giusto l’ora di ginnastica, poi, chi voleva, tornava nel pomeriggio, alla guida dal professore, si faceva qualche giro di riscaldamento, poi si provavano le partenza dai blocchi ed il passaggio degli ostacoli, i salti, ognuno la sua specialità. Il custode che faceva anche la manutenzione del campo lo conoscevamo, quel giorno promise di lasciarci entrare nella pista il giorno della partita di ritorno, proprio dietro alle porte di gioco “zona fotografi”. Domenica, il giorno della partita, c’era il sole, dovevamo essere in tanti, ma eravamo solo in quattro. Tutti abbastanza piccoli di statura e mingherlini quattro ragazzini sedicenni che non facevamo molta paura al portiere avversario. Il custode ci fece entrare nell’anello, così avremmo potuto fare il tifo e principalmente ci fece entrare senza pagare il biglietto!


campo da calcio di barriera genova

Quando le squadre entrarono Ciceri venne accolto da fischi e grida, si sentì chiaramente un “Ciceri vai a cagare!” venire dalla tribuna, ma niente di più offensivo di questo, poi la partita ebbe inizio. Le squadre scelsero i campi e Ciceri si schierò nel primo tempo proprio nella porta dove eravamo noi. Iniziammo ad urlare, le nostre grida erano però ben poca cosa, si voltò forse un paio di volte a guardaci, ma non fu per niente distratto. La partita da quella posizione non si vede bene, ma si possono sentire bene i tonfi delle rimesse del portiere, il respiro ansimante dei giocatori in corsa che lottano per la palla e le espressioni colorite e gli avvertimenti del portiere rivolti ai suoi per orchestrare la difesa. Il primo tempo finì 0 a 0, l’onta non era stata cancellata, la vendetta si doveva compiere nella ripresa, ma la nostra squadra non era stata brillante, non la vedemmo mai tirare nella porta difesa dal “nemico”, quella dove ci eravamo posizionati noi. La ripresa iniziò, noi sempre dietro la stessa porta che questa volta era difesa da Mazzoni il portiere del nostro Piacenza. Iniziò subito male, l’intervallo aveva scosso i Monzesi, passarono in vantaggio al 5’, poi raddoppiarono al 17’ e due minuti dopo eravamo già sullo 0-3, ci guardammo un pò delusi e cessammo il nostro tifo; sullo 0-4 a 10’ dalla fine decidemmo di uscire dallo stadio e quando eravamo già fuori, mentre riprendevamo le biciclette a tre minuti dalla fine si sentirono quei pochi tifosi brianzoli che avevano seguito il Monza gioire ancora per lo 0-5. Una sconfitta bruciante ancora di più di quella di andata, l’onta non era stata vendicata, il Monza quell’ anno vinse il campionato e fu meritatamente promossa in “B”, ma al “Piace” non andò male riuscì a salvarsi. Fu poi promosso in “B” due anni dopo. Piacenza ed il Monza si sono incontrate ancora molte volte, nel 2015-16 vinse due volte il “Piace”, e quest’anno ha vinto due volte il Monza, all’andata e al ritorno. L’offesa del ’66-’67 con nove goal al passivo e nessuno fatto non è stata ancora del tutto vendicata, e forse sono pochi quelli che ricordano quel vergognoso risultato ed il goal del portiere Ciceri. Ma aspettiamo il prossimo incontro tra le due squadre. (Testo dalla rivista l’Urtiga per gentile concessione di LIR edizioni).