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Presenze Ebraiche nell’Appennino Piacentino

tra Alto e Basso Medioevo

Il nostro territorio appenninico piacentino nel corso della storia ebbe a confrontarsi con il passaggio, ma anche l'insediamento seppur temporaneo o permanente di diversi e compositi gruppi etnici differenti gli uni dagli altri come per esempio: gli antichi Liguri, Celti Etruschi, Romani e poi a seguire nei secoli successivi i Goti, Longobardi, ecc. Un aspetto interessante di cui forse ai tempi nostri si è persa la percezione sono stati gli insediamenti di popolazione di origine ebraica, all'inizio con presenze sporadiche, successivamente poi con più corpose comunità di ebrei; nello specifico a Piacenza, ma anche in provincia, come a Cortemaggiore, Fiorenzuola, Monticelli ed anche sui nostri appennini come in Valtolla (attuale alta Val D'Arda). Le prime tracce di persone di origine ebraica nei nostri territori sembra siano state trovate già nei secoli VII e VIII, ma ciò non preclude la possibilità che forse la loro presenza possa esserci stata già in epoca imperiale, questo fatto giustificato dal fatto che Piacenza storicamente fu sempre una città posta su grandi vie di comunicazione non solo terrestri ma anche fluviali.

Ma in particolare vorrei approfondire sulla presenza di nuclei familiari ebraici sui nostri appennini piacentini, partendo dalla zona in provincia già menzionata precedentemente, la Valtolla; questa zona appenninica sembra che sia stata frequentata da gente di origine ebraica e dove già a partire dal VII secolo esisteva un importante cenobio monastico dedicato ai Santi Salvatore e Gallo fondato dal monaco Tobia; La zona poi ci mostra anche a livello toponomastico corposi e probabili indizi della presenza di cognomi e famiglie di origine ebraica, località come Monte Donna, Levei, Rio degli Ebrei, Rabbini, Scrabbi ed altri.




Questi stanziamenti ebraici appenninici potrebbero avere avuto origine in conseguenza delle vessazioni di alcuni re longobardi in particolare re Paritario che a differenza di altri suoi predecessori che tennero un atteggiamento più tollerante diede inizio ad una persecuzione nei loro confronti, costringendoli se volevano salvare la loro vita ad aderire al credo cristiano. Questi gruppi di israeliti si sarebbero allontanati dalle città limitrofi di pianura, Pavia (capitale longobarda) Piacenza e altre località, cercando rifugio verso l'interno sui crinali e vallate appenninici che sappiamo erano in prossimità del limes bizantino, una collocazione geografica che avrebbe potenzialmente consentito ai gruppi familiari ebraici in caso di ulteriore pericolo di riparare nei territori Bizantini, ma anche di essere pronti eventualmente a ritornare quanto prima in caso di mutamenti politici a loro favorevoli negli insediamenti originari da cui furono costretti a fuggire. Sui motivi in particolare degli insediamenti ebraici della Val Tolla sono state fatte alcune ipotesi in merito all'esaurimento di queste piccole comunità che potrebbero valere per altri potenziali nuclei ebraici siti anche in altre vallate piacentine, la prima e più probabile è data dal fatto che i successivi mutamenti positivi a livello politico crearono le condizioni di sicurezza per far rientrare nei principali centri urbani in zona dell'epoca coloro che erano fuggiti sulle montagne per salvarsi dalle persecuzioni poste contro di loro; Altresì potrebbe valutata l'ipotesi suggerita anche dalla toponomastica che queste famiglie di ceppo ebraico si siano nel tempo fuse ed integrate con le preesistenti comunità locali, accettando magari pacificamente l'adesione alla dottrina cristiana nello specifico per la zona della Val Tolla dovuto anche per la presenza del millenario cenobio monastico quale acceleratore di questo processo di conversione. Bisogna pur dire però che per trovare certezza documentale sulla presenza di comunità ebraiche nel territorio piacentino occorre passare dalle tracce riscontrate nell’alto medioevo al XV sec quando viene attestata a Piacenza una presenza ebraica fino alla metà del 1500 periodo in cui gli ebrei godettero della protezione dei duchi di Milano, (poi analizzeremo non era del tutto disinteressata).


Con l’avvento del ducato di Parma e Piacenza risentirono dell’atteggiamento ostile dello stato Pontificio, culminata nel 1562 con l’espulsione definitiva degli ebrei dalla città di Piacenza (già all’inizio del 1500 ci furono delle restrizioni ed espulsioni) da parte del Duca Ottavio Farnese, il quale però concesse agli ebrei piacentini espulsi di aprire banchi feneratizi, cioè di prestito a denaro ad interesse in otto località del territorio: Rivalta, Borgonovo Val Tidone, Guardamiglio, Fiorenzuola d’Arda, Vigoleno, Cortemaggiore, e Monticelli d’Ongina, e San Giovanni di Bettola in Val Nure. Per il banco feneratizio di Bettola sappiamo che nel 1565 ebbe la conferma pontificia per potere operare attività di credito, anche se poi già allo scadere del 1578 era concesso di proseguire l’attività solo nelle località di Fiorenzuola, Cortemaggiore e Monticelli. E’ quindi ipotizzabile seppur per un lasso di tempo breve che anche a Bettola (come le altre località menzionate) si fossero insediate famiglie e nuclei di origine ebraica. In generale comunque la presenza di comunità ebraiche nelle società cristiane tollerata malgrado la fama di perfidia e di responsabilità storiche nella crocefissione di Gesù Cristo, infatti spesso la loro presenza in età medioevale e non solo era molto utile nell'ambiente cristiano e nella vita quotidiana economica e sociale, in primis per l'attività di prestito di denaro ad interesse, attività che non era consentita ai cristiani dato che era considerata una pratica peccaminosa. Considerato che le attività economiche necessitavano di credito ed il commercio di denaro, quindi gli ebrei erano tollerati in quanto considerati infedeli ed a loro non era proibito. Ma soprattutto gli ebrei ed i loro soldi erano utili ai potenti di turno per finanziare le loro guerre e la loro sete di potere, ed a secondo della convenienza del momento emanavano editti di espulsione o riammissione nelle città con il supporto delle gerarchie ecclesiastiche cristiane che avversavano le fede ebraica; quindi molte città non consentivano il loro insediamento permanente, e quando lo consentivano li confinavano in ghetti cittadini. Sicuramente a livello storico locale queste argomentazioni meriterebbero un ulteriore approfondimento da parte degli studiosi, per aprire ulteriormente un dibattito su queste tematiche poco conosciute. (Roberto Boiardi-studioso di storia locale).