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Calendasco - Calindasch


lo stemma di Calendasco

Il comune di Calendasco lo troviamo a circa otto km. da Piacenza in direzione ovest, vi risiedono circa 2500 cittadini, le frazioni principali sono: Boscone Cusani, Malpaga, Incrociata e Cotrebbia. Molto sviluppata in questo comune, vista la morfologia pianeggiante del territorio e la vicinanza dei fiumi Po e Trebbia, è l'agricoltura; specialmente le colture del pomodoro e della barbabietola da zucchero. Nella zona sono presenti numerose aziende agrituristiche che praticano l'allevamento di cavalli, nell'insediamento artigianale si svolgono diverse attività semi industriali. Si narra che il nome Calendasco derivi dal legionario romano Calendus, presunto fondatore di un villaggio nella zona, che in epoca imperiale si chiamava anche Ad Padus (sul Po), numerosi ritrovamenti archeologici datano all'età del bronzo i primi insediamenti abitati. Verso la fine dell’ottocento, nella zona di una fornace di argilla nelle vicinanze di Calendasco, trovarono un “ripostiglio”con sette pugnali di selce, si dice che vennero scoperti (con un sol colpo di zappa), due di questi finirono al liceo cantonale di Lugano e vennero pubblicati dal Marinoni nel 1868, degli altri si sono perse le tracce. Recentemente e’ stata anche individuata la località da cui provengono i pugnali e si tratta della zona di Campadone, dove vi sono ancora delle tracce della vecchia fornace di argilla e di un ampio insediamento preistorico. Anche in altre località sono emersi nell'aratura frammenti ceramici, presumibilmente dell'età del bronzo. Questi ritrovamenti avvalorano l'ipotesi che la strada consolare romana che attraversa il territorio da Piacenza fino al porto guado sul Po in località Boscone Cusani, seguisse una pista molto antica e sfruttata.La documentazione longobarda relativa al paese attesta questo, oltre alle ottime carte medievali che esplicitano la “strata romea propter Calendasco” ed anche della strada di Calendasco "de burgi veteri" cioè del vecchio borgo. Notizie certe sono che il borgo venne rifondato dai Longobardi nel VII secolo dopo Cristo, zona di antiche strade viarie come la Francigena, quì nel 990 l'arcivescovo di Canterbury Sigerico guadò il grande fiume. Esisteva anche un'importante porto fluviale con attracco e passaggio a pagamento per le imbarcazioni che si dirigevano in Lombardia oppure verso i territori veneti. Calendasco è anche citato nel Codice Diplomatico Longobardo, in una raccolta di antichi atti, dove sono raccolte pergamene del 769, 784, 892 e tante altre che sono riferite al borgo.

È attestato che in epoca longobarda la chiesa ricevesse la decima, cioè una tassa dovuta, essa spettava all'oratorio di "santa Maria in monticello di Calendasco". Il popolo longobardo ebbe parte attiva a Calendasco, il paese fu una loro diretta fondazione. L'importanza di Calendasco durante l'alto medioevo è testimoniata dalle carte longobarde e da quelle imperiali successive: qui vivevano ed operavano due scabini “giudici”, ed il presbitero di questo borgo, come attesta una pergamena dell'804 aveva terre e possedimenti anche a Campione vicino Como, a testimonianza di come il luogo fosse strategicamente importante ed abitato quindi da nobili che ne sfruttavano le risorse. Lo scabino ed i missi dominici sono personalità molto importanti per la giustizia antica. Liutprando mantenne i privilegi al porto di questo luogo con un documento del 715 e Carlo Magno li ribadì per tre importanti motivi quali l'importanza della strada romana Placentia-Ticinum, il porto fluviale con la riscossione della gabella e la presenza del castello e del recetto con funzione di avamposti prossimi alla città. Il bel castello di epoca Medioevale ma ricostruito nel 1300, ha visto come feudatarie diverse nobili famiglie piacentine, dapprima dominio dei Pallastrelli poi degli Scotti, nel 1400 passò agli Arcelli e dopo un secolo divenne proprietà dei Confalonieri (la leggenda racconta che nel maniero si aggiri il fantasma del conte Ludovico Confalonieri assassinato in queste stanze nel 1572 dall'amante della moglie). L'ultimo proprietario, l'avvocato Scopesi della Capanna nel 1913, lo cedette al comune che lo ha ben conservato sino ai giorni nostri. Da ricordare che nella zona di Cotrebbia, (dal latino Caput Trebbiae cioè in capo al Trebbia), nel 1158 l'imperatore Federico Barbarossa,tenne le famose diete di Roncaglia dove concesse numerose agevolazioni ai comuni piacentini e magnifici doni agli alti prelati presenti. Recenti studi storici riportano che a Calendasco nel 1290 nasceva San Corrado Confalonieri, beatificato nel 1500 e venerato in tutta Italia in particolare nel comune di Noto in Sicilia. La chiesa parrocchiale risale al medioevo ma ricostruita nel 1730 è dedicata a Santa Maria, conserva al suo interno tele del 500 e del 600, di notevole pregio la pala d'altare risalente al secolo XVI e raffigurante San Corrado; nel 1971 il famoso pittore Ricchetti affrescò l'abside della chiesa. A Calendasco nasce e risiede il grande artista Bruno Grassi, la festa del paese si tiene da trecento anni il 19 di Febbraio ed è dedicata al patrono San Corrado. Comune di Calendasco via Mazzini num.4 cap 29010 mail: comune.calendasco@sintranet.it tel.0523-772772


veduta del Castello di Calendasco nei primi del 900


frazione Santimento

Santimento è una frazione dei comuni italiani di Calendasco e di Rottofreno, in provincia di Piacenza. Al censimento del 21 ottobre 2001 contava 366 abitanti, dei quali 68 nel comune di Calendasco e 298 nel comune di Rottofreno. Il centro abitato è situato a breve distanza dal fiume Po e a 59 metri s.l.m. La frazione è attraversata dalla strada provinciale 13 che la unisce con Rottofreno e con Calendasco. Il borgo di Santimento appartiene in origine alla mensa vescovile piacentina. Nel XIII secolo viene costruito il castello, che compare per la prima volta in un documento risalente al 1291: anno in cui iniziano anche i lavori per la costruzione della chiesa finanziati dai ricchi mercanti Giovanni e Umberto Palmieri che figurano anche come proprietari del fortilizio. Nel 1299 il castello diventa di proprietà di Alberto Scotti a mezzo di pagamento per un credito goduto nei confronti dei Palmieri. Nel 1303 al termine di in un complesso scambio di proprietà, Alberto Scotti riceve dal vescovo Alberico la proprietà della rocca di Varsi e le relative possessioni in cambio del castello di Santimento, 3000 pertiche piacentine di terreni, molte regioni di decime, alcuni vassallaggi e le ville di Troia, Soprarivo, Calendasco e Rottofreno. Il contratto prevede anche la rinuncia al patronato vantato sulla chiesa parrocchiale di Santimento.


veduta chiesa parrocchiale

Nel 1313 mercenari al soldo del duca di Milano Galeazzo I Visconti razziano il paese e il castello. Nel 1392 il feudo di Santimento è di proprietà di vescovo Pietro IV de Manieri, protomedico di Galeazzo II Visconti. Nel 1449 il castello diventa di proprietà della famiglia Arcelli, a cui viene sottratto poco dopo al termine di una congiura ordita dal duca Francesco Sforza a discapito del vescovado piacentino. Nell'agosto 1482 il castello diventa proprietà del vescovo di Piacenza, a cui rimane fino all'ottocento quando viene alienato a privati. Nel 1599 la chiesa di Santimento è una pieve a cui sono soggette 9 parrocchie.


veduta del castello

Alla fine dell'ottocento Pietro Bubba fonda a Santimento la Bubba Trattori, inizialmente producendo una sgusciatrice per semi minuti e, in seguito una trebbiatrice. L'azienda conosce il massimo sviluppo negli anni '20 con la produzione in serie di trattori a testa calda. Colpita duramente dalla crisi del '29, negli anni seguenti la Bubba inizia a ridurre la produzione subendo diversi cambiamenti di proprietà fino a confluire nella Arbos, con sede a Piacenza, nel 1952.


Monumenti e luoghi d'interesse.
Castello di Santimento è caratterizzato da una struttura rettangolare. L'edificio ha subito nel tempo diverse modifiche rispetto al progetto originale, tra le quali l'innalzamento della torre e del mastio a base quadrata che si eleva rispetto alla facciata principale, di fianco alla pusterla dove era in origine presente un ingresso con ponte levatoio a scavalco di un fossato.
Chiesa di San Giovanni Battista edificata nel 1690 è caratterizzata da una facciata alta 36m. Il campanile è invece precedente rispetto alla chiesa, essendo stato costruito nel 1625. All'interno dell'edificio si trova un dipinto raffigurante san Giovanni Battista realizzato nel 1885 dal pittore piacentino Francesco Ghittoni e un altare marmoreo donato dal vescovo Etienne de Paule de Fallot de Béaupré de Beaumont.