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Monete del Ducato Farnesiano

“Conio delle Monete Piacentine dell’età Ducale”


Alessandro Farnese - 1586 moneta da 6 soldi

L’ascesa di Paolo III Farnese al soglio pontificio influenzò profondamente la storia e i destini di Piacenza e Parma. Dopo il fallimento dei colloqui di Worms e di Ratisbona (1541), di Trento (1542), nel 1545, dopo continui rinvii, il Concilio fu riaperto e, questa volta con impronta antiprotestante. Il 19 agosto 1545, con la restituzione di Nepi e Camerino, investì il figlio Pierluigi, dei ducati di Piacenza e Parma. Come si può riscontrare nella Bolla concistoriale, i distretti di Piacenza e di Parma appunto perché distanti dagli altri possedimenti della Chiesa, comportavano una spesa annua di oltre 200.000 ducati d’oro che servivano per le manutenzioni generali, per il mantenimento di un buon presidio di difesa. Le entrate, invece, erano magre perché non superavano mai gli 80.000 ducati. Alla Camera Apostolica non vennero mai versati i 9.000 ducati stabiliti, gli uomini che avevano garantito i trattati sanciti nella Bolla non li depositavano all’erario.. depredandoli. I fatti cambiarono lo stato delle cose, sicchè questi fatti (pacta sunt servanda) rimasero anch’essi lettera morta nella pergamena del documento Papale. Il feudo Ducale di casa Farnese ebbe lunga vita tra alterne vicende, alcune tinte di molto sangue. L’operato illuminato di Paolo III che volle ed esercitò la sovranità pontificia su Piacenza e Parma anche con il conio di monete d’oro e d’argento,secondo le concessioni e le prescrizioni contenute nella stessa bolla di costituzione del Ducato quale feudo della chiesa. Il Duca Pierluigi e i suoi successori.. potranno far coniare sia per Piacenza che per Parma monete di qualsiasi genere purchè autentiche e legali sia d’oro che d’argento. Malgrado l’investitura, il Duca, riuscì ad ottenere il privilegio di moneta d’oro e d’argento “tam Placentiae quam Parmae“ solo nel 1546. Pierluigi aveva in animo di attivare le zecche nel nostro Ducato e ne propose al Cantore la conduzione e, nominò Leone Leoni “maestro generale delle stampe delle zecche di Piacenza e Parma “. L’8 giugno furono stilate le prime bozze che furono perfezionate nel luglio del 1546. Nonostante i fervidi preparativi non fece in tempo a cogliere i frutti del suo lavoro. Alle ore 15 del sabato 10 settembre 1547, subito dopo una visita al nuovo castello ormai ultimato, Pierluigi fu pugnalato nei suoi appartamenti al primo piano della Cittadella Viscontea. Il 12 settembre, il Ferrante Gonzaga governatore di Milano occupò la città a nome di Carlo V . Anche se la città era stata inglobata nello stato di Milano, il comune di Piacenza manifestò la volontà di attivare la zecca. Il 19 ottobre del 1549 ne richiese la facoltà al Governatore di Milano Ferrante Gonzaga. Solo nel maggio 1551, Carlo V , confermò e convalidò alla comunità di Piacenza l’antico privilegio ma impose che si potesse coniare monete d’oro e d’argento e rame simili a quelle della zecca di Milano. Tale privilegio costò alla comunità Piacentina 63 scudi d’oro, con tutto ciò la zecca non fu riaperta. Nel frattempo il Duca Ottavio, figlio del defunto Pierluigi aveva ottenuto, il 25 febbraio 1550, la restituzione di Parma da parte di Giuglio III . Egli nel 1552 riaprì la zecca e affidò per due anni la conduzione ad Angelo Fraschini di Siena. Fraschini coniò 1552 scudi d’oro con la scritta: Securitas P(opuli) Parmen (sis). Coniò anche uno scudo d’oro con la scritta: Securitas P. PIACE, con la titolatura ducale usata a Parma. Questo scudo, a quanto sembra, ci permette di intuire che Ottavio nutrisse speranze di riottenere Piacenza. Solo nel 1556 gli eventi portarono alla restituzione della città di Piacenza. Lo stesso Carlo V, nel suo testamento del 1554, dispose che anche Piacenza venisse restituita ad Ottavio Farnese per ricostruire il ducato Farnesiano, a ciò provvide il figlio di Carlo V , suo successore, Filippo II . Dopo tante peripezie, finalmente le città di Piacenza e Parma si riuniscono, Ottavio Farnese accettandone la restituzione, ricompose il Ducato del padre. Ora prendiamo in esame una delle prime monete che riguardano Piacenza, molto significativa, perché nel lato facciale, Paolo III intende rivendicare il suo dominio assoluto sulla Città con le parole: Paul(us) III , P(ontifex) , M (aximus) , Plac (entiae) , D (ominus). (Paolo III Pontefice Massimo signore e padrone di Piacenza). Nel verso stà un ammonimento, un augurio che va letto nel riflesso della croce della moneta stessa, Piacenza (ricordati) la salvezza stà solo nella croce: Non aliunde salus Plac (entiae). (Forse un richiamo al ricordo storico della prima crociata indetta a Piacenza da parte di Papa Urbano II). Venne coniata anche una moneta con la sua celeste protettrice, la vergine S. Giustina. Le chiavi decussate e la tiara sovrastante in facciata lo scudo d’oro Farnese gigliato con l’iscrizione Pau(lus)III , P.(ontifex) ,M.(aximus), Plac(entiae), d(ominus).Paolo III, Pontefice Massimo, signore di Piacenza; nel verso c’è la vergine S. Giustina con la scritta: S(ancta) Gustina Protectrix , Santa Giustina protettrice .

Cronologia delle monete


Paolo III : Grosso da soldi 15

metallo argento peso gr. 5,41 diam. mm 31 rarità ER senza data

Paolo III : Grosso da soldi 5

metallo argento peso gr. 1,76 diam. mm 20-22 rarità NC senza data)

Ottavio Farnese: Quarto di scudo da SS31

Metallo argento Peso gr. 8,87 Diam. mm 29 Rarità ER 1574-1582

Ottavio e Alessandro Farnese: Parpagliola

elementi mancanti zecca P. e A. Pedemonte sigle zecchiere AP e PP 1598-1600

Alessandro Farnese: Ducatone

metallo argento peso gr. 32,12 diam. mm 41-43 rarità NC zecca P. Pedemonte 1589

Alessandro Farnese: Quattrino

metallo mistura peso gr. 0,7-0,8 diam. mm 13-15 rarità R 1590

Alessandro Farnese: 2 Doppie

metallo oro titolo 916 peso gr. 13,26 diam. mm 30-31 rarità R

Ranuccio I Farnese: 2 Doppie del vento

metallo oro titolo 916 peso gr. 13,46 diam. mm 28/30 rarità R4 1596

Ranuccio I Farnese: 0ngaro

metallo oro titolo 986 peso gr. 3,48 diam. mm 22 rarità due soli esemplari

Odoardo Farnese: Ducatone

metallo argento titolo 951 peso gr. 32 diam. mm 44 rarità R

Ranuccio II Farnese: Ducatone

metallo argento peso gr. 32,05 rarità R3 zecca Ratti Riviera 1673-1677

Ranuccio II Farnese: Sesino pesante

metallo rame peso gr. 3,38 diam. mm 16-17 Rarità NC zecca L. Fermi

Francesco I Farnese: Lira

metallo argento peso gr. 2,55 diam. mm 22-23 rarità R zecca A. Camozzi1701-1707?

Antonio Farnese: Sesino

metallo rame peso gr. 1,41 diam. mm 16-17rarità NC zecca G. Zocchi 1727-1729

Ultime Dominazioni

Antonio Farnese morì senza prole il 20 gennaio 1731 lasciò come erede “ il ventre pregnante di sua moglie Enrichetta d’Este “oppure in mancanza di un erede diretto, Carlo di Borbone figlio e nipote di Elisabetta Farnese regina di Spagna”. Piacenza e Parma vennero immediatamente occupate dalle truppe imperiali a nome dell’infante di Spagna Carlo di Borbone. L’attesa di un erede di Antonio Farnese ebbe fine il 13 settembre 1731 quando Enrichetta d’Este fu costretta a dichiarare ufficialmente di non essere gravida. Il 2 ottobre 1732 Carlo Borbone fece ufficialmente ingresso a Piacenza. Nel 1734 egli lasciò il Ducato con un imponente esercito spagnolo per la conquista di Napoli e di Sicilia. Impresa che completò in sei mesi. Divenuto Rè di Napoli e Sicilia Carlo Alberto dopo aver trasferito tutte le opere artistiche, le collezioni archeologiche e gli arredi delle numerose residenze ducali, rinunciò al Ducato Farnesiano che passò il 3 maggio 1736 a Carlo d’Asburgo imperatore d’Austria.

Maria Teresa d’Austria: Sesino

metallo rame gr. 1,41 Rarità NC zecca di Giuseppe Zocchi


Carlo Emanuele III di Savoia: Sesino

metallo rame gr. 1,3-1,4 diam. mm 16-17rarità NC zecca sconosciuta


Filippo Di Borbone: Sesino

metallo rame peso gr. 1,2-1,3 diam. mm 16-18 rarità NC zecca sconosciuta


Ferdinando Di Borbone: 10 Soldi

metallo mistura peso gr. 2,45 diam. mm 22-23 rarità NC zecca di Parma? 1793

Contrasto Storico con Parma

Nel 1765 il 18 luglio, alla morte del Duca Filippo di Borbone, salì al trono il figlio quattordicenne Ferdinando. L’8 agosto del 1783 ripristinò la zecca di Parma con nuove macchine. La prima fornitura di Sesini piacentini fu eseguita al modo di Parma cioè anteponendo la dicitura di Parma rispetto Piacenza. L’innovazione deve aver sollevato proteste da parte delle autorità cittadine e la fornitura fu prontamente bloccata. I Sesini, incriminati, battuti nel 1783 e nel 1784, furono ritirati dalla circolazione e ristampate col tipo della croce fogliata e con Piacenza anteposta a Parma nella titolatura del diritto. Come risulta all’inizio della Bolla, nella formula di erezione del Ducato la precedenza è data a Piacenza, ma tale procedura viene annullata in modo inequivocabile dalla precisazioni che ricorre in seguito più volte, che cioè le due città devono avere nell’unico Ducato un’identità giuridica paritetica: Pariter ed aeque principaliter.. in Ducatum.. perpetuo eirgimus et costituimus.., fondiamo ed istituiamo in perpetuo il Ducato di Piacenza e Parma, di Parma e Piacenza con pari diritti e doveri . A mio avviso, sarebbe in questo caso doveroso, non venissero nominate le città che la compongono, ma semplicemente il loro sito: Ducato Farnesiano, (esempio ricorrente, Castelli del Ducato Farnesiano), (onde evitare campanilismi).

Evoluzione della Monetazione Ducale

La storia della monetazione ducale cominciò a traballare, Ferdinando di Borbone voleva regolamentare la monetazione, unificandola. Il Duca ripristinò la zecca di Parma. Era molto attento sulla circolazione monetaria dei ducati ed emise un gran numero di norme per regolarla. Gli venne riconosciuto un grande merito, l’unificazione economico- politica del suo stato. Durante il lungo regno Farnesiano, un programma del genere non era mai stato tentato. In effetti il Duca Ferdinando era costretto a procedere per gradi, il nodo cruciale era, vincere la resistenza dei Piacentini che avevano una secolare autonomia monetaria e una Lira più quotata che quella di Parma. Malgrado ciò, il 22 marzo 1795 emise una legge che imponeva l’uso della Lira di Parma. Il 28 aprile 1795 intervenne duramente per abolire il corso abusivo della Lira piacentina ancora utilizzata in alcuni contratti nella giurisdizione di Cortemaggiore e Monticelli d’Ongina. Infine il 21 maggio 1796 conseguì pienamente il suo disegno di unificazione intervenendo nel Ducato di Guastalla per abolire anche quella Lira. Il suo intento era quello di unificare la circolazione monetaria con l’ìmposizione di un solo corso monetario ed una sola moneta. Questo obiettivo ambizioso aveva però le ore contate, di li a qualche giorno sarebbe giunto a farla da padrone il “franco francese “ battistrada di una moneta destinata a durare circa due secoli: la Lira italiana.
“Carmelo Gambardella”.
Si ringrazia vivamente “edizioni Tip.Le.Co di Piacenza” per aver permesso la consultazione del volume “Zecche e Monete a Piacenza“. Questa ricerca fattiva è servita per la realizzazione di una cronologia delle monete, e che verranno usati, senza scopo di lucro, alla conoscenza dei fatti storici a chiunque vorrà farne uso.


Originale della bolla Concistoriale – 1 di 25 fogli