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Piacenza ai Tempi di Margarita d’Austria

“Racconto di Massimo Solari”

Com’era la Piacenza di Margarita? Sorprendentemente simile alla attuale. Proviamo a fare un giro per la città alla fine del 1581, che è l’anno che vede la definitiva partenza di Margarita da Piacenza. Provenendo dalla campagna il primo aspetto che ci colpisce sono le mura farnesiane, che corrono per circa sei chilometri e mezzo attorno alla città, all’interno della quale lasciano ampi spazi verdi in corrispondenza dei numerosi conventi (tutto lo spazio, per esempio, tra l’attuale Stradone Farnese e il Pubblico Passeggio era “a verde”). Le mura sono interrotte da nove baluardi (due dei quali ancora ben visibili sul Pubblico Passeggio) da due castelli, quello di S. Antonino, del quale non c’è rimasta traccia, che era ubicato nei pressi dello Stradone Farnese, e quello farnesiano, oggi inglobato nell’Arsenale di Viale Malta, e da cinque porte: San Raimondo (in Piazzale Genova), Strà Levà (Piazzale Torino), Borghetto (ancora esistente), Fodesta (esistente, anche se rimaneggiata, vicino a Piazzale Milano, verso viale Sant’Ambrogio) e di San Lazzaro (ovviamente, Piazzale Roma o La Lupa) e il tutto terminava alla cittadella viscontea ove stava sorgendo il nuovo Palazzo Farnese. Il nostro ipotetico giro parte dall’attuale Piazzale Genova, che allora si chiamava Porta San Raimondo.


Porta San Raimondo in una mappa dell’epoca

Ecco la prima differenza: al di fuori dalle mura farnesiane (costruite dal 1525 al 1547) dove oggi sorge l’Ospedale Militare e il quartiere del Belvedere, è aperta campagna. Ubertosi campi si stendono al di fuori di Porta San Raimondo (Piazzale Genova) e una strada bianca si perde nella campagna, in direzione della Val Trebbia. La porta della città non è ortogonale all'attuale via Genova ma è spostata di una cinquantina di metri, dalle parti dell'ospedale militare. Un ampio fossato pieno d'acqua stagnante corre sotto le mura, valicato da un ponte di legno largo un paio di metri che termina in un corpo di guardia. Varcata la porta, una sparuta guarnigione spagnola, armata di picche e con un elmo metallico (morione) sorveglia il passaggio dei carri agricoli e delle carrette che portano fieno, paglia, legna e ortaggi all’interno della città. Perché? perché tutto il riscaldamento è ovviamente a legna e perché ogni palazzo patrizio ha la sua stalla con cavalli, necessitanti appunto di paglia e di fieno. All’interno delle mura corre Contrada San Raimondo (l’attuale Corso Vittorio Emanuele). Il primo tratto è composto di casette a un piano, in laterizio, abitate dal popolo minuto. Tra una casa e l’altra ci sono vasti spazi verdi adibiti ad orti, utilissimi in caso di carestia o di assedio. Dopo qualche centinaio di metri si apre sulla destra lo Stradone Farnese che è abbastanza simile all’attuale. Si scorgono i palazzi dal Verme, Salvatico e Pallavicino che sono della seconda metà del ’500. Dello stesso periodo sono la chiesa e il convento di Sant’Agostino (la facciata, neoclassica, è invece della fine del ’700) mentre il complesso monastico di Santa Chiara, all’imbocco dello Stradone Farnese, inizierà ad essere edificato solo nel 1608.

Proseguiamo: alla nostra destra sorge il convento di San Raimondo (ancora oggi esistente) che dà il nome alla strada e alla sinistra Santa Teresa. Più avanti, verso la piazza, c’è la chiesa di Sant'Alessandro, della quale oggi non restano tracce. Piazza Cavalli è molto diversa da come siamo abituati a vederla: c’è ovviamente il Gotico (mentre Palazzo dei Mercanti, oggi Municipio, verrà costruito solo dal 1676) e la chiesetta di San Donnino, mentre il grande monastero francescano di San Francesco tiene più o meno il luogo degli attuali palazzi dell’INA e dell’INPS.


Intorno alla piazza si notano, anche se fatiscenti e quasi distrutti, gli avanzi delle mura che i Visconti avevano eretto per controllare e reprimere eventuali rivolte popolari: nell' eventualità di sommosse la piazza poteva essere isolata e difesa dalle scarse truppe che avrebbero avuto perno sul Torrazzo, alta torre merlata della quale rimane oggi un accenno nel Dado, isolato di fronte a San Francesco. La piazza, sulla quale non sorgono ancora i cavalli del Mochi (verranno collocati tra il 1620 e il 1625) si chiama ancora Piazza Grande. Lo spazio è quello attuale. La stessa chiostra di casette che oggi corre sul lato sinistro del Gotico si dipana anche davanti allo stesso e a fianco di San Francesco. Dove oggi sorge il Palazzo del Governatore (Camera di Commercio) le case erano precedute da un portico, come quello che oggi circonda Piazza Duomo. In una stampa del tempo tale portico viene chiamato “Loggia per il passeggio pubblico”. Attorniano la piazza Grande le piazzette della frutta (attuale delle Grida), della pescheria (di fronte al Municipio) e di San Francesco. Se proseguiamo ancora troveremo l’attuale via Cavour molto più angusta dell’attuale, come via San Francesco o via Carducci e la vedremo terminare al Farnese perché di fronte allo stesso (ove oggi sorge il Liceo Classico) esisteva il “Campo della Fiera” luogo deputato ad accogliere fiere periodiche. (la prosecuzione in Viale Risorgimento verrà tracciata solo dopo l’apertura del ponte sul Po - 1863). Noi percorriamo invece via Cittadella, simile all’attuale, fino alla piazza Cittadella ove sorge il palazzo voluto da Margarita, affiancato, come ora, dalla cittadella viscontea.

“..e così la giudiziosa Madama diede principio a detta fabbrica onorata, la quale penso che in Lombardia non vi sarà paro a questo bel palazzo, il quale ha una strada dinnanzi che discoprirà la piazza maggiore della città, e in essa strada (avete riconosciuto via Cittadella?) vi sono delle belle e buone abitazioni...” dirà il De Marchi ne “Dell’architettura civile”.


Secondo lo Spigaroli (“I quattro del Farnese”) la costruzione del palazzo fu dovuta alle insistenti sollecitazioni di Margarita e al suo continuo interessamento per l’aspetto finanziario e progettuale. Margarita vuole fermissimamente quel palazzo, vuole abitarlo al più presto. Anzi, dai progetti iniziali sembra che l’unica parte che le interessi sia il suo appartamento, quello che viene in effetti costruito e che ci è stato tramandato. Quando, tornata per la seconda volta dalle Fiandre, si fermerà a Piacenza qualche mese prima di prendere per l’ultima volta la strada dell’Abruzzo, troverà il palazzo costruito a metà, ma stavolta Margarita non ha più l’entusiasmo degli inizi, è depressa e delusa e la costruzione vedrà la sua fine solo grazie al figlio Alessandro e soprattutto al nipote Ranuccio. Margarita non abiterà mai palazzo Farnese.

Negli anni di Margarita e in quelli immediatamente precedenti si era assistito ad un eccezionale fervore di costruzioni che comprendevano il nuovo complesso di San Sisto (1499-1514) la cui facciata è terminata nel 1591, di San Sepolcro (1498 –1533) e di Santa Maria di Campagna (1521-1528) tutte ad opera di Alessio Tramello. La chiesa di Santa Maria in Torricella è del 1514, la chiesa di San Giuseppe dell’Ospedale è del 1568, il palazzo dell’Archivio Notarile in via Nova è della metà del ‘500, la chiesa di Sant’Ulderico (in via Garibaldi, ex cinema Apollo) è del 1596. L’Ospedale vecchio nasce a sua volta tra la fine del 1400 e i primi decenni del 1500. Tra il 1549 e il 1555 viene costruita la chiesa di Santa Franca, nella via che da lei prende il nome, oggi sede del teatro della Filodrammatica, mentre il Vignola progetta il palazzo Radini-Tedeschi che affaccia sulla piazzetta San Fermo in via Cittadella (nella chiesetta omonima, oggi chiusa al culto, ricoverarono il corpo del duca Pier Luigi dopo l’assassinio). In Piazza Sant’Antonino viene costruito il palazzo Marazzani-Visconti, all’angolo tra via Legnano e Via Roma è del 1577 l’oratorio di San Rocco mentre risale al 1585-87 la chiesa di San Pietro in via Carducci, con l’annesso convento dei gesuiti (oggi biblioteca Passerini-Landi, la facciata della chiesa invece è di molto successiva). In via Scalabrini viene edificata tra il 1595 e il 1612 la chiesa di San Vincenzo per l’ordine dei Teatini. Piazza Borgo è ancora il maggior “centro commerciale” cittadino, con la sede della corporazione dei mercanti. Solo più tardi, con la costruzione del palazzo dei Mercanti in Piazza Cavalli, il commercio al dettaglio si sposterà verso il centro della città. Esistono invece già da qualche secolo i grandi palazzi Landi (oggi Tribunale) e Morigi.
Attenzione: il “palazzo Madama”, nel complesso delle vecchie carceri, oggi sede della Procura della Repubblica, non prende il nome da Margarita d’Austria ma bensì da un’altra Margherita, de’ Medici, moglie di Odoardo Farnese e data al 1658. Doveva servire, come servì a lei, come sede delle duchesse vedove di casa Farnese.
“Tratto da Le regine di Piacenza di Massimo Solari edizioni Lir 2010”