penna

la Catena del Cibo Perso

“..e li chiamano avanzi! ”

Ogni anno vanno perdute oltre un miliardo di tonnellate di cibo, circa un terzo del cibo prodotto ogni anno per il consumo umano, grosso modo 1,3 miliardi di tonnellate va perduto o sprecato. Lo spreco di alimenti perfettamente commestibili ha assunto una dimensione che non può venire ignorata. La catena del cibo perduto ha origini lontane e va dal produttore, al distributore, al consumatore, ognuno ci mette del suo ma la conclusione è sempre e solo la stessa.. il bidone della spazzatura. I consumatori dei paesi ricchi sono in genere incoraggiati a comprare più cibo di quello di cui hanno in realtà bisogno. Ne è un esempio il classico “Compra tre e paghi due” proposto in molte promozioni, molti ristoranti spingono il consumatore a riempire il proprio piatto oltre misura, come pure le porzioni eccessive dei pasti pronti prodotti dall’industria alimentare, sono tra le abitudini negative a cui il consumatore è spesso soggetto, in generale viene a mancare il corretto acquisto e consumo dei generi alimentari.
La causa di uno spreco così elevato è collegata a diversi fattori:

• la cattiva abitudine di riempire il carrello della spesa fino al collasso, pur sapendo che non siamo in un periodo di carestia;
• nella famiglia, a causa del tempo assorbito dalla stessa e dal lavoro si ha sempre meno tempo da dedicare all’economia domestica;
• la nostra società sta facendo sparire la massaia, sostituendola con una figura che “scongela anziché cucinare”;
• un deficit di educazione degli utenti, un sistema di produzione e distribuzione alimentare poco attento alla prevenzione degli sprechi.

Andrebbe rivista la funzionalità degli imballi alimentari rivalutando la vendita dei prodotti sfusi e riconsiderare il termine minimo di conservazione dei prodotti, che oggi viene stabilito in funzione della commerciabilità dei prodotti stessi piuttosto che del loro effettivo deperimento, per esempio, si potrebbe inserire una data ultima di consumo per determinati alimenti. Informazioni nelle scuole ed iniziative politiche potrebbero essere un punto di partenza per cambiare questo comportamento, si dovrebbe insegnare ai consumatori dei paesi ricchi che gettare via cibo senza motivo è inaccettabile. Dovrebbero anche essere informati che data la limitata disponibilità delle risorse naturali a disposizione è più efficace ridurre le perdite di cibo che incrementare la produzione alimentare per riuscire a nutrire la crescente popolazione mondiale. Come è distribuito lo speco alimentare all’interno della filiera: il 32% è responsabilità dei produttori, il 5% è dovuto dalla rivendita compresa la grande distribuzione, un ulteriore 5% è causato dalla ristorazione e dai catering, mentre i consumi delle famiglie producono il 42% di questi sprechi. La percentuale di scarto domestico è molto rilevante ma secondo alcuni studi ben il 60% potrebbe essere evitato. Da questi dati si possono trarre interessanti conclusioni e ricavare le seguenti regole per ridurre gli sprechi di cibo domestico:

• La quantità: è importante non acquistare più di quanto non si riesca a consumare, bisogna quindi resistere alle mega offerte dei supermercati se non si è in grado di consumare tutto.
• Gli scarti di non commestibili tra quello che di solito scartiamo degli alimenti c’è davvero poco e potete realizzare ricette a costo zero anche con quello che di solito buttate via come gambi, bucce, foglie, lische, torsoli, ecc. L’ unico ostacolo è di mentalità perché è necessario cominciare a vedere queste parti di scarto come veri e propri ingredienti che richiedono appropriate preparazioni.
• Gli avanzi: la prima cosa da fare è sicuramente ridurre gli avanzi cercando di non esagerare con i quantitativi. Detto ciò è importante non gettare ma imparare ad utilizzare quello che avanza, dobbiamo ricordarci che la cucina tradizionale è ricca di ricette a base di avanzi di pasta, carne, pesce e pane secco, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
• Le etichette: è importante tenere presente e distinguere tra “Consumarsi entro il..” e “Da consumare preferibilmente entro il..” mentre la prima dicitura si riferisce alla sicurezza alimentare del prodotto la seconda è relativa solo alla qualità pertanto superata la scadenza del “preferibilmente” il prodotto é ancora commestibile solo, forse, meno buono e può essere consumato ancora per diversi mesi dopo la data di scadenza.
• La conservazione: conservare bene gli alimenti è un altro modo per ridurre gli sprechi di cibo. La luce e il calore sono sicuramente nemici per molti prodotti che richiedono una conservazione in luogo fresco, asciutto e in molti casi come le conserve e i sotto’oli anche senza luce. Un modo per allungare, duplicare o in alcuni casi triplicare la vita dei prodotti è utilizzare il sottovuoto. Mettendo sottovuoto gli alimenti se ne rallenta l’ossidazione e di conseguenza il deterioramento, li si protegge dall’attacco di parassiti che in mancanza di ossigeno non possono svilupparsi. Mettendo sottovuoto la farina, ad esempio, si azzera il rischio di doverla buttare per le farfalline. Essiccare i prodotti freschi in eccesso é un altro modo per poterli conservare a lungo, anche a temperatura ambiente.

Seguendo questi piccoli accorgimenti si potranno ridurre gli sprechi di cibo e risparmiare in modo significativo sulla spesa. Dobbiamo anche ribellarci alle lusinghe della pubblicità e delle offerte, dobbiamo riscoprire che «cucinare è anche allegria, arte, gioco, divertimento; mentre mangiare insieme, dividere il cibo in famiglia o tra amici, è un gesto antico pieno di significato. È cultura, con la C maiuscola, dove si comunica un affetto una condivisione, un dirsi ti stimo e ti voglio bene. E per questo ti offro il meglio che ho e che entra dentro di me e di te. Nella religione cristiana sublima questo significato l’eucarestia, ma la stessa esperienza dei conventi è tutta intrisa di questa tensione al gusto, che nasce da quello che dà la natura ad ogni stagione».
(papillondelducato.it – la virtù del non spreco, di Paolo Massobrio).


il cibo sprecato