penna

Zaira – la Ragazza che Precorre i Tempi

“un romanzo di Patricia Borlenghi”

Il romanzo ha luogo nella Provincia di Piacenza all’inizio del ‘900, periodo turbolento a seguito dell’unificazione. Sono i tempi in cui il paese cerca di riassestarsi sia economicamente che politicamente tentando inutilmente di diventare una potenza coloniale e combattendo con i problemi dell’immigrazione di massa. Inusuale è il fatto che Zaira, una contadina, sia molto colta. Zaira è una ragazza che anticipa i tempi e che intende migliorare la sua educazione, si interessa di politica e del ruolo della donna nella società. Ma le cose non vanno come immaginava. Un giorno Zaira incontra Leonardo Bertini, un ricco proprietario terriero, e la sua vita cambia per sempre..


Zaira
Le vicende narrate si svolgono nella zona tra la valle del Po e gli Appennini. La città immaginaria di Tortello si trova nelle terre fertili della Valle del Po ai piedi degli Appennini ed è situata tra Piacenza e Parma. Qui, appena fuori città, ci sono due proprietà, una chiamata Bertini che appartiene all’omonima famiglia aristocratica e l’altra, Castellengo, un castello con vigneti che appartiene alla famiglia Ruggeri, che si occupa di produzione di vino. Zaira Crespi è invece cresciuta nel paese di Torretta che si trova più in alto sugli Appennini, una zona meno fertile e abitata da contadini. La città del mercato più vicino è Lunano che si trova sulla strada di Tortello. Leonardo Bertini è un ricco proprietario terriero che si gode la sua libertà ed è riluttante all’idea di sposarsi. È appassionato di caccia e di tutte le più recenti invenzioni, specialmente se si tratta di auto e motori. I suoi genitori sono morti e il suo unico fratello vive in America. Il suo parente più vicino a Tortello è la vecchia zia, la Contessa. Bartolomeo Crespi è il proprietario di una piccola fattoria a Torretta. È vedovo e ha due figli che sono ormai grandi, Vittorio e Giovanni e una figlia, Zaira. Sua moglie è morta dando alla luce Zaira e questo rende piuttosto complessa la relazione tra padre e figlia. Nei secoli precedenti la famiglia Crespi possedeva e coltivava parecchi terreni ma di generazione in generazione la terra è stata divisa tra diversi proprietari, dato che è uso dividere il terreno in parti uguali per questioni di eredità. Crespi possiede una parte piuttosto ampia ma fatica a sbarcare il lunario. C’è troppa competizione tra i potenti proprietari terrieri nella Valle del Po. Attende con trepidazione il momento in cui lascerà la fattoria ai suoi figli.

Rodolfo Ruggieri è produttore di vino e proprietario dell’Azienda Castellengo. È sposato con Rina e da lei ha avuto una figlia, Livietta. Nonostante sia di umili origini, proveniendo da Torretta, è diventato un uomo di successo e si augura che la sua Livietta trovi un buon partito. Rodolfo Ruggieri è imparentato alla lontana con Bartolomeo Crespi e le loro famiglie sono sempre state in disaccordo. La classe contadina italiana non è cambiata molto dai tempi del Medioevo: è molto conservatrice e diffidente nei confronti di qualsiasi novità. Il padre di Rodolfo, infastidito da questa chiusura mentale, è partito per guadagnarsi da vivere altrove. Viene combinato il matrimonio tra Leonardo e Livietta ma la loro unione si rivela difficile e senz’amore. Livietta era molto felice della vita che faceva prima di sposarsi con i genitori a Castellengo e non è affatto attratta da un uomo come Leonardo; peraltro è una donna fragile e non sembra in grado di partorire l’erede che suo marito desidera, che è in realtà l’unica ragione per cui lui ha acconsentito a sposarla. Bartolomeo muore all’improvviso lasciando la proprietà e i terreni suddividendoli equamente tra i suoi tre figli. All’epoca alle donne non venivano lasciati terreni e i fratelli erano sempre privilegiati. Inusuale è anche il fatto che Zaira, una contadina, sia anche molto colta. Zaira è una “ragazza prima del tempo” che intende migliorare la sua educazione e si interessa di politica e del ruolo della donna nella società. Zaira decide di cercare fortuna a Milano. I suoi fratelli, che ora sono sposati, l’hanno spinta a rinunciare alla sua parte di fattoria. Non viene firmato un vero e proprio contratto formale ma lei accetta, dato che in fondo si tratta di una buona possibilità per lasciare la campagna isolata in cui è nata. Crede che essendo dotata di una buona intelligenza e avendo una discreta conoscenza della lingua francese, potrebbe essere in grado di migliorare la sua condizione. In ogni caso le cose non vanno proprio come lei si aspettava. Zaira finisce per trovare lavoro da Bertini come donna di compagnia di Livietta. Tra Leonardo e Zaira scatta subito una forte attrazione mentre lei e Livietta diventano amiche. Scoprono di essere imparentate alla lontana e ridono del lungo disaccordo tra le loro famiglie. Leonardo è geloso dell’amicizia delle due donne e Zaira è in subbuglio per i sentimenti che lui ha risvegliato in lei. Ben presto tra i due nasce una storia. Zaira resta incinta e scappa a Piacenza. Realizza troppo tardi che Leonardo sa essere freddo e calcolatore e si rammarica di essersi innamorata di lui. Leonardo la segue e la convince ad architettare una storia riguardo alla sua gravidanza. La porta da un suo vecchio professore in centro città. Improvvisamente una notte Leonardo le si presenta davanti e la riporta da Bertini. Dice a Zaira che Livietta è in travaglio e quando i due arrivano il bambino di Livietta è appena nato. Poco dopo Zaira partorisce due gemelli, Fabio e Alba. Leonardo, che soffre per la morte del figlio avuto da Livietta, chiede a Zaira di lasciare allevare Fabio a lui e Livietta, come se fosse loro figlio. Zaira non ne è felice ma acconsente. Così Alba e Fabio crescono da Bertini senza sapere di essere fratello e sorella. Livietta è felice, concentra tutto il suo amore e il suo affetto su Fabio e addirittura tollera la relazione tra suo marito e Zaira. Leonardo si tranquillizza e si sente abbastanza soddisfatto della sua gestione piuttosto anticonvenzionale della casa. Quella che si sente più a disagio è Zaira. Non sono tanto i pettegolezzi a preoccuparla quanto la percezione di non avere il controllo della situazione. È Leonardo che ha il potere sulle loro vite e questo fa sì che lei si senta ancora una volta vincolata ad un uomo più che ai suoi sogni. I due bambini sono molto legati tra loro e Zaira desidera dire a Fabio che è lei la sua vera madre. Quando i bambini raggiungono l’età di dieci anni, Livietta muore e Leonardo incoraggia Zaira a sposarlo. Lei gli risponde che prima di tutto i ragazzi devono sapere la verità sulla loro nascita. Fabio rifiuta di accettare Zaira come sua madre e continua a piangere la morte di Livietta. Zaira trova il suo rifiuto intollerabile e lei e Leonardo discutono, cosicché Zaira decide di tornare alla pacifica campagna delle sue origini e porta Alba a Torretta per l’estate. Alba, che tra i gemelli è la più intelligente e intraprendente, ha mandato giù la rivelazione riguardo alla maternità e ammira la madre per quello che ha dovuto passare. I rapporti tra Zaira e Leonardo sono tesi, nonostante lui la visiti a Torretta e continui a portarci Alba quando le vacanze scolastiche sono finite. Fabio non va con loro e preferisce invece trascorrere il suo tempo con Rodolfo e Rina. Zaira è ai ferri corti con i suoi fratelli per motivi riguardanti la gestione dei terreni.


Fabio e Alba
L’accordo preso implicava che lei potesse sempre avere una casa con giardino a Torretta in cambio della sua parte di proventi della fattoria. A seguito di alcune discussioni le concedono di ristrutturare uno dei vecchi fienili. Zaira si trattiene fino all’autunno e sistema una casa tutta per sé. In ogni caso a Zaira manca Fabio e così torna a Tortello per l’inverno, dato che Leonardo l’ha convinta a prendere il posto che lì aveva sua zia. Fabio è gravemente malato. Ha contratto la polmonite e muore prima che Zaira possa vederlo. Leonardo ha il cuore spezzato e Zaira incolpa sé stessa della morte del figlio. Leonardo cerca di rassicurarla dicendole che Fabio aveva sempre avuto un cuore debole e che non era destinato a vivere a lungo. La morte del figlio cambia profondamente Zaira che si pente di tutto il suo egoismo e capisce che lei e Leonardo si amano davvero. I due si riconciliano e passano il tempo tra Tortello e Torretta, tirando su la loro figlia, Alba, come l’alba di un nuovo giorno. La ragazza rappresenta l’unica speranza di Zaira per il futuro e avrà l’educazione e la vita che Zaira non ha mai avuto.

Zaira e Leonardo

Era gennaio del 1900 e Zaira era a casa Bertini da più di un mese ormai. Lei e Livietta avevano passato molto tempo per prepararsi al cenone della Vigilia di Natale. La Contessa e i genitori di Livietta erano stati invitati, e, come ci si aspettava, l’atmosfera della serata era stata abbastanza tesa. Livietta aveva supplicato Zaira di partecipare alla cena di famiglia, ma lei aveva rifiutato; si sarebbe sentita a disagio a mangiare nella stessa stanza con Leonardo. Preferì stare con i servi. Alcuni di loro erano addirittura amichevoli nei suoi confronti ora e chiacchieravano volentieri con lei in dialetto, solitamente ridacchiando e proferendo alcuni proverbi insolenti, come ad esempio: Pulëinta e látt Ingrasa 'l cülátt. La notte di Capodanno fu molto tranquilla per Zaira, ma non le importava; era tutto un’agitarsi per niente. Era eccitata all’idea del nuovo secolo, ma, per quanto la riguardava, l’ultimo giorno dell’anno era un giorno come altri. Non avevano mai festeggiato a Torretta. Livietta se ne era andata per stare con i suoi genitori e Leonardo era partito per andare a festeggiare con alcuni suoi amici a Milano.
In qualche modo Zaira era riuscita a tenersi fuori dal suo raggio, per lo più. Ogni tanto quando lei e Livietta pranzavano insieme, si univa a loro. Qualche volta l'aveva sorpresa mentre la guardava e questo l'aveva molto colpita, ma nonostante ciò non le aveva più parlato, se non per dirle soltanto qualche parola, dalla prima sera. Quando si incontravano si scambiavano soltanto alcuni rapidi convenevoli. Zaira cercava di essere cortese e amichevole nei confronti di Leonardo quando c’era Livietta, ma evitava di stare nella stessa stanza da sola con lui. Leonardo aveva sempre un’aria assorta e fortunatamente non sembrava fare troppo caso a lei. Andava a cacciare la mattina presto e solitamente era fuori casa tutto il giorno. Lui e sua zia avevano affari a Milano e alcune volte andava a Torino o a Genova, gli altri due maggiori centri industriali. Alcuni domestici spettegolavano sul fatto che lui avrebbe forse aperto un’industria di automobili. Avevano sentito lui e sua zia parlarne a lungo. C’erano quattro industrie di automobili nel Nord Italia. Nell’ultimo anno quattro conoscenti di Leonardo avevano progettato la loro automobile, che da allora aveva partecipato ai Campionati Mondiali degli Automobilisti. Giuseppe Merosi, il progettista dell’automobile, voleva che Leonardo si unisse a loro e fondasse una fabbrica di auto a Piacenza, infatti più tardi Merosi si sarebbe aggiunto alla fabbrica di Alfa (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili). Leonardo al momento aveva discussioni a proposito di questo: pensava che Piacenza sarebbe stato un posto di gran lunga migliore di Castellengo.Tanto più che Rodolfo non avrebbe mai lasciato che loro rilevassero la sua proprietà per farne un’industria di auto e Livietta sarebbe stata ancor più mal disposta nei suoi confronti di quanto non fosse già. Leonardo aveva deciso che avrebbe fatto ciò che poteva per calmare Livietta; era davvero una piccola indifesa. Non voleva contrariarla più di quanto non fosse necessario. Era Zaira che lo lasciava perplesso, la piccola “agitatrice”, desiderava conoscerla più intimamente. Zaira cercava di non pensare a Leonardo, ma di notte faceva dei sogni su di lui, sul suo corpo possente ma allo stesso tempo aggraziato - le sue mani lunghe e sottili che la toccavano. A volte questi sogni si trasformavano in incubi: cadeva in aria e stava per precipitare in terra e i denti le si sbriciolavano in bocca; si svegliava pensando di essere completamente sdentata. Si sentiva tormentata. Voleva dimenticarsi di lui, ma non poteva. “Dove era andato a Milano?” Sapeva, dai pettegolezzi dei servi, che aveva molte amanti là. Lo vedeva spesso avviare la sua autovettura, manovrandola abilmente mentre lasciava Bertini. Le sarebbe davvero piaciuto fare un giro su quell’automobile, pensò con invidia. Zaira era brava nelle attività fisiche, cosa insolita per una ragazza come lei. La maggior parte delle ragazze se ne stava in casa, ma a lei era sempre stato permesso di girovagare per le campagne. I suoi due fratelli le avevano insegnato ad arrampicarsi sui massi, a nuotare nei fiumi, a saltare da altezze elevate. Riuscì perfino a guidare la bicicletta del prete un giorno mentre lui era in casa con suo padre Bartolomeo. Aveva lasciato la bici fuori di casa, così Zaira uscì silenziosamente dal retro mentre i due erano in cucina, impegnati a parlare di un certo vino recentemente imbottigliato. Si tirò sù la gonna come poté e cautamente salì sulla bicicletta, cercando di stare in equilibrio senza sedersi sulla sella. Infine riuscì a sedersi e cominciò a pedalare su per la collina finché non diventò esperta nel tenere il manubrio fermo e le ruote dritte. Si era sentita così bene, così libera. “Ma guidare un’automobile, come sarebbe? Il vento che passa tra i capelli, essere libero di andare dove si vuole..” Le sarebbe piaciuto tanto scoprirlo. “Non credo che Leonardo mi insegnerà mai a guidare.” Una luminosa mattina uscì sul suo balcone, che dava sulle scuderie, per sentire sulla faccia il sole invernale. Leonardo era lì sotto con la sua cavalla preferita, Lola, marrone castagno con la criniera oro chiaro. Leonardo la accarezzava così dolcemente, così delicatamente. Zaira sapeva che lui adorava i suoi cavalli. Pensò ad un vecchio detto: Caväi e don seïnsa difett Guardia in d'la stáll e in lett.

Si avvicinò all’orecchio della cavalla e le parlò, passando la mano sulla sua criniera. Zaira lo immaginò accarezzare una donna a quel modo. Proprio in quel momento Leonardo guardò in su verso il suo balcone, come se sapesse che lei lo stava osservando. Mentre continuava ad accarezzare la criniera fissava intensamente Zaira; e lei sentì come se lui, invece del cavallo, stesse accarezzando il suo corpo. Si sentì avvampare dalla testa ai piedi e si ritirò velocemente nella sua camera. Nella sua mente, sentiva ancora il suo sguardo penetrante e immaginava il suo corpo vigoroso. Come sarebbe stato vederlo nudo? Aveva visto i suoi fratelli nudi quando erano ragazzi, ma mai un uomo come Leonardo. Si impose di scacciare quei pensieri. Era stupido da parte sua, si disse. Era felice così com’era, le piaceva la sua vita a Bertini, era proprio giusta per lei. Livietta e lei erano diventate buone amiche. Entrambe concordavano sul fatto che gli uomini complicassero troppo la vita. Zaira aveva intuito che Livietta odiasse l’aspetto fisico del matrimonio. Condividere il letto con Leonardo era un’offesa alla sua idea di “pudore femminile”, Zaira aveva ragione. Per Livietta il sesso era un atto violento e brutale: pensò così la prima notte di nozze sul lago di Garda e non aveva cambiato idea. Trovava l’atto d’amore fisico con Leonardo davvero disgustoso. Anche se non disse mai direttamente questo a Zaira, lo aveva lasciato intendere molte volte. «Non ne capisco davvero l’utilità», disse una volta a proposito della sua vita privata con Leonardo. La mattina dopo Zaira ebbe un po’ di tempo per sé. Livietta era a fare visita ai suoi genitori a Castellengo, così Zaira decise di esplorare la biblioteca. Aveva intenzione di farlo da un po’ di tempo: c’erano così tanti libri che non sapeva da dove cominciare. Vedeva alcuni libri in francese molto in alto su uno degli scaffali: Racine, Jean Jacques Rousseau, Voltaire, quei nomi suonavano così bene. Si arrampicò sulla scala a pioli e si allungò per afferrare un volume rilegato in pelle, goffrato in lettere d’oro; era “Nana” di Emile Zola. Cominciò a leggere.. Leonardo entrò nella biblioteca. Non era andato a caccia quel giorno; si sentiva inquieto, annoiato, turbato. Un nuovo secolo era appena cominciato; avrebbe voluto che accadesse qualcosa di nuovo, qualcosa che mancava nella sua vita. Vide Zaira dall’altra parte della stanza, in cima alla scala. Pensò che fosse una ragazza straordinaria: era bella, era intelligente, amava leggere, aveva le proprie opinioni. L’aveva sentita molte volte parlare con Livietta, si sentiva tagliato fuori dalle loro conversazioni, lo escludevano nella sua stessa casa! Odiava l’intimità che si era creata tra lei e sua moglie. Povera Livietta, lui la ignorava completamente. “Perché mai l’ho sposata, per far felice mia zia?” Non per far felice se stesso, questo era certo. Non avevano mai provato alcun affetto l’uno per l’altra; sua moglie era ancora terrorizzata da lui e si gli si sottometteva come un animale impaurito. Il sesso con lei non era affatto piacevole; all’inizio era incuriosito dalla sua riservatezza; voleva infrangerla. Ora però aveva perso la pazienza. Era ben disposto a prendere le cose lentamente, gli piaceva l’idea della “caccia” dopotutto, ma lei non era cambiata, non lo aveva accettato, non provava alcuna passione per lui. Era felice soltanto quando era con la sua famiglia, o con Zaira. Ora, d’altra parte Zaira era totalmente differente; Leonardo sapeva che lei aveva passione, era ardente, impetuosa. Cercava di ignorarlo e lui la aveva assecondata. «Perché non posso averla?» si chiedeva spesso. A volte si accorgeva che lei provava a dargli un’occhiata di nascosto. Sapeva di averla colpita in qualche modo: Zaira cercava di trattenere i suoi sentimenti per lui ma aveva fallito miseramente! Arrossiva sempre quando lo vedeva e balbettava quando gli rivolgeva la parola. La desiderava fisicamente, ma l’oggetto della sua caccia gli sarebbe bastato? Cosa ci sarebbe stato dopo? Provava sentimenti contrastanti per lei: non la voleva ferire. Come lei stessa aveva detto, era sotto la sua protezione in quella casa. Eppure quando sentiva le due donne insieme, il modo in cui scherzavano, il modo in cui ridevano di lui, sì, era convinto che ridessero di lui, sempre così assorte nella loro compagnia femminile da non avere bisogno di lui, era ancora più turbato.. «Zaira», chiamò. Lei si girò verso di lui, trasalì e perse quasi l’equilibrio sui pioli. Leonardo si precipitò per soccorrerla, ma Zaira si raddrizzò da sola. Non aveva bisogno del suo aiuto. «Non disturbatevi, signore, grazie comunque.» «Zaira», sussurrò. Zaira si chiese perché parlasse a bassa voce, forse non voleva che i servi sentissero? Pensò che fosse di umore insolito, sembrava così emotivo.. «Zaira», disse ancora. «Per piacere, parlatemi, ditemi a cosa state pensando, cosa passa per la vostra mente così amabile.» Le strappò il libro di mano. «Emile Zola, eh? Una ragazza come voi legge Zola?» chiese. «Si sta prendendo gioco di me?» si domandò Zaira. «Sì, signore, mi piace leggere in francese. Spero di non causarvi alcun danno», disse con voce leggermente irritata. La scrutò dalla testa ai piedi, ammirando la sua figura in alto sulla scala. Leonardo l’aveva sempre vinta con le donne. Ma Zaira era diversa; non riusciva a decidersi su come trattarla. «Chiamatemi Leonardo e no, non mi disturba il fatto che voi stiate leggendo i miei libri, mi fa piacere che voi apprezziate la mia biblioteca. Non sono certamente d’accordo con quell’espressione, com’è che fa? Dio t’in libra d’un visëin E da donna c’sa latëin.

Leonardo
Zaira la ripeté, correggendolo su qualche parola. Entrambi risero. Zaira arrossì e fu in imbarazzo. Era ancora riluttante a guardarlo. “Cosa gli è successo, vuole giocare a uno dei suoi giochi un’altra volta?” Cercò di riprendersi il libro, ma lui afferrò la sua mano. Si guardarono negli occhi intensamente. Fu un istante lunghissimo. «No, fermatevi», disse Zaira, sospirando profondamente e cercando di liberare con forza la propria mano da quella di Leonardo. “Ma cosa sarebbe successo se gli avessi detto di non fermarsi?” Si chiese confusa. Leonardo lesse nei suoi pensieri. «Ricordate cosa dissi il primo giorno che voi arrivaste: che non avrei mai fatto niente contro la vostra volontà. Lo intendevo davvero, so di aver ferito i vostri sentimenti allora, mi ero fatto un’idea sbagliata di voi; voi meritate di meglio». «Se io vi baciassi ora, lo farei perché anche voi lo volete. Non mi imporrò su di voi, niente “droit du seigneur” ora. Ma vi prego lasciate che io vi baci. Vi vedo nella mia casa, così vicina, ma allo stesso tempo così lontana da me. Voi e Livietta mi tagliate fuori, eh? Non potete lasciarmi entrare? So che pensate a me». La aiutò a scendere dalla scala della biblioteca. Mise le sue braccia attorno a lei e provò a baciarla, ma Zaira non era affatto sicura che lui fosse stato sincero. “Ottiene sempre ciò che vuole,” pensò tra sé. Esitò, ma voleva essere baciata, voleva baciarlo.. E si baciarono. Leonardo gemette: «Oh, Zaira, tu sei incantevole. Ti adoro», disse (usando l’appellativo tu invece di voi). Zaira non sapeva se credere alle sue parole, “Sono solo un’altra delle sue ragazze, lo fa solo per dire o ci crede davvero? ” Leonardo accarezzò le sue spalle, la sua schiena. Era così piacevole. Zaira ricambiò i suoi baci come se fosse la cosa più naturale del mondo, non si sentì impacciata o timida. Voleva bacialo, voleva sentire il suo corpo pressato contro il suo.. Finalmente si staccò da lui. Amava sentire le braccia di Leonardo attorno al suo corpo, ma era sbagliato. Era confusa. Non sapeva cosa voleva. “No, non posso, lui è sposato con Livietta,” si disse con riluttanza. Bartolomeo le aveva inculcato un senso del dovere, dell’onore. Fino ad allora aveva vissuto rispettando un codice morale e avere un rapporto con un uomo sposato era impensabile, ma non era mai stata tentata di farlo fino ad allora. Era inorridita al pensiero dell’adulterio e ora stava baciando un uomo sposato e, per di più, le piaceva. Sapeva che Leonardo e Livietta non si amavano, non erano nemmeno affezionati, ma no, non poteva, era comunque un peccato mortale. Sentì la sua pelle sulla sua, il suo respiro, la sua passione, avrebbe voluto che continuasse. «No, fermati», disse finalmente. «Leonardo, per piacere ti prego fermati, ti prego, ti prego.» Istintivamente anche lei gli diede del tu invece del più educato voi. Leonardo e Livietta non avevano smesso di darsi del voi neppure quando erano a letto insieme. Leonardo si fermò malvolentieri. Era preso dalle sue labbra carnose, la sua pelle soffi ce e liscia, il suo profumo di rosa. Era così energica, così fiorente. Le sue guance erano rosse, il suo petto vibrante e anche Zaira ansimava quanto Leonardo.
“Era la prima volta per lei? Quale innocenza, magari la potrei amare come non ho mai amato nessun’altra.” Era così, oh, così deliziosa, non sapeva esattamente, non importava in fondo.. «Zaira, Zaira, Zaira», sussurrò. «Leonardo non dovremmo fare questo, pensa a Livietta!» «Ma noi ci amiamo, dolcezza mia, c’è così poco amore in questa casa. Tu lo sai che Livietta non mi ama, io non la amo; ti prego Zaira amami, ti prego», la supplicava. Zaira si schiarì la voce, e, con il suo tono leggermente fioco, disse molto timidamente: «Io ti amo, Leonardo. Ecco, l’ho detto. Non l’avevo mai detto ad un uomo, non ho mai provato niente di simile prima d’ora, non mai baciato un uomo, ma sì, credo di amarti, so di non poter smettere di pensare a te». Zaira sentiva due voci dentro di lei: una le diceva di non ammettere il suo amore, ma l’altra, il lato più appassionato della sua natura, parlò più forte. Non c’era mai stata una madre a parlarle del “pudore femminile”. Zaira non pensava che fosse questione di sottomettersi o meno ad un uomo. Aveva sempre saputo che agli uomini era permesso avere una moralità diversa da quella delle donne, ma non capiva il perché. Pur essendo una donna, Zaira non si sentiva diversa rispetto ad un uomo: non aveva pudore, voleva sperimentare queste cose, voleva esplorare il lato sessuale della sua natura. Leonardo era pazzo di gioia, questa ragazza che aveva lottato contro di lui per così tanto tempo era finalmente sua, ma si fermò: «A cosa sto pensando?» Cosa gli aveva detto Zaira a proposito di approfittarsi di lei? «Prometto che non mi approfitterò di te». Prima avrebbe voluto darle una lezione, ma ora voleva corteggiarla sullo stesso piano, non come un padrone con una serva. «Zaira, prometto che non ti farò del male. Dimmi cosa vuoi fare. Io voglio stare con te. So che questa è una situazione difficile, ma tu sai come vanno le cose con Livietta. La mia famiglia voleva che io mi sposassi e così feci, non ci ho mai pensato seriamente a dire il vero. Sapevo che avrei potuto continuare la mia vita come prima, ma non è abbastanza e me ne accorgo solo ora». «Io non so come comportarmi di fronte a questa situazione, come la chiami tu, Leonardo. Forse dovrei andarmene, dovremmo scordarci l’uno dell’altra». «No, no, non puoi andartene ora. Lasciami venire da te stanotte, dovremmo almeno parlarne ancora un po’, ti prego, Zaira. Fammi entrare nella tua stanza, so che la tieni chiusa a chiave, tesoro mio», rise. «Busserò alla tua porta a mezzanotte, ti prego dimmi di sì». Zaira avrebbe voluto resistere, era come essere tentati dal diavolo e da tutto ciò cui Don Aldo era solito metterli in guardia. Allo stesso tempo però desiderava che lui andasse nella sua stanza, voleva scoprire di più su questo amore, se era davvero amore. Era incuriosita da come il suo corpo aveva reagito quando lui l’aveva baciata, aveva provato sensazioni di cui non aveva mai saputo l’esistenza, nell’inguine, sul petto. Ne voleva ancora.. «Sì, vieni nella mia camera stanotte, ma non ti fermerai a lungo. I domestici lo verranno a sapere, ne sono sicura». I domestici sanno sempre tutto. «Maledetti!» Si stupì di se stessa, non aveva mai pensato di dire una cosa simile prima, mai. Come erano d’accordo, Leonardo bussò alla sua porta a mezzanotte. Zaira sapeva che quel colpo era la sua campana da morto. Non poteva tornare indietro ora. Era spaventata, ma molto curiosa; doveva scoprire come sarebbe stato questo amore. Non si fidava completamente di Leonardo, non riusciva a capire cosa pensasse veramente, ma sapeva di volerlo. Aveva provato a respingerlo, a resistere alla tentazione, ma l’inevitabilità di tutto questo l’aveva colpita, in fondo, Zaira lo aveva sempre voluto, fin da quando lo aveva visto per la prima volta scendere quella scalinata di marmo, roteando quello stupido frustino da cavallo.. Aprì la porta con la chiave e la chiuse dietro di lui. Leonardo la avvolse subito nelle sue braccia. Zaira indossava una lunga camicia da notte bianca di pizzo che aveva comprato insieme a Livietta. Dal suo arrivo a Bertini, Zaira aveva rinnovato completamente il suo guardaroba; il suo aspetto era diventato irriconoscibile. I suoi capelli indisciplinati ora erano sempre raccolti, i suoi vestiti alla moda ben stirati - indossava inoltre il corsetto, ma ora i suoi lunghi capelli mossi erano sciolti sulle sue spalle e ricadevano lungo la sua schiena. Era vestita di bianco, come una sposa alla sua prima notte di nozze, pensò Leonardo. “Tutto è cambiato ormai,” Zaira constatò mentre giacevano l’una nella braccia dell’altro. “Non si può più tornare indietro.” Aveva voluto un’avventura e questa in fondo lo era. Capì dal primo momento in cui vide Leonardo che lo desiderava, non avrebbe potuto fingere che non fosse così ancora a lungo. Tuttavia sapeva anche che avrebbe dovuto comportarsi come se niente fosse successo tra di loro, specialmente di fronte a Livietta. (Patricia Borlenghi – piacenza, casa editrice vicolo del pavone).