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al Posto Loro - Avere 18 Anni nel 1943

”di Alberica Barattieri”

Alberica Barattieri dedica la sua tesina della maturità classica al nonno Otto Barattieri Partigiano nella Divisione Giustizia e Libertà (poi divisione Piacenza). La tesina percorre con cura ed impegno le vicende degli italiani dalla fondazione del fascismo alla Liberazione. Dal volume “nella bufera della resistenza” troviamo un capitolo dedicato al dramma vissuto dal conte Otto Barattieri liberato dalla fucilazione:(..caduto a Travo nelle mani dei fascisti, da questi venne disposta la fucilazione quale partigiano. Portato al cimitero era già davanti alla fossa preparata, quando venne un bimbo con un biglietto che passò al comandante del plotone d’esecuzione. Diceva che se avessero ucciso il Barattieri, il mattino seguente con un carro avrebbero fatto pervenire a Travo le salme del federale Antonino Maccagni, dell’avvocato Quadrelli e di un generale tedesco che erano nelle loro mani. Il biglietto era firmato dal comandante di divisione Fausto (Cossu). Ad avvisare di ciò che stava avvenendo era stato segretamente il parroco. Pochi giorni dopo avvenne lo scambio).


Al posto di un genitore.
Per seguire la crescita di un bambino nato negli anni '20, occorre innanzitutto inquadrare la situazione delle famiglie, e dunque dei cittadini italiani, in quel periodo. Il 10 giugno 1924 il parlamentare socialista Giacomo Matteotti fu rapito e ucciso da membri della polizia politica fascista. La scomparsa del politico, e il ritrovamento del suo corpo due mesi dopo, diedero inizio a una sorta di rivolta contro il fascismo. La stampa ancora libera, puntava il dito contro Mussolini, indicandolo come probabile responsabile e mandante del gesto. Poche settimane prima Matteotti aveva infatti espresso con parole dure la sua opinione, secondo cui le elezioni che avevano visto il PNF salire al potere sarebbero state falsate e condizionate dalla violenza degli squadristi. Il fascismo si trovò quindi ad affrontare non solo un'opinione pubblica incredula ed accusatoria, ma anche l'opposizione politica. Iniziò un vero e proprio braccio di ferro tra governo e partiti che culminò nel discorso di Mussolini alle Camere il 3 gennaio 1925. Questa fu la svolta: l'Italia era ora sotto il partito fascista. Alla fine del 1926, tutti i partiti di opposizione erano stati eliminati, era stata soppressa la libertà di stampa. I deputati che si erano opposti alla nascente dittatura erano stati dichiarati fuori mandato. Il potere era nelle mani di Mussolini.


I prefetti potevano prendere le misure che ritenessero necessarie al fine di mantenere l'ordine pubblico. La popolazione subì una sorte di processo di fascistizzazione, attraverso l'istituzione di strutture politiche e sociali create dal partito unico: associazioni lavorative e ricreative dopolavoro, sindacati per la difesa dei diritti dei lavoratori, ordini professionali. Il regime prese misure a favore delle famiglie numerose e soprattutto quelle di ceto medio bassa erano accompagnate in ogni aspetto dal partito all'educazione dei loro figli. Le famiglie che aderivano al fascismo non avevano troppi problemi. Il padre lavorava, aveva la tessera del partito, le famiglie in difficoltà ricevevano sovvenzioni statali. Si possono dunque immaginare famiglie costrette nel bene e nel male ad accettare l'opprimente intervento fascista nell'educazione dei figli. Se le materie scolastiche e il sabato fascista erano inevitabili, le famiglie antifasciste si opponevano a qualsiasi contatto superfluo con questa realtà, cercando di evitare qualsiasi coinvolgimento ideologico ai loro figli finche questi non fossero stati abbastanza grandi da comprendere appieno le informazioni rivelate. Ettore Carrà (partigiano e autore di 28 aprile 1945, taccuini 1943-1945 ) racconta di come un padre di famiglia piacentino, antifascista, avesse proibito ai propri figli di scendere in strada mentre le donne della befana fascista distribuivano giocattoli ai bambini delle famiglie più povere della città. Impedire ogni contatto non necessario era l'unico modo per proteggere i figli da un "bombardamento" mediatico senza precedenti. Per quanto riguarda l'aspetto lavorativo, dal Maggio del 1933 per partecipare ai concorsi pubblici era necessaria l'iscrizione al PNF ( partito nazionale fascista). Dal 1937 il possesso della tessera di partito diventò obbligatorio per qualunque incarico pubblico e dal 1938 essa fu necessaria per qualunque impegno lavorativo.


piccoli balilla crescono

Al Posto di uno studente.
La scuola ebbe un ruolo fondamentale nella formazione dei nuovi fascisti. Carrà descrive la formazione dei giovani come capillare: "Eravamo impregnati di educazione fascista, ma anche patriottica. Fascismo e patriottismo viaggiavano insieme, di modo che se uno era antifascista era anche antipatriottico, contro l'Italia". Oltre alle normali materie scolastiche, fu introdotta quella di storia e cultura fascista dalla 1° alla 3° elementare. Venivano esaltate le campagne fasciste, e l'ideale dell'uomo forte che era il modello di riferimento per il futuro dei bambini. Gli insegnanti dovevano dimostrare la loro devozione al Regime per potere trasmettere i valori fondamentali del partito. Dai 4 anni si era figli della lupa, a 8 anni si diventava balilla e a 14 anni avanguardisti. Parallelamente le giovani, dopo essere figlie della lupa, diventavano piccole italiane e poi giovani italiane. Lo sport e l'attività fisica erano esaltati, i ragazzi di tutte le età dovevano presentarsi alle lezioni del sabato fascista per lezioni di dottrina fascista ed esercitazioni fisiche. Le famiglie furono aiutate, o per meglio dire, pilotate, nell’educazione dei figli grazie all'istituzione dell'OND (organizzazione nazionale dopolavoro), che prevedeva la pianificazione del tempo libero dei cittadini, con attività di escursionismo, sport, elevazione culturale e assistenza igienica sanitaria. Inoltre furono istituite le colonie estive, alpine e marine.


attesa del duce in piazza 19 giugno 1939

Al posto di un ragazzo.
L'uomo italiano doveva identificarsi con l'uomo fascista e con Mussolini doveva crescere all'insegna dei valori della famiglia, della forza e del patriottismo. Il fascismo riuscì a far credere alle masse di contare qualcosa. Il cinema, sotto il regime fascista era sottoposto a ferrea censura, Ettore Carrà fa presente che tutti i film che si potevano vedere erano impegnati a favore del regime; cinema, radio, libri e quotidiani (a Piacenza il giornale Libertà prese il nome di "La scure"), tutto era severamente controllato da un sistema centralizzato. Gli intellettuali che si ergevano contro il fascismo venivano messi a tacere, con la censura delle loro, con il confino e talvolta con la loro uccisione.


aeroritratto di Benito Mussolini aviatore

Il Futurismo fu un movimento totalizzante.
Nel mese di Febbraio del 1909 su numerosi quotidiani italiani, e in seguito su le Figaro fu pubblicato il Manifesto del Futurismo, redatto da Filippo Tommaso Marinetti. La strada della letteratura era la prima da percorrere, rapida e di massima espressività concettuale, ma fu presto seguita da Manifesti che presentavano le caratteristiche del Futurismo riguardo ogni forma d’arte. Nel Manifesto dei pittori futuristi, Boccioni, Carrà, Russolo, Bonzagni e Romani esprimono concetti di distacco dal passato, di esaltazione del nuovo e del moderno. “Ci ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e all’entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l’abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita”. (manifesto dei pittori futuristi, 1910). I futuristi ripresero la rielaborazione dell’immagine in quattro dimensioni introdotta dal cubismo, e fecero forse un passo in più. Le loro opere rappresentano quindi le scie lasciate dagli oggetti in movimento, o la loro deformazione. Sottovalutati e talvolta disprezzati dal regime fascista, il movimento ne seguì sempre la linea autoritaria, esaltando la guerra con la poesia interventista finché alcuni artisti e letterati decisero di prendere le distanze dal movimento e dall’ideologia fascista. Il quadro Aeroritratto di Benito Mussolini aviatore, realizzato nel 1930 da Alfrego Gauro Ambrosi, mostra perfettamente l’elemento della modernità, del dinamismo, esplicitati nella raffigurazione della città di Roma dall’alto di un aeroplano, unito alla raffigurazione di Mussolini in una simbolica comunione tra la grandezza dell’Impero romano e la figura del dittatore.


una delle prime radio balilla

Armistizio.
L'8 settembre del 1943 gli italiani vennero informati da una trasmissione radio circa l'armistizio firmato il 3. Fu il caos. Il 25 luglio, Mussolini era stato arrestato e il potere venne affidato al maresciallo Pietro Badoglio. L'armistizio fu firmato da questi con riluttanza, tanto da costringere il comandante delle forze alleate, Eisenhower, a minacciarlo di bombardare la città di Roma con cinquecento aerei. Badoglio chiese agli alleati uno sbarco massiccio di forze nel sud del paese, perchè temeva la reazione tedesca. Il 3 settembre 1943 il generale Giuseppe Castellano e Walter Bedell Smith, in rappresentanza di Badoglio e Eisenhower firmarono il documento che siglava l'armistizio a Cassabile. Le armate italiane vennero lasciate prive di direttive, senza ordini e indicazioni a cui fare riferimento. I tedeschi con la Wehrmacht e le SS il 9 di settembre dettero il via all'operazione ACHSE. Fu una giornata di scontri in tutta Italia. Carrà nei suoi taccuini edito nel 2011 annota a proposito del 9 settembre 1945: "Questa mattina verso le 7 sparatorie contro i tedeschi vado ponte Po e vedo un nostro soldato disteso a bocconi sugli scalini che scende nella strada sottostante. I tedeschi circondano Piacenza da porta Genova a porta Torino. Io sono presso GIL, con Mario e Bagarotti. Sparano mitraglie e cannoni; ci sono due carri armati italiani. Alla mezza, dopo varie cannonate entrano i tedeschi, disarmano i nostri soldati. Sono in Piazza Cavalli con Rina, Sissi e Mario".

Al Posto di un Resistente: l’Eroe Moderno.
Quale fu la risposta degli italiani all'annuncio dell'armistizio? Il popolo si divise a metà. Da un lato c'erano i militari che disobbedirono agli ordini venuti dall'alto e continuarono a combattere a fianco dei tedeschi, confluendo poi nella Repubblica Sociale Italiana (RSI). Essa fu fondata da Mussolini liberato dai nazisti pochi giorni prima. Ricominciò la chiamata alle armi: a metà dicembre a Piacenza furono convocati i ragazzi della classe 1925. Avevano 18 anni. Furono mandati nelle caserme in varie città italiane a seconda dell'arma cui erano destinati. Alcuni, arruolati nel battaglione giovanile della loro città, parteciparono al loro primo rastrellamento il 25 Gennaio, a Vidiano, per vendicare l'uccisione di due carabinieri da parte di una banda.


sfilata in piazza cavalli 5 maggio 1945 - fotocroce

Dall’altra parte, la risposta della Resistenza.
Dal giorno dell'armistizio iniziarono a costituirsi i Comitati di Liberazione Nazionale CLN con l'obiettivo di organizzare la liberazione nelle varie regioni. Questo non fu un movimento pulito. Infatti, ogni movimento di rivolta comprende una parte di ciò che si sta combattendo. Questo perchè è molto difficile cercare di cambiare le cose, spesso nella storia si è ritenuto necessario ricorrere alla violenza per smuovere le acque e ottenere risultati altrimenti irraggiungibili. Dopo l'armistizio l’informazione iniziò ad essere più libera. Radio Londra iniziò infatti a raggiungere un pubblico molto più ampio di quello costituito prevalentemente da antifascisti che seguiva le sue trasmissioni prima dell'8 settembre. Perchè sempre più persone presero coscienza di come e quanto le informazioni venissero manipolate dal regime fascista, al fine di appiattire i cittadini sotto un velo di ignoranza. Radio Londra ebbe un ruolo importantissimo anche nella lotta di liberazione. Venivano trasmessi dagli inglesi particolari codici morse che venivano compresi solamente da speciali organi militari, e davano indicazioni circa operazioni di sfondamento o sabotaggio delle linee nemiche. I partigiani vivevano come capitava: non tutte le armate erano infatti dotate di strutture che potessero ospitare tutti gli uomini. Vivevano spesso grazie alla generosità degli abitanti delle colline e delle montagne, dove in inverno difficilmente sarebbero sopravvissuti senza il supporto della popolazione. Rubarono, per necessità e anche, a volte per vendetta. Ettore Carrà entrato nelle fila partigiane si fece assumere dalla T.O.D. tedesca, ottenne il cartellino rosa, documento di identificazione che permetteva di passare tutti i posti di blocco, e così facendo diventò un vero e proprio informatore. Assegnato alla ricostruzione del ponte di Ponte Tidone, sabotò i lavori nascondendosi al posto di lavorare, o timbrando il cartellino per poi ritornare a casa o raggiungere i partigiani. Queste informazioni raccolte venivano consegnate al comando a cui era stato assegnato.


ingresso dei partigiani da barriera genova - fotocroce

Il 28 Aprile entrò a Piacenza con la Divisione Giustizia e Libertà.
Quei ragazzi sporchi, con i piedi induriti dalle marce in montagna furono applauditi e acclamati come liberatori. Non occorre, e non è storicamente giusto, considerarli alla stregua di figure mitologiche senza macchia e prive di ombre. E' sufficiente riconoscere ciò che hanno fatto, nel bene e nel male. La mia personale interpretazione, è che siano un' originale riproposizione di figure eroiche in chiave moderna, con tutte le sfumature che questo implica. La tragicità del momento storico ha conferito alle vicende di questi uomini e queste donne caratteristiche eroiche pur nella semplicità delle vicende quotidiane. L'estratto dal libro "Taccuini 1943-1945" pone la persona che si avvicina alla storia della resistenza davanti a uno sdoppiamento della realtà. E’ infatti difficilissimo distaccarsi da ciò che la storia ha dimostrato e immedesimarsi realmente nelle persone che hanno vissuto un determinato periodo storico. I ragazzi che avevano scelto di diventare partigiani sono stati celebrati per ciò che sono riusciti ad ottenere, spesso rinunciando a un po della loro adolescenza per imbracciare il fucile. Ettore Carrà, nella sua agenda dedicava al giorno 28 aprile 1945 l'ingresso delle forze partigiane nella città di Piacenza, e hai discorsi dei capi partigiani, e alla sua necessità di trovare un mezzo di trasporto per portare dei maiali abbandonati dai tedeschi nella sua casa a Mottaziana. "28 aprile, sabato mattino andiamo nella cascina antistante la nostra, ove sono tutti gli altri dell' ottava brigata e poi entriamo in fila indiana su due colonne in Piacenza. Siamo applauditi. In piazza Fausto e altri tre fanno discorsi. Finito questo andiamo in una caserma in Via Castello. Con camion vado presso Lupa a prendere maiali abbandonati dai tedeschi. C'è anche un cavallo e, non vedendo i miei vado in caserma con cavallo. In Via Castello sparano e faccio mettere cavallo in una casa. Finita la sparatoria, lo porto in caserma. Faccio cambio il mio tapum, con un fucile inglese a 11 colpi. Dormo (c'è anche Amos) su paglia, senza coperte, c'è un freddo maledetto." (E.Carrà 28 aprile 1945, Taccuini 1943-1945).

Ringraziamenti.
Grazie a Vincenzo Maini, mio professore di storia del quinto anno, nella sezione linguistico ESABAC del Liceo Melchiorre Gioia. Grazie a Ettore Carrà, che con la sua preziosissima testimonianza e la sua abilità di storico mi ha accompagnata e ispirata nella stesura della mia tesina. Grazie a Otto, mio nonno, che con la sua personalità forte e particolare mi ha fatta innamorare della sua vita e della sua memoria. É per capire lui, che ho perso troppo presto per conoscere a fondo, che mi sono immersa in un mondo da cui non mi sono più riuscita ad allontanare. Il mondo della Resistenza. “Al Posto Loro” è un percorso che si propone l’obiettivo di seguire idealmente le fasi della vita delle persone della generazione nata negli anni ’20, cresciuti sotto un regime già nel pieno della sua politica totalitaria. Mio nonno, classe ’23, prese parte alla Lotta di Liberazione dopo essere riuscito ad entrare in Areonautica con un anno di anticipo. Prese parte alla Resistenza, ma non ha mai avuto la possibilità di raccontarmi la sua storia direttamente. Ciò che so l’ho scoperto dai miei parenti e cercando nei libri qualche riferimento alla sua persona. Da quando ho iniziato a entrare in confidenza con la storia della seconda guerra mondiale, mi sono sempre interrogata sulla scelta che i ragazzi italiani, specialmente quelli del Nord Italia, si sono trovati a dover compiere dopo l’Armistizio dell’8 settembre. Quando quest’anno ho conosciuto Ettore Carrà, ex partigiano, ho cercato di capire cosa abbia voluto dire trovarsi a 18 anni, o a 20 come mio nonno, di fronte al crollo della realtà fascista e alla conseguente necessità di compiere una scelta. Il mio percorso si propone quindi di analizzare la società che ha visto crescere la generazione dei primi anni venti e, che è stata quadro della risposta di coloro che hanno deciso di staccarsi dal fascismo, entrando a fare parte della Resistenza.

Bibliografia.
una nazione allo sbando: l'armistizio italiano del settembre 1943 di Elena Aga Rossi bologna: il mulino, 1993 idee fondamentali, dalla voce la dottrina del fascismo di Giovanni Gentile, enciclopedia italiana 1932 estratto del libro I de le vergini delle rocce, di Gabriele D’Annunzio, 1895 da letteratura e storia, volume 5:L’età del realismo. discorso di Benito Mussolini alle camere, 3 gennaio 1925 da storiaxxsecolo.it manifesto dei pittori futuristi, documento originale di libreria Gozzini di firenze, consultato su gozzini.it taccuini 1943-1945, Ettore Carrà, ed. scritture 2011 discorso del 10 Marzo 1929 per la convocazione dei nuovi comizi elettorali in Roma, Benito Mussolini da mussolinibenito.it. die welle, di Dennis Gansel 2008 wikipedia.it, voci “delitto matteotti”, “leggi fascistissime”, il pensiero plurale, vol. 3 L’ottocento, ed. loescher. “radio londra”, dal sito ANPI anpi.it/radio-londra-1939-1945/ la peste, Albert Camus 1947 “consistenza delle forze partigiane e fasciste e rispettivi caduti”, da italiasociale.net.