penna

le Ferriere Inferiori in Val Nure

”di Valeria Poli”


foto 1

Lo stretto legame del territorio dell’intera Val Nure con la lavorazione dei metalli, reso possibile da sistema di canalizzazione artificiale, è testimoniato non solo dalle Ferriere nell’alta val Nure, soggette al Magistrato Camerale, ma anche dalle meno conosciute fabbriche inferiori “nel distretto di Ponte Albarola, Riva e Carmiano” ”feudi di casa Fogliani” agli inizi del XVIII secolo. A queste fabbriche sono soggetti i boschi “circonvicini per circonferenza di miglia otto” e i “boschi del monte di Lana”. “Vi è anche la fabbrica detta di Perino e questa ha soggetti li boschi circonvicini per la circonferenza di miglia quattro”. Si trova testimonianza, a questo proposito, nella documentazione delle grida, pubblicate tra XVII e XVIII secolo, relativa ai “comuni sul piacentino obbligati a pagare ogni anno alle fabbriche da ferro per il taglio delle legne e lo spurgo dei canali” e la “distinta dei boschi entro il circondario delle Regie fabbriche inferiori da ferro”. La famiglia Gioia risulta locataria delle fabbriche inferiori di ferro, quelle di Carmiano e Riva, dagli inizi del XVII secolo fino al 1681 quando, l’11 aprile, la Ducal Camera pignorò i beni di Carmiano di Cristoforo Gioia per un mancato pagamento di arretrati. Nel 1709 e 1715, con contratti di 6 anni, le fabbriche di Ponte Albarola (Ponte dell’Olio), Riva, Carmiano e Perino, vengono affittate alla famiglia Gervasi e, dal 1744 al 1751, ad Antonio Gritti.


foto 2

Per la conoscenza dei manufatti dei magli da ferro e rame sono di fondamentale importanza i patti di consegna e riconsegna, stesi durante l’Ancien Regime, da parte della Serenissima Ducal Camera ai diversi gestori, e la precisa cartografia degli inizi del XIX secolo quando sono indicati come “patrimonio dello Stato”. La documentazione, conservata presso il “museo della vite e del vino di Ferruccio Pizzamiglio” alla Tosa di Vigolzone, è costituita da una cartografia sulla quale sono indicati gli edifici, le pertinenze e i boschi lungo la val Nure delle ferriere inferiori e superiori con descrizioni e planimetrie degli edifici. Non è descritto quello di Carmiano perché, come rilevava il capitano Boccia nel 1805, il maglio del ferro, indicato “nei pressi della chiesa”, era da dieci anni inattivo, nonostante fosse “una delle più belle fabbriche dello Stato”. Dell’antica fabbrica è rimasto solo il nome il Maglio assegnato ad un complesso di case a sud di Carmiano.
L’Atlante degli inizi del XIX secolo indica a Riva due magli da ferro (il Maggiore o maglio grosso e quello dei chiodaroli o della Madonna) e ad Albarola un maglio da rame che sfrutta le acque del rivo Grazzano di proprietà del marchese Ranuccio Anguissola. Nel Vocabolario topografico del Molossi del 1834, sono registrati, nel territorio di Vigolzone, “un maglio da rame ad Albarola e uno da ferro a Carmiano”, e, nel territorio di Ponte dell’Olio, due magli da ferro e uno da rame tutti confermati in attività dal Buttafuoco nel 1854. Guglielmo della Cella, nel vocabolario corografico del 1890, indica ancora tra le attività di Ponte dell’Olio “l’industria meccanica del ferro e del rame”; mentre per Vigolzone non specifica la tipologia dei mulini.
Fonti: V. Poli, Vigolzone e la storia della territorialità della val Nure, Quaderni del Museo della vite e del vino Ferruccio Pizzamiglio n. 2, Piacenza, GM editore, 2012.
V. Poli, Le ferriere inferiori in val Nure, Piacenza Economica, n. 1 marzo 2013, pp. 27-38.


foto 3

didascalie foto.
1. Le fabbriche di ferro di Riva. metà del XVIII secolo (da: S. Pronti, Ponte dell’Olio, 2002). rielaborazione V. Poli
2. Riva di Ponte dell’Olio. cartolina anni ’50.
3. Atlante del Patrimonio dello Stato, “tipo dimostrante la situazione delle fabbriche e miniere da ferro nonchè dei boschi e delle foreste”. Tavole acquerellate dell’inizio del XIX secolo. (Museo della vite e del vino di Ferruccio Pizzamiglio).