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la Stamperia Del Maino

il Contributo della Stamperia Del Maino
alla Formazione dell’Opinione Pubblica nell’800


di Laura Valla

Dalle mie ricerche per la ricostruzione della storia della Tipografia Del Maino e del suo contributo culturale alle città di Piacenza emergono elementi su cui soffermarmi a riflettere sul tema dell’informazione e di come potevano fruirne i piacentini del XIX secolo. I diversi filoni della divulgazione, letteraria, artistica e scientifica, spaziano dagli avvisi relativi agli eventi cittadini alla prima informazione giornalistica animando l’attività editoriale della Stamperia. Essi, pur nella loro peculiarità, riconducono ad un intento comune: concorrere a creare una cultura e un’informazione pubblica, condivisa e che sia oggetto di discussioni e dibattiti nella comunità cittadina. Nella tranquilla e sonnolenta città di inizio secolo irrompono nuove idee, nuova musica, nuovi testi teatrali, e ciò porta improvvisamente un soffio vitale che apre la visione a una prospettiva nazionale ed europea e va oltre gli avvenimenti della piccola realtà locale. Si percepisce un impulso, che comunque non pare sufficientemente efficace a rendere la città capace di quel colpo d’ala che la innalzi al di sopra della ristretta visione provinciale, ma si tratta di un inizio significativo.

Nell’800 l’informazione a Piacenza o manca del tutto o è alquanto sporadica e occasionale, basata talvolta addirittura sulla chiacchiera, sull’indiscrezione provenienti da voci più o meno autorevoli. Ovviamente essa è rivolta a gruppi élitari, a cominciare dagli accesi dibattiti della Società di lettura, fondata dal Giordani nel 1820, e si va delineando progressivamente, lentamente, come si è osservato con i timidi tentativi di informare e divulgare del Piacentino Istruito, piccolo e prezioso almanacco con notizie storiche, che merita uno spazio di approfondimento a parte, per arrivare alla pubblicazione del primo periodico di Piacenza, nel 1848, L’Eridano. La città emiliana, come quasi tutte nella penisola italiana, rispetto alla realtà europea è in forte ritardo nel campo dell’informazione e della formazione di un’opinione pubblica. Si pensi alla tradizione dei caffè parigini o ai club londinesi, dove i cittadini già da tempo leggono notizie stampate e discutono di politica, di cultura, di letteratura. Nella piccola città del ducato non si conoscevano addirittura i giornali, come afferma lo storico Leopoldo Cerri, e a Piacenza era reperibile solo qualche copia della Gazzetta di Milano Come si può immaginare, le notizie più recenti non solo potevano arrivare in città diversi giorni dopo la loro pubblicazione, ma potevano giungere ad un gruppo davvero ristretto di piacentini.


antica tipografia del maino

Probabilmente anche per questi motivi le iniziative legate all’informazione erano circoscritte ma anche amplificate e condivise nella Sala di Lettura, promossa dal Giordani, dove si conoscevano anche pubblicazioni di Strenne, ben lontane comunque dalla concezione di informazione di stampo giornalistico, secondo l’idea odierna, un’informazione che sia sistematica che offra una panoramica dei fatti che accadono nella realtà circostante. Nella Storia di Piacenza, Corrado Sforza Fogliani apre il suo capitolo dedicato al giornalismo con alcune interessanti considerazioni: “La storia del giornalismo a Piacenza è ancora tutta da scrivere. Si sono avuti accenni a ‘gazzette’ che avrebbero visto la luce da noi alla metà del Seicento, ma esemplari di quei fogli non se ne sono visti. In questa situazione, il punto di partenza deve essere fissato al 1848.


i primi giornali piacentini

È l’anno in cui vedono la luce L’Eridano e Il tribuno del Popolo e i due giornali inaugurano subito quella che sarà una costante di larghi periodi nel panorama giornalistico piacentino. L’Eridano è il giornale ufficiale: esce dopo pochi giorni che gli Austriaci hanno abbandonato la città.. il Tribuno del Popolo è invece il giornale dell’opposizione”. Il Tribuno, contro il governo provvisorio, sosteneva le opinioni a favore di Pio IX e morì dopo soli quattro mesi di pubblicazioni, a causa di forti contraddizioni interne e di un certo scollamento dalla realtà (4). L’Eridano era invece l’espressione delle forti speranze della popolazione, traducibile nell’entusiastico esordio del 5 aprile 1848 “Piacenza è libera!”, apertura di esultanza, che dà voce ai fremiti di libertà che risvegliano i cittadini. Nel giornale, non solo nel primo numero, si usa un registro tutt’altro che distaccato e oggettivo, il tono è certamente più letterario che giornalistico, ma, nei contenuti, il periodico non difetta di chiarezza, poiché, in quanto bollettino ufficiale del governo provvisorio, si propone di favorire la formazione di un’opinione politica nei cittadini. La sua efficacia in tal senso va ovviamente proporzionata alla diffusione delle notizie presso una popolazione ancora poco alfabetizzata. L’informazione è rivolta a un’elite acculturata e in possesso di una certa conoscenza letteraria.

Ne è la prova la citazione colta del 12 agosto, per introdurre la convenzione di armistizio firmata a Salasco il 9, con il verso di Dante “E se non piangi, di che pianger suoli?”. Il quarantaduesimo verso del trentatreesimo canto dell’Inferno per il redattore non aveva bisogno di essere chiarito e neppure occorreva citare la fonte da cui proveniva. Viene inevitabilmente in mente di chiedersi, facendo le debite proporzioni tra i numeri di alfabetizzati, che effetto produrrebbe oggi questo titolo e con quale consapevolezza sarebbe accolto dai lettori. Tornando a L’Eridano, è opportuna qualche informazione più precisa sul giornale. Come si è già detto, il periodico usciva con cadenza bisettimanale, il mercoledì e il sabato, e se ne pubblicarono 77 numeri, con diversi supplementi. Era diretto dall’avvocato Carlo Fioruzzi e stampato da Antonio Del Maino. Veniva venduto nel negozio di libri del fratello, Paolo Del Maino, in Strada Diritta n. 56, l’attuale via XX Settembre, poiché allora mancavano le edicole, ma era possibile sottoscrivere abbonamenti, chiamati “associazioni”, anche presso altri librai o alla direzione delle poste. L’impostazione del giornale era, come si è visto, letteraria e le informazioni venivano date con un taglio sentimentale e patriottico. Spesso si pubblicavano poesie e si dava spazio ad interventi di autorità, quali ad esempio il prevosto Emmanueli, membro del governo provvisorio, ma anche a lettere di cittadini infiammati da sentimenti patriottici, o a polemiche, anche di basso profilo, quale ad esempio quella tra i professori Ricci e Testa per una cattedra al Liceo S. Pietro. Mancava in pratica la cronaca, vi si trovavano invece notizie brevi, per lo più informazioni di servizio, di pubblica utilità, quali la partenza delle diligenze, o l’avviso della costruzione di un nuovo foro boario presso porta San Raimondo, il 14 giugno.


reparti di cavalleria al foro boario di piacenza 1892


Si dava quindi priorità alla politica e alle notizie contingenti del momento. Dopo l’ingresso a Piacenza degli austriaci, il periodico fu ancora pubblicato, ma a settembre subentrò a Fioruzzi il direttore Luigi Galli, che fu anche promotore, dal novembre successivo, de Il Giovedì, giornaletto settimanale per fanciulli, sempre stampato da Del Maino e venduto nel negozio del fratello Paolo, che riportava biografie di uomini illustri, cenni sui diritti dell’uomo, novellette con finalità morali, massime e una poesia in chiusura. Sul primo numero si spiegavano le ragioni di tali scelte editoriali, sostenendo la diffusione del giornalismo in Italia, “ma la prima età fu la sola che finora avvantaggiò poco o quasi nulla di sì grande beneficio del progresso”. L’intento della pubblicazione consisteva nel fare attecchire già nei fanciulli l’abitudine alla lettura e alla riflessione su temi sociali e civici, e denotava una visione lungimirante e moderna, consapevole dell’efficacia del nuovo mezzo di comunicazione e di informazione offerto dalla carta stampata. L’Eridano uscì fino al 30 dicembre 1848, Il Giovedì continuò ad essere pubblicato fino al 15 marzo 1849. Verranno successivamente fondati il Promotore e il Cispadano, ma, come afferma ancora Sforza Fogliani, “..per vedere un vero giornale-un giornale di dibattito e di idee, che abbia un senso così politico come informativo- bisogna attendere l’uscita degli occupanti”.


gli austriaci passano il Po a piacenza

Gli austriaci, infatti, uscirono definitivamente da Piacenza il 10 giugno 1859, e il 16 dello stesso mese fu pronta per la stampa La gazzetta di Piacenza. Informazione e libertà sono dunque strettamente legate e si vivificano reciprocamente. Il concetto di opinione pubblica è ancora lontano, ma oramai sono poste le basi per gli sviluppi futuri, grazie anche all’incessante impegno, tramandato nelle generazioni, della famiglia Del Maino. (testo dalla rivista l'Urtiga per gentile concessione di LIR edizioni).
note.
-1) L. Cerri, I primi giornali a Piacenza, in Indicatore ecclesiastico piacentino, 1919, p. XLI. -2) Ibidem. -3) C. Sforza fogliani , il giornalismo, in Storia di Piacenza, volume Quinto, l’Ottocento, Piacenza, 1980, Cassa di Risparmio di Piacenza, Le arti grafiche Ricordi S.p.A. Milano, p.509. -4) Ibidem. -5) E. F. Fiorentini, I giornali piacentini del 1848, in 1948 Piacenza Primogenita, Studi raccolti dal Comitato di Piacenza dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, Piacenza, 2009, TEP s.r.l., p. 31-32. -6) Ivi, p. 27- 28. -7) Ivi, p. 27. -8) Ivi, p. 29. -9) Ivi, p. 31. -10) Ibidem e pp. seguenti. -11) Ivi, p. 36, citazione dalla prefazione dell’editore. -12) Ivi, p. 32-33. -13) Sforza fogliani , Il giornalismo, in Storia di Piacenza, pp. 509 e seguenti.