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Grazzano Visconti

il borgo nato tre volte

Quattrocentotrentadue pagine per gli oltre venti secoli di vita del borgo di Grazzano Visconti raccontati da Mariano Andreoni con un contributo diretto di Renato Passerini e un grande pool di storici e giornalisti i cui camei, parte integrante del racconto, sono adeguatamente documentati nelle 16 pagine di note e bibliografia e distribuite nel volume edito dalla Lir, alla cui eleganza editoriale hanno contribuito la grafica Elena Barbieri e Oreste Grana per il maquillage delle immagini.

Il libro ricostruisce con precisione la storia del territorio della città d’Arte della Valnure, ricordando che il toponimo di Grazzano viene citato, per la prima volta, in un atto di vendita di terreni datato 1021. Grazzano era allora un piccolo centro rurale, non ancora incastellato, con case di legno. Il castello sorge, nel 1395 quando una delle più importanti casate piacentine –gli Anguissola- ghibellini e legati ai Visconti, signori e poi duchi di Milano e di molte altre città, tra cui Piacenza, acquistano terreni nelle valli del Nure e del Trebbia. La costruzione del castello risale al 1395 ed è attribuibile a Giovanni Anguissola, appartenente al ramo della Riva, di Montesanto e di Grazzano. Capitano dei Visconti con i quali si era imparentato sposando Beatrice Visconti, sorella di Gian Galeazzo, primo dei Visconti a portare il titolo di duca di Milano, concesso dall’imperatore Venceslao di Lussemburgo nel 1395.


casa del fabbro e del falegname

Gli Anguissola –ha ricordato Carlo Emanuele Manfredi sfogliando le pagine del libro nell’affollatissima presentazione all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano presieduta da Ippolito Negri (con interventi di Massimo Trespidi, presidente della Provincia di Piacenza, Silvia Milza assessore alla cultura del Comune di Vigolzone, Cesare Zilocchi, Fausto Frontini, Vito Neri e del conte Giammaria Visconti Modrone) -furono Signori di Grazzano per tutti i secoli successivi: Quattro, Cinque, Sei e Settecento e ancora nell’Ottocento, dopo l’abolizione dei feudi ai primi del secolo, rimasero proprietari del castello e delle vaste tenute agricole del territorio. Giovanni Anguissola, rifugiatosi in Lombardia dopo la congiura contro Pier Luigi Farnese, trucidato a Piacenza il 10 settembre 1547, vendette Grazzano –nel 1576– ai cugini Anguissola Signori di Vigolzone, altro importante ramo della progenie Anguissola, che nel 1599 ottenne dai Farnese che il feudo di Grazzano fosse eretto in marchesato. Nell’ottocento il ramo dei marchesi di Grazzano si estinse. Gaetano Anguissola, figlio di Ranuzio, si ammogliò, nel 1825, con Fanny Visconti di Modrone, appartenente ad una delle più importanti casate milanesi, decorata con il titolo ducale. Da questo matrimonio nacquero una femmina, che morì in giovane età ed un maschio, Filippo, personaggio di notevole levatura intellettuale ed imprenditoriale, ma anche assai originale. Il marchese Filippo morì a 43 anni, a Grazzano. Non si era sposato, aveva però due figlie naturali alle quali, dopo la sua morte, fu riconosciuta una sorta di “legittima”, mentre l’immenso patrimonio degli Anguissola venne ereditato dalla madre, la marchesa Fanny Visconti di Modrone, dama assai benefica, profondamente religiosa, che ebbe però una vita triste e priva di affetti. Spostatasi giovanissima era stata poi trascurata dal marito ed anche il figlio viveva lontano da lei. Fanny, vedova dal 1834, morì nel 1884. Lasciò erede del castello e dei terreni di Grazzano il conte Guido Visconti di Modrone, suo nipote ex fratre.


stemma araldico dei visconti

Alla fine dell’ottocento abbiamo quindi un cambio di dinastia a Grazzano, ai piacentini Anguissola subentrano i lombardi Visconti di Modrone. Il conte Guido Visconti trasmise il castello e i terreni al figlio terzogenito, Giuseppe (1879-1941), personaggio di straordinaria levatura alla cui geniale opera si deve il borgo di oggi. Le cento e cento vicende raccontate nelle pagine di questo libro legano la storia antica e l’invenzione di un borgo che permette un tuffo nel medioevo, un tuffo lontano dal fortificarsi con deserte visioni archeologiche e odori stantii. Il tutto attraverso un percorso narrativo dai congegni coinvolgenti che si srotola attraverso 20 secoli, diversi dei quali hanno stratificato in loco il meglio del loro lascito.



veduta di grazzano visconti nel 1922


de Profundis ai Pregiudizi Ignoranti

Vari sono i luoghi comuni che hanno accompagnato Grazzano nel Novecento: “Grazzano Visconti, un paese interamente finto”, opinione più dei piacentini che degli stranieri; “A Grazzano falsa scenografia”, “falso medioevo”, “luogo dell’invenzione romantica”. A questi luoghi comuni, ancora di tanto in tanto affioranti, il libro risponde con argomenti puntuali incontestabili. Io vorrei -afferma Andreoni- solo rispondere con questa opera a tutti coloro, anche uomini di cultura e rilievo della nostra provincia, che continuano ad affermare: ”Grazzano, un borgo sì bello e caratteristico, ma senza storia alle spalle”. Da qui la necessità che Grazzano Visconti potesse avere un testo non rivolto esclusivamente al castello e al Novecento in virtù della magnifica invenzione del conte Giuseppe Visconti di Modrone, ma rivolto anche ai precedenti secoli di storia, visto che Grazzano anche agli inizi del secolo scorso è stato qualcosa di più di un abbandonato castello e poche costruzioni rurali utilizzate dagli agricoltori locali o “un semplice campo di patate”, come scherzosamente soleva dire lo stesso conte Giuseppe. Alla magnificenza del castello si accomuna, infatti, una coraggiosa ed estrosa opera di ambientazione frutto di oltre trent’anni di lavoro con case e portici ospitali intonati al castello, un artigianato che sa imporsi alla stima di vaste clientele. Esplorarlo in un giorno festivo, specie se primaverile o autunnale, vuole dire spesso imbattersi in flussi imponenti di visitatori che, in occasione di particolari eventi, assumono la proporzione di vere e proprie piene.


veduta del castello 1909

Perché Grazzano Visconti ha saputo valorizzarsi come poche altre mete hanno fatto, allestendo un fitto calendario di eventi che va da marzo a ottobre e puntando su un’atmosfera d’altri tempi che aleggia ovunque e che il libro documenta con rigore storico e con oltre 600 fascinose immagini alcune delle quali firmate da fotografi cosmopoliti; per ricordarne alcuni: Karen Radkai (celebre fotografa americana del secolo scorso), Ugo Mulas (fotografo italiano di fama internazionale) e Giovanni Gastel (considerato tra i primi sette fotografi al mondo).(a cura della redazione de l'urtiga).