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Un Altro Bot di Carlo Gazzola

di Carlo Gazzola

Appassionata è la ricerca che Carlo Gazzola esegue sulla vita e le opere del nostro concittadino Bot. Nel caso specifico, oggetto del suo studio, è la vicenda della "Collezione Spreti" che culmina in un filmato titolato “Un Altro Bot”.

Tutto parte dal contenuto di un articolo del quotidiano “La Cronaca” in cui Ferdinando Arisi scrive: "Quando a Piacenza si parla di caricature il primo nome che mi viene in mente è quello di Bot. Il 15 agosto del 1930 diede spettacolo nel giardino della stazione all'insegna del "Chi è?" proiettando ben 150 caricature di piacentini più o meno noti. Spettacolo a pagamento. Erano anni nei quali si pagava anche il bollo per bicicletta. Dieci lire di multa a chi ne risultava sprovvisto (era di alluminio e lo si teneva fissato sulla forcella oppure sotto il manubrio). Multa dieci lire e dieci centesimi. La guardia abbreviava "des e des" (con la barzelletta del ciclista che scappava dicendo sornione fra i denti "des e veint sum a ca!").

Erano gli anni di Binda e Guerra. Bot cercava di sbarcare il lunario con le barzellette. Cominciò con quelle dei grandi futuristi. Già nel 1927; poi nel 1928 mise insieme una cartella di 67 caricature e la dedicò "A Laura Beatrice Azari a titolo di profonda stima e sincero affetto una mia collezione di personaggi, macchiette, mestieri e prerogative della città di Piacenza. Bot anno VI" (Piacenza in minuscolo, Bot maiuscolo)..”, quindi..

“I Bot della Collezione Spreti”


"Un prezioso patrimonio storico-artistico finora sconosciuto". Così Ferdinando Arisi definisce l'insieme delle opere di Bot (Osvaldo Barbieri, Piacenza 1895-1958) di cui si è solo ora venuti a conoscenza, appartenenti a collezionisti anche di fuori provincia. Si tratta di materiale-totalmente inedito-di vario genere; si va da dipinti singoli a veri e propri album (alcuni anche dedicati a ritratti/caricature di personaggi-riconoscibili-della Piacenza del tempo), a schizzi di interpretazione fantastica del mondo ed alla maniera futurista. "E' un materiale che fa conoscere un Bot totalmente inesplorato", dichiara ancora Arisi (che ha curato la scheda di Bot sul Dizionario Biografico Piacentino edito dalla Banca, in particolare soffermandosi sull'adesione dell'artista al futurismo e sulla famosa "abiura" dal movimento pubblicata da La scure di Piacenza nel 1938).Tutto il materiale verrà esposto in una grande mostra che si terrà a Palazzo Galli, da dicembre a febbraio (con effetto sinergico con l'altrettanto importante mostra di autori contemporanei aperta, a partire da settembre, a Palazzo Farnese).

Arisi sta attendendo alla mostra di Bot da oltre un anno (ne sarà infatti il curatore scientifico; l'allestimento sarà di Carlo Ponzini), e di Arisi sarà anche il catalogo. Il titolo che Arisi ha studiato per la mostra è "i Bot della collezione Spreti"; tutto il materiale (parte del quale-fra cui anche 12 album provenienti dalla collezione già di Cesare Balbo) e infatti appartenuto al marchese Vittorio Spreti (come inoppugnabilmente risulta dagli "ex libris" che lo contraddistinguono) che-di nobiltà ravennate-abitò peraltro anche a Ferrara, Genova e Milano (dove pubblicò la sua famosa "Enciclopedia storico-nobiliare", per la quale è noto a tutti gli studiosi di araldica e di diritto nobiliare). Le diverse residenze della famiglia Spreti risultano anche dalla copiosa corrispondenza-pure rinvenuta insieme a lettere destinate a Balbo stesso indirizzata allo studioso, nelle diverse città, proprio da Bot.
Una corrispondenza (che verrà pure esposta alla mostra della Banca) che Arisi giudica di grandissimo interesse; in essa Bot fornisce la chiave di interpretazione del suo excursus artistico, fino all'abiura dal futurismo ed all'apertura alla revisione della sua posizione artistica. Una mostra, dunque, che sarà di grande interesse per i riferimenti personali a piacentini, ma che-soprattutto-fornirà agli studiosi italiani, elementi importanti per un più approfondito giudizio sull'opera artistica del piacentino (le cui opere, com'è noto, sono presenti in moltissime nostre case) oltre che per una-anche personale-rivisitazione dello stesso giudizio, alla luce delle più approfondite conoscenze che si potranno acquisire”.

Gazzola mette in secondo piano le 67 caricature dedicate a Laura Beatrice Azari e si impegna a dimostrare che “Caricatura del sarto Poggi (1939)” è stata disegnata da un burlone, piemontese, dei giorni nostri, che ricava “Caricatura del sarto Poggi (1939) ”della inventata Collezione Spreti da “La bella scontrosa 1940” di Edilio Lana pubblicata nel libro ”I caricaturisti novesi 1894-1953” del 1988.


trasformazione della bella scontrosa in opera
della collezione spreti la caricatura del sarto poggi (1940 apocrifa)

Un certo signor Sergio Cereda, della Brianza, ha scritto qualche tempo fa, per rispondere ad alcune richieste e domande poste pubblicamente nella nostra città, una lettera di protesta. La lettera che voleva dare chiarimenti in merito alla Collezione Spreti però non ha mai visto la pubblicazione sulle testate giornalistiche locali. Sergio Cereda è la persona che inoltrò una denuncia presso la Guardia di Finanza di Venezia, innescando un iter giudiziario che portò al sequestro di migliaia di opere di Bot della inesistente Collezione Spreti.

il Vero Bot negli Anni 1939-1940


autoritratto e piazza cavalli, opere del ‘40

Nel 1939 Bot riceve ammiratori nel suo appartamento in via S. Eufemia 21, arredato con mobili africani. Perde il padre. Partecipa a mostre a Milano, Rimini e San Marino. A Piacenza in Palazzo Gotico per le uve da tavola. Scrive testi impegnativi come: “Coppe sportive”, “Attività artistica di Osvaldo Bot” per elencare con grande precisione la cronologia degli eventi della sua vita, “Scemenze e sfottetti su di lui” e “intervista con Venezia-18 psicografie”. Prepara il viaggio a Tripoli che raggiunge in dicembre.


Nel 1940 Bot è a Tripoli fino a settembre dove illustra ”l'Avvenire di Tripoli”, “Libia” e "Quarta sponda”. Espone, affresca e scrive testi significativi come “Legni affricani”, “18 Psicografie sull’Affrica” e "Naham Ben Abiladi". Al suo rientro a Piacenza pubblica “Pennellate sull’Affrica”. A fine anno decora, con l’amico Ballani, i locali dell’aeroporto di San Damiano