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le Scuole Primarie a Piacenza tra il 1890 e il 1910

di Stefano Beretta

Le problematiche del comparto scolastico di 100 anni fa rispecchiavano più o meno quelle di oggi, la mancanza di locali adatti a svolgere le lezioni, insegnanti precari e una perenne crisi economica che causava tagli alle spese per questo settore. A fine XIX secolo le proteste per il caro vita culminarono con i moti popolari, a Milano nel 1898 il regio esercito apriva il fuoco sulla popolazione che reclamava “pane e lavoro“. Questo disagio economico gravò naturalmente sulle famiglie più povere, si registrò un repentino cambio nell’educazione dei figli, i genitori costretti dagli eventi storici preferivano mandare i propri ragazzi a lavorare piuttosto che a scuola, non era difficile per i giovanissimi trovare un posto da apprendista; il datore di lavoro aveva meno spese e ai ragazzini andava qualche lira da portare a casa per il fabbisogno famigliare.

Le leggi riguardanti l’obbligo scolastico erano all’epoca facilmente aggirabili dalla popolazione, gli uffici dell’anagrafe causa le tante nascite non erano molto organizzati nel ricercare i ragazzi che non rispettavano la frequenza degli studi, soprattutto nelle zone isolate molti bambini nascevano in casa e venivano iscritti in municipio molto tempo dopo la loro venuta al mondo, si creava così confusione negli uffici scolastici tanto che per un’inspiegabile motivo molti alunni iscritti a scuola risultavano irreperibili e altri che invece la frequentavano perché obbligati non risultavano tali.

La scuola dell’obbligo in Italia venne introdotta nel periodo napoleonico, doveva essere gratuita e fruibile a tutti ma a causa del crollo dell’impero francese e la conseguente suddivisione della nostra nazione in tanti piccoli stati impedì la completa applicazione di queste norme. Una prima revisione del sistema scolastico avvenne poco prima dell’unità d’Italia, quando nel 1859 l’allora ministro del Regno di Sardegna, Gabrio Casati scrisse la legge che porta il suo nome e che poi fu adottata anche nel Regno D’Italia, che impostò l’orientamento scolastico elementare su due bienni il primo dei quali obbligatorio per tutti. La legge del 1877 promulgata dall’allora ministro della pubblica istruzione Michele Coppino, prolungava la durata della scuola primaria a 5 anni, i primi tre obbligatori. Nel 1904 il governo Giolitti legiferò su proposta del ministro Vittorio Emanuele Orlando, che l’istruzione elementare dovesse durare fino ai 12 anni di età, introducendo dopo la quarta classe obbligatoria per tutti, un biennio chiamato Corso Popolare adottabile dai comuni con più di 4000 abitanti, con corsi diversi per ogni scuola a secondo delle possibilità economiche della stessa. Con la legge Daneo-Credaro del 1911 le scuole primarie passano parzialmente da comunali a statali, ai comuni che non riuscivano più a pagare regolarmente gli stipendi ai dipendenti, rimase la gestione dei patronati scolastici che tra i vari compiti aveva quello di distribuire agli alunni più bisognosi i libri di testo usati e qualche capo d’abbigliamento per rendere quanto meno decoroso l’accesso nelle aule.

Le vecchie scuole primarie pubbliche di Piacenza, conosciute anche come Rioni Scolastici, erano quasi tutte ospitate negli stabili messi a disposizioni da alcune parrocchie e a parte “il Rione Taverna” che si trovava in San Savino, le aule delle scuole San Pietro, Santa Franca e Sant'Andrea (Queste erano le più antiche scuole pubbliche di Piacenza) risultavano vetuste e malsane e per questo motivo furono soppresse tra il XIX e XX secolo, vi venivano insegnate come materie principali: il catechismo, la lettura e calligrafia con elementi di lingua italiana, ed i principi di aritmetica, storia e geografia.

Gli istituti privati piacentini invece risultavano numerosi ed efficienti, ben amministrati e gestiti per la maggior parte dei casi da congregazioni religiose, le aule piccole ma con pochi studenti provenienti per lo più da famiglie benestanti, dove gli insegnanti riuscivano a completare tranquillamente i programmi scolastici prestabiliti. Ricordiamo alcune strutture private di Piacenza che ospitavano classi elementari; la scuola promiscua o Giardino d’Infanzia Uttini con 50 alunni in via Romagnosi (allora Dazio Vecchio), la maschile San Vincenzo conosciuta anche come ”I Fratelli delle Scuole Cristiane” per circa 200 ragazzi, gli istituti femminili erano: le Dame Orsoline in Strada San Lazzaro (Via Roma) fondata nel 1649, che ospitava 75 ragazze, Istituto collegio S. Agostino (la guida di Piacenza del 1881 la indica come scuola per fanciulle nobili presso S. Chiara in Stradone Farnese) 16 posti, Istituto Delle Teresiane in Stradone Farnese, 40 ragazze, S. Eufemia in via San Marco per 70 alunne dove si eseguivano anche lavori al telaio, Collegio san Girolamo in Via San Nicolò (oggi via Mazzini ) ospitava 80 studenti.
A Piacenza come nel resto d’Italia le ricerche storiche ci dicono che l’analfabetismo riguardava nel 1861 il 74% della popolazione, venti anni più tardi si era ridotto al 47% e nel 1900 gli indici erano saliti al 48%, per questo motivo si rese necessaria in città la costruzione di nuovi edifici da adibire a scuole primarie, nel ventennio che va dal 1893 al 1913, sorsero anche grazie al contributo di una banca locale, le 4 scuole elementari pubbliche più imponenti di Piacenza ancora oggi adibite a questo uso; la Pietro Giordani, il Rione scolastico “Al Piacentino” (poi Giuseppe Taverna), la G. Mazzini e il Rione scolastico G. Taverna (poi Giulio Alberoni) che potevano ospitare complessivamente quasi 3000 alunni, questo importante progetto nel suo complesso venne denominato “Casa della Scuola“.


rione scolastico Giordani

Vide la luce nel 1893 la scuola dedicata allo scrittore piacentino Pietro Giordani, nella via omonima, il progetto dell’ufficio tecnico municipale fu approvato dall’amministrazione guidata dal sindaco Angelo Quadrelli e da una commissione formata tra gli altri dall’architetto Angelo Colla (che non vide l’opera compiuta perché morì pochi mesi prima dell’inaugurazione, da ricordare anche come l’autore di alcuni studi per i restauri ottocenteschi di Palazzo Gotico) dall’ing.Carlo Velasco di Torino e dal regio provveditore agli studi. L’edificio costruito in parte sugli orti dei Mancassola Pusterla era composto da 15 aule da 60 mq. e ciascuna poteva ospitare fino a 50 studenti, completavano il complesso interno i locali per i docenti e per il Capo Rione e un alloggio per il custode. Grandi finestre con vetrate di 12 mq. assicuravano la luce naturale, l’impianto di riscaldamento moderno per l’epoca, era a ventilazione, funzionava mediante un sistema di aerazione che richiamava l’aria fredda per mezzo di griglie posizionate all’altezza dei pavimenti, convogliata nel locale caldaie dove riscaldata e “depurata” risaliva tramite condotti in muratura e immessa nelle stanze mediante delle bocchette poste a 2 mt di altezza. L’esterno dell’edificio vedeva un muro di cinta alto 3 mt nella parte posteriore, e sul fronte stradale la bella cancellata di circa 100 mt lineari, ai lati della quale sorgevano 2 edicole che contenevano gli impianti idrici per l’acqua potabile, i due ingressi erano chiusi da possenti cancelli. Il complesso finito venne a costare circa 187.500 lire del 1893, 135.000 delle quali donate dalla banca.


rione scolastico il Piacentino

L’edificio scolastico “Al Piacentino” di Via Taverna, secondo in ordine di costruzione fu inaugurato il 17-12-1905 e dedicato ad un giurista del XII secolo il cui nome risulta sconosciuto agli storici, viene infatti chiamato solo Il Piacentino o Placentinus. Le note biografiche dicono che fu insegnante di legge nell’ università di Bologna e nelle scuole di Mantova, fondatore della cattedra di diritto romano in quella di Montpellier, alcuni suoi manoscritti sono custoditi nell’archivio Vaticano. Il rione scolastico successivamente dedicato a Giuseppe Taverna, adottava le stesse caratteristiche tecniche di costruzione del Giordani e pur risultando più piccola di questa, aveva un numero maggiore di aule e grazie all’adozione di nuovi banchi poteva ospitare fino a 48 studenti per ogni classe, in totale 864 posti per gli scolari. Una novità adottata dal Rione Al Piacentino era che nel piano seminterrato furono ricavati locali docce, cucina e refettorio e un moderno sistema di scarichi a fosse biologiche ideato dal ing. Lozza di Milano. La cinta muraria con cancellata misurava circa 200 mt lineari, un bel giardino e un piccolo alloggio per il custode completava l’area esterna. Alcune foto di Giulio Milani ci mostrano l’area verde, una sorta di piazzale giardino dove venne edificata la scuola di via Taverna il cui costo superò le 220.000 lire del 1905, cifra interamente coperta con un mutuo infruttifero concesso dall’istituto di credito al Municipio.


veduta della scuola mazzini

L’edificio scolastico dedicato a Giuseppe Mazzini fu inaugurato nel novembre del 1909, sorse sul nuovo viale che portava al Po e al nuovo ponte stradale fatto solamente un anno prima e che tanto lustro aveva dato alla nostra città. La costruzione era di due piani dotata di un ingresso in bello stile architettonico (negli anni venti fu cambiato a causa del sopralzo di un piano), le aule erano 16 e potevano ospitare un totale di circa 600 alunni. Le novità del Mazzini rispetto alle scuole citate in precedenza non erano nelle tecniche di costruzione ma nella creazione di nuove aree d’insegnamento quali il museo didattico e il laboratorio di pedagogia. L’esterno era circondato dalla cancellata che si estendeva per circa 60 mt. lineari, sul retro sorgeva un piccolo giardino. La cifra totale spesa per l’acquisto del terreno e del mobilio e per la costruzione superò le 300.000 lire dell’epoca, e fu coperta per due terzi stipulando il solito mutuo infruttifero.


rione scolastico G. Taverna

Del 1913 l’ultimo rione scolastico sorto in questo ventennio e dedicato come il vecchio edificio soppresso in San Savino a Giuseppe Taverna (successivamente verrà intitolato al Cardinale Giulio Alberoni). Sorse al posto degli edifici compresi tra via Alberoni angolo Cantone dei Tibini, con un fronte di una sessantina di metri su ambo le vie e disposto su tre piani più il seminterrato. Contava 30 aule per l’insegnamento normale, in più rispetto alle altre scuole aveva una palestra coperta, un campo giochi e un’aula per il disegno, il riscaldamento era assicurato da grandi radiatori in ghisa funzionanti a combustibile. Dai progetti visionati e da alcune vecchie fotografie , non sembra che questo edificio sia mai stato circondato da recinzioni in muratura o cancellate, si notano invece delle palizzate adatte a sostenere un reticolato. La scuola Alberoni, funzionò a pieni regimi soltanto dopo la fine della Grande Guerra in quanto, prima si dovette procedere allo smantellamento e alla soppressione delle vecchie aule in San Savino e successivamente fu requisita al pari degli altri rioni scolastici, per essere adibita a ospedale militare durante il conflitto mondiale.

Le statistiche e i dati anagrafici raccolti nel 1910 dal assessore della pubblica istruzione avv. Ugo Bizzi e dal prof. Tornari indicano come gli alunni frequentanti le scuole elementari pubbliche di Piacenza passarono dai 2121 dell’anno 1890 (828 femmine e 1293 maschi per un totale di 37 classi) ai 3116 del 1909 (1421 femmine e 1695 maschi suddivisi in 69 classi). Stando agli estratti dei bilanci comunali le spese per la scuole primarie passarono dalle 87633,12 lire dell’anno 1890 (spesa di circa 41 lire e 31 centesimi per alunno) alle 176.998,25 del 1909 (56 lire e 80 centesimi per bambino). Con la costruzione dell’ultimo edificio e l’aumento del numero delle aule si mise anche un freno al sovraffollamento delle classi che in vent’anni diminuirono la loro capienza da 50 alunni a 37, cosa che l’assessore Bizzi si augurava caldamente, citando anche spesso un passaggio della relazione sul progetto di legge Daneo-Credaro che recitava così: “Condizione prima ed assoluta perché sia possibile intraprendere con serietà di proposito e con sicurezza di vittoria la conquista delle moltitudini analfabete con la istruzione, è che la scuola abbia le sue case ed i suoi maestri “.

Non c’è dubbio che con l’attuazione del progetto CASA DELLA SCUOLA, in quel ventennio così lontano da noi per il tempo trascorso ma abbastanza vicino alle problematiche odierne, le autorità amministrative riuscirono a vincere una battaglia a favore della cultura e della conoscenza. (testo dalla rivista l'Urtiga per gentile concessione di LIR edizioni).