la Battaglia di Trebbia nel 1799
“prefazione di Giulia Beretta”
Nel 1799 la parrocchia di Tuna di Gazzola era retta dal parroco don Gaetano Muggiani, che fu testimone nel giugno dello stesso anno, di una cruentissima battaglia tenutasi in quella zona tra l'esercito della Repubblica Francese e quello degli alleati Russo-Prussiani. All'epoca i transalpini scesero in Italia e conquistarono tutto il nostro territorio fino a Roma, senza quasi colpo ferire, arrivando anche a deportare il papa Pio VI in Francia. Il re di Spagna Ferdinando di Borbone, vedendo minacciati i propri territori in Italia, chiese alleanza al potente imperatore russo, al re inglese Giorgio III e ad altre potenze europee per fermare le orde Francesi. Nel Giugno del 1799 l'esercito alleato comandato dal generale Suwarof e quello transalpino capitanato da Mac Donald si fronteggiavano nella zona tra Tuna, Casaliggio, Mottaziana e Castel San Giovanni schierando sul campo di battaglia circa 60mila soldati. Il parroco Don Muggiani volle annotare questa sua personale esperienza; il suo racconto comincia così:
La notte del 18 giugno, cominciò ad essere fatale per me e per la mia chiesa, mentre una banda di Russi armati staccatasi dal campo verso l'ora di notte, entrò in canonica, e dopo aver mangiato e bevuto a loro sazio cominciarono a spogliarla del migliore col fracassare colle scuri burò e canterani e casse e quanto trovarono di custodito e chiuso, nè contenti di questo si portarono in chiesa, spezzarono le cassette delle elemosine, cassabanchi ed altro; violentarono le porte della sagristia, ruppero i stipi e carichi del migliore che vi trovarono, verso la mezzanotte si ritirarono col loro bottino al campo. Mentre queste scene d'orrore succedevano in canonica e chiesa, la mia famiglia spaventata si salvò col passare tacita tutta la notte sotto un basso pergolato nell'orto del massereggio della chiesa, la mattina veniente fuggì dirigendosi verso Momigliano. Io poi con il mio curato sig. don Lazzaro Maestri ci salvammo dalle costoro violenze, fuggendo inosservati sopra la torre ritirandone sopra la prima scala, e chiudendo la ribalta; qui vi passammo tutta la notte con somma apprensione e disagio; di dove poi discesi, osservammo al comparire del nuovo giorno le rovine domestiche e della chiesa cagionate dalla rapacità dei russi (“l'arciprete Muggiani non dice che in quella notte tra il 18 e il 19 vi fù uno scontro accanito, per causa che, avendo alcuni Francesi traversato il letto della Trebbia, i Russi si credettero assaliti e diedero mano alle armi: e che i combattenti di ambe le parti si confusero e fecero un conflitto dove si uccidevano senza distinguere amici e nemici: e che dopo un'inutile carneficina i generali poterono ricondurre i loro soldati al bivacco. Nota trascritta dallo studioso Jomini”). Era passata l'alba da poco, quando giunse in canonica Leonardo Dalla Valle, oste di Tuna, fuggito a stento dalla sua abitazione che era stata circondata dai soldati Russi, a cercare asilo di sicurezza in questa mia chiesa, che non tardò d'essere pur essa innondata da questi armati. Non potendo fuggire altrove, senza cadere nelle loro mani, stimai bene col detto Leonardo, da sempre compagno nelle mie vicende, risalire la torre, levando la prima scala, che servì di puntello a chiudere la ribalta d'ingresso, ritirandone sopra il volto le corde delle campane che già pendevano dallo stesso. Il mio curato che s'era ritardato in canonica fu ben presto circondato dai Russi, spogliato di tutto quanto aveva, pestato ed ammaccato in ogni parte del corpo e ben presto cominciò a sanguinare; fortuna volle che un ufficiale Tedesco entrò in canonica proprio in quel mentre e lo sottrasse dalle mani di quei disumani e ne protesse la fuga, altrimenti sarebbe sicuramente rimasto vittima. Tutta la mattina del 19, fu un continuo sacco dato alla chiesa e alla canonica, ed io con il socio della mia disgrazia dall'alto della torre vedevamo, inosservati,la funesta scena,che s'andava compiendo sotto dènostri sguardi, aspettandosi da un momento all'altro d'essere pure noi sorpresi nel nostro nascondiglio; Dio però non permise che ci pensassero i Russi. Poco prima di mezzogiorno ripresero le ostilità cò i Francesi, i quali colla loro ala sinistra avendo ripassata la Trebbia sopra Rivalta erano discesi verso Canneto, con grosso corpo armati con fucili e cannoni per obbligare gli Austro-Russi a ripiegare; e qui fu dove cominciarono a battersi con vigore le due armate. Non vedendomi sicuro nella torre della chiesa bersagliata dalle cannonate e approfittando della confusione decisi di ridiscendere, e assieme al mio compagno mi recai nel mio ufficio a recitare una orazione, ben presto fui interrotto dall'arrivo di tre Russi, uno di questi mi puntò la baionetta del suo fucile al petto. Mi buttai ai suoi piedi chiedendo di avere salvata la vita, come risposta ricevetti un calcio e come una furia il soldato mi saltò addosso e mi spogliò di tutto ciò che avevo indosso, poi il russo fu richiamato dai suoi compagni e ritornò nella zona della battaglia. Confuso sul da farsi, venni aiutato dall'oste a rialzarmi e appurato che l'epicentro della guerra si era allontanato dalla chiesa, decidemmo di tentare la fuga. Idossando la stola ci accordammo su cosa dire se percaso i soldati ci avessero fermato e decidemmo che la nostra scusa era di andare a fare visita ad un moribondo. Appena usciti dalla canonica fummo investiti da un gruppo di cavalleria che puntò diritto verso di me gridando fermo spia francese, io mi umigliai ai suoi piedi e mostrandogli la stola dissi che mi stavo recando a visitare un'infermo; costui mi squadrò da capo a piedi e mostrando un briciolo di pietà mi lascio andare. Riprendemmo il cammino verso Canneto incontrando ovunque morti e feriti, venimmo più volte sfiorati dalle palle dei fucili ed il rombante tuonare delle cannonate ci faceva vacillare ogni volta; attraversammo campi di frumento, filari di viti e boschi dove approfittando dell 'ombra delle piante ci fermammo un'attimo a respirare ed a osservare quello che succedeva tutt'attorno, indi ripartimmo in direzione Momigliano (il buon parroco senza saperlo aveva attraversato la zona dove la battaglia era più cruenta, infatti lo Jomini ci dice che in queste due giornate di guerra, i due schieramenti persero quasi 12.000 uomini, i francesi a differenza degli austro-russi, non avevano rinforzi nelle vicinanze e vedendo che le riserve di polvere e proiettili erano ridottissime e avendo lasciato morenti sul campo di battaglia diversi ufficiali, furono costretti ad indietreggiare, qui morì tra gli altri il famoso generale transalpino Cambray). Qui cercai riparo e ristoro e vi rimasi fino al 25 Giugno, giorno che feci ritorno alla mia parrocchia di Tuna. Arrivato vicino alla chiesa mi venne incontro il sacrestano ed assieme a lui entrammo, vidi subito che avevano forzato il tabernacolo rubato la sacra pisside e sparso tutto intorno le ostie consacrate, a quella vista mi venne da piangere. Durante la mia assenza i soldati Russi avevano avuto tutto il tempo di profanare, rubare e di frugare senza contrasto in ogni angolo di questa chiesa e di lasciarla completamente spoglia di ogni suo ornamento e lordata di ogni genere di rifiuti, anche corporali. Può ben figurarsi il lettore di queste tragiche memorie quale fosse la dura mia situazione in tale circostanza; lasciato così cò soli panni che mi ritrovavo indosso, privo di sacri vasi onde ministrare i sacramenti e celebrare i divini misteri, senza sapere da qual parte rivolgermi e cominciare a rimediar a tanta desolazione (il buon parroco lasciò questo scritto usando la polvere da sparo, lasciata dai soldati, mescolata ad acqua, come inchiostro).“descritta da un testimone oculare, don Gaetano Muggiani arciprete e vicario foraneo di tuna di gazzola”.
campo dei russo-prussiani nei pressi del fiume trebbia