la Guerra in Casa - una Mesta Contabilità
di Stefano Pareti
lapide a ricordo posta sotto le arcate del Gotico
lapide a ricordo posta sotto le arcate del Gotico
Nell’area militare della Pertite tra il 1928 e il 1940 si sono verificate due gravissime esplosioni, quando ancora si chiamava Laboratorio Caricamento Proiettili. La prima è avvenuta il 27 settembre 1928 (ne ha scritto Gian Paolo Bulla su “L’Urtiga n. 3 del 2013) con 13 operai morti e 3 feriti. La seconda esplosione fu di dodici anni dopo, l’8 agosto 1940, e registrò un bilancio ben più tragico: 47 morti e quasi 800 feriti tra ricoverati in ospedale e assistiti in ambulatorio. I morti della prima e della seconda esplosione sono ricordati da due lapidi sotto le arcate di palazzo Gotico. Questa mesta contabilità lascia intuire tuttavia come fosse difficile stabilire il numero certo dei feriti del secondo scoppio, quando le notizie si susseguivano incontrollate e la città era in preda al panico. L’elenco sotto riportato intende ricordare i nomi di quelle lavoratrici e di quei lavoratori che nell’agosto 1940 risultarono tra i feriti nella luttuosa circostanza. Per cercare di fare chiarezza sul numero e sui loro nomi ho attinto i dati da due diverse fonti: “La Scure” (quotidiano che il regime fascista usò per sostituirsi a Libertà) del 13 agosto 1940; e una fonte militare, di cui sono debitore al maggior generale Eugenio Gentile, nella persona del brigadiere generale Gennaro Di Lauro, oggi in pensione, ma che è stato vice-direttore del nostro Arsenale e poi a Noceto quale direttore dello Stabilimento Ripristini e Recuperi del Munizionamento. Di Lauro ha conservato i documenti dell’epoca. A entrambi vanno i miei ringraziamenti. Però in questa “ricerca di gruppo” ha svolto un ruolo altrettanto importante Vittorio Melandri, che con l’informatica ha pazientemente ricongiunto i tasselli del puzzle.
Ho incrociato i dati dei due elenchi e ne è emerso un terzo che dovrebbe essere definitivo e che comprende 795 nominativi. Uso il condizionale perché involontariamente le fonti richiamate potrebbero essere incorse in qualche errore, vista la concitazione di quei lontani e tragici giorni.Di fronte all’ingente numero di lavoratori coinvolti, possiamo meglio capire la portata degli avvenimenti e quanto profondo sia il nesso che lega l’area della Pertite alla nostra città. E’ entrata nel suo cuore. Ecco perché la destinazione di quella superficie a parco pubblico (attesa, ma non ancora formalizzata) è quasi un atto dovuto. Non si tratta di una qualunque pratica amministrativa: è un gesto di riconoscenza che quei morti e questi feriti ancora si aspettano. Ed è anche per tali ragioni che i piacentini pensano che la Pertite debba esser loro restituita: per farne un utilizzo pubblico a favore dei cittadini di tutte le età.
Ho incrociato i dati dei due elenchi e ne è emerso un terzo che dovrebbe essere definitivo e che comprende 795 nominativi. Uso il condizionale perché involontariamente le fonti richiamate potrebbero essere incorse in qualche errore, vista la concitazione di quei lontani e tragici giorni.Di fronte all’ingente numero di lavoratori coinvolti, possiamo meglio capire la portata degli avvenimenti e quanto profondo sia il nesso che lega l’area della Pertite alla nostra città. E’ entrata nel suo cuore. Ecco perché la destinazione di quella superficie a parco pubblico (attesa, ma non ancora formalizzata) è quasi un atto dovuto. Non si tratta di una qualunque pratica amministrativa: è un gesto di riconoscenza che quei morti e questi feriti ancora si aspettano. Ed è anche per tali ragioni che i piacentini pensano che la Pertite debba esser loro restituita: per farne un utilizzo pubblico a favore dei cittadini di tutte le età.
comp. Artiglieri e lab. Caricamento Proiettili
Elenco dei 795 feriti alla Pertite l'otto agosto 1940. Agnelli Pietro; Agnetti Pietro; Airoli Carlo; Albanesi Agostino; Albanini Delio; Albertazzi Giuseppe; Albertini Pia; Albieri Cesira; Albini Angelo; Alussi Luigi; Ambroggi Vincenzo; Amorini Luigia; Amorini Maria; Ampollini Iside; Andena Giacomo; Androni Rosa; Anelli Giulia; Anelli Rosa; Anelli Rosa fu Salvatore; Anselmi Giuseppe; Antelmi Santina; Araldi Maria; Arbasi Carmela; Arcelli Ettore; Arcelli Irene; Ardemagni Enrichetta; Ardemagni Giovanni Enrico; Armani Angela; Armani Santina; Azzali Alfredo; Badagnani Vincenzo; Baffi Teresa; Bagassi Pina; Balbuti Dott. Guido; Baldaracchi Maria; Baldini Giuseppe; Baldini Piera; Balestra Silvia; Balordi Albina; Barabusi Teresa; Barba Luisa; Barbazza Rosa; Barbieri Paolina; Barbieri Rosa di Alberto; Barbieri Elisa; Barbieri Maria; Barbieri Rosa fu Luigi; Barbuglio Fausto; Barbuti Guido; Barcia Giuseppe; Bardetti Derna; Basili-Luciani Manlio; Basini Marianna; Bassi Genoveffa; Bassi Linda; Bassi Lodovico; Battaglia Rodolfo; Battoli Maria; Bavagnoli Ida; Bazzati Walter; Beghi Giovanna; Belassi Giuseppe; Bellicchi Anna; Bellocchio Erminio; Bellocchio Giuseppina; Belloni Ida; Belloni Maria; Benedetti Anna; Benelli Concetta; Benigni Achille; Bennati Giuseppe; Bentivoglio Pia; Benzi Aldo; Beoni Mafalda; Bergamaschi Albina; Bergianti Olindo; Bernardelli Vittoria; Bernardi Maria; Bernieri Luisa; Bernini Fernando; Bernini Brunilde; Bernocchi Francesco; Berretta Giulia; Berretta Ines; Bersanelli Virginia; Bersani Alessandro; Bersani Giuseppe; Berté Angela-Maria; Berti Anna; Berti Giuseppina; Bertocchi Antonio; Bettini Ferruccio; Bettini Rocco; Bianchi Federico; Bianchi Giulio; Bianchi Rinaldo; Biasini Giuseppina; Biggi Gina; Bisagni Adele; Bisagni Alfredo; Bisagni Rosa; Biselli Bianca; Bisi Maria di Guido; Bisi Maria fu Carlo; Bisi Secondo; Bisi Teresa; Bisotti Giuseppe; Bissi Eva; Bissi Rosa; Bocchio Natale; Bocchio Lorenzo; Boiardi Ines; Boiardi Teresa; Boledi Angiolina; Bolledi Francesco; Bolzoni Annunciata; Bonadé Stella; Bonatti Maria; Bonelli Giovanna; Bonetti Virginia; Bongiorni Giuseppe; Bongiorni Pietro; Boni Arturo; Bonini Giuseppina; Bonfanti Candida; Bonvini Mario; Bonzi Mario; Bori Antonia; Borotti Fiorita; Borotti Mario; Borsadelli Virginia; Borsotti Adalgisa; Bosconi Anselma; Boselli Mario; Bosi Ludovico; Bosoni Carlo; Bosoni Maria; Bossolini Quinto; Bottazzi Emilio; Botticini Camilla; Bozzini Camillo; Bozzini Giuseppe; Braghieri Federico; Braghieri Pasquale; Bravi Giuseppe; Bravi Ida; Bravi Maria; Breghi Giuseppina; Bricchetti Maddalena; Bricchi Petronilla; Bricchi Artemio; Bricchi Rosa; Brichetti Maddalena; Brizzolari Luisa; Brocchieri Maria; Brulli Pietro; Brusamonti Vittorio; Bruzza Paolo; Burgazzi Giuseppe; Burgazzi Margherita; Burgazzi Chiara; Burgazzi Elvira; Burzoni Maria; Busato Francesco; Busconi Anna; Busconi Anna; Busconi Luigi; Bussandri Luisa; Buzzetti Teresa; Buzzi Angela; Cademartiri Fausta; Caldara Andrea; Calderoni Giuseppe; Calenda Arnaldo; Calza Firmino; Calza Umberto; Camellini Francesco; Cammi Ferdinando; Cammi Adele; Cammi Giuseppe; Campasi Salvatore; Campelli Giuseppina; Campelli Giuseppe; Campolonghi Domenico; Canepari Sigismondo; Canevari Amelia; Cantarutti Eugenio; Cappelletti Maria; Cappelletti Olimpio; Cappelletti Renata; Caprioli Luigi; Capuana Carlo; Caravaggi Clementina; Caravaggi Luisa; Carbonati Teresa ; Carboni Fernando; Carella Carolina; Carella Chiara; Carini Angela; Carini Alberto; Carini Terenzio; Carlo Cugini; Carlotti Carmen; Carrà Maria; Carrà Erminio; Carrugati Carlo; Casalini Delfina; Casalini Delfina; Casana Rosa; Casana Ugo; Casaroli Anna; Casaroli Chiara; Casella Anna; Cassinari Silvio; Castignoli Aldina; Cattaneo Giovanni; Cattani Virginia; Cautela Mauro; Cavagnera Marino; Cavalieri Corradina; Cavanna Luigia; Cella Giuseppe; Celli Rosa; Ceriati Giovanni; Cerioni Carolina; Cerri Luisa; Cerri Gentilina; Cerri Guido; Cerri Maria; Cerri Santina; Ceruti Adele; Ceruti Iolanda; Chiavo Ghiara; Chierani Maria; Chiesa Eliseo; Chievo Chiarina; Chinelli Alberto; Chiozzi Carlo; Chiusi Celso; Civardi Paola; Clodolo Francesco; Cobianchi Augusto; Colla Cesare; Collarossi Margherita; Colombi Maria; Colombi Dirce; Colombini Luigi; Cominetti Mario; Contini Chiara; Conversi Matilde; Cordani Cesarina; Cordani Sante; Corini Dina; Cornelli Bianca; Cornelli Roberto; Cornelli Sofia; Cortellini Carolina; Corti Emma; Corvi Fortunato; Costa Angiolino; Costa Maria; Costantini Carlo; Costantini Demetrio; Cravedi Antonio; Cravedi Alfredo; Cravedi Berenice; Cravedi Gaetano; Cravedi Giuseppe; Cravedi Palmira; Cremona Maria; Cremona Giuseppe; Cremona Luigi; Cremona Luisa; Cremona Primo; Cremonesi Primo; Crisma Pietro; Crisoli Adele; Crisoli Giuseppina; Cristalli Albertina; Cristalli Alda; Croci Carolina; Crucci Paolina; Cugini Carlo; Cuminetti Armando; Dadomo Lina; Dagrada Romeo; Dalla Valle Bruna; Dallachiesa Andrea; Dallagiovanna Maria; Dallavalle Luigi; Dalpozzo Alfredo; Danese Ettore; Daveri Luisa; Davoli Elvira; De Ambrogi Luciana; De Bortoli Noè; De Lenzi Eolo; De Luca Gabriele; De Matté Assunta; De Micheli Umberto; De Santis Lea; Deangelis Mario; Debè Ida; Del Panno Ines; Della Rovere Giuseppe; Devoti Carmela; Dina Massari; Dodi Severina; Dodi Demetrio; Dogali Massimina; Dordoni Rinaldo; Dosi Uliana; Dotti Emilio; Dotti Ida; Draghi Giovanni; Eberli Bianca; Faggioli Enrico; Fancini Emilio;
infermeria, alloggi e magazzini alla Pertite
Farinotti Mario; Farioli Amilcare; Farioli Amilcare; Favari Dina; Favari Pietro; Federici Mario; Feinardi Suemo; Fenocchi Erina; Fermi Margherita; Fermi Lina; Fermi Pietro; Ferrari Alfonso; Ferrari Eugenia; Ferrari Ferdinando; Ferrari Gaetano; Ferrari Luisa; Ferri Gino; Ferri Giuseppe; Figlios Giuseppina; Fiorani Augusto; Fiorentini Salvatore; Fioretti Beatrice; Fiorito Giacomo; Foanna Linda; Fogliazza Luigia; Folletti Ettore; Fontana Maria; Forlani Ferruccio; Fornari Silvio; Fornari Irma; Fornaroli Gino; Fornasari Angelo; Fornasari Luisa; Fornasari Maria; Fortusini Renzo; Fossati Cesarina; Fraccaroli Silvana; Franchi Antonio; Franchi Giuseppe; Franchi Torquato; Franco Angelo; Fugazzi Raimondo; Fugazzi Pietro; Fulgosi Paola; Gaetani Carolina; Gaetani Iole; Galazzi Ernesta; Galli Luisa; Galli Enrichetta; Galli Enrichetta; Galli Giovanni; Galli Giovanni; Gallini Emilio; Gallini Angelo; Gandolfini Primo; Gardi Luigia; Gariboldi Gina; Garioni Maria; Garioni Pierina; Gastaldi Matilde; Gatti Carlo; Gatti Carolina; Gatti Federico; Gazzola Luisa; Gazzola Cesarina; Gazzola Giuseppe; Gervasoni Filomena; Gero Paolo; Gheggi Giovanni; Ghezzi Lodovico; Ghezzi Luigia; Ghioni Mario; Ghisoni Carlo; Gianlupi Maria; Giavelli Luigi; Giudei; Elena; Gobbi Enrichetta; Gorassini Dinarach; Gorazzieri Lina; Granetti Carlo; Granetti Maria; Grassi Maria; Grassi Cecilia; Grassi Ida; Grassi Maria di Sante; Graziani Luigi; Grilli Giuseppe; Groppalli Lino; Groppalli Lino; Groppi Maria; Groppi Lino; Grossi Giuseppe; Guasconi Maria; Guasti Savina; Guglielmetti Ettore; Guglieri Anna; Illari Michele; Illari Maria; Illari Maria; Insardi Luciano; Iori Isidoro; Isaia Clelia; Italia Cagnoni; Leccardi Ercole; Legatti Maria; Lenzi Alfonsina; Livelli Francesco; Lodigiani Enrico; Lodola Arturo; Lombardelli Pietro; Losi Sante; Lovotti Maria; Luciani Antonio; Lucio Giuseppina; Lupi Eralda; Lupi Felice; Lupi Luigi; Macchetti Gina; Maestri Arturo; Maffi Giovanni; Maggi Guido; Magnani Alcide; Magnani Ernestina; Maiello Ferdinando; Mainardi Luigi; Mainardi Rosa; Maini Iole; Maiocchi Ernesto; Maiocchi Imelio; Malaguti Luigi; Malaguti Luisa; Malaspina Mario; Malchiodi Maria; Malchiodi Paolo; Maloberti Elena; Maloberti Guglielmo; Mancassola Maria; Mandelli Guglielmo; Mangio Emilio; Mani Emilio; Manini Annita; Mantovani Ottavio; Marazzi Gemma; Marazzi Guido; Marchesi Anna; Marchesi Annita; Marchesi Pierina; Marconi Ermelinda; Marenghi Anna; Marenghi Iside; Marossi Guido; Martini Alberto; Marubbi Giuseppina; Marulli Lina; Marzaroli Adalgisa; Marzaroli Bruno di Aberto; Marzaroli Bruno di Lazzaro; Marzaroli Maria; Marzolini Giovanni; Mascalzoni Giuseppe; Maserati Enea; Maserati Luigi; Maserati Marcella; Maserati Marcella; Massolini Adalgisa; Mazzari Lina; Mazzocchi Maria; Mazzocchi Maria fu Vincenzo; Mazzocchi Rinaldo; Mazzocchi Tommaso; Meazzi Edoardo; Menippo Gaetano; Mentana Maria; Mentrasti Salvatore; Merli Angela; Merli Cleonice; Merli Enrico; Merli Filomena; Merli Pierina fu Alfonso; Merli Pierina fu Giovanni; Merlini Santina; Merlini Carmela; Merlini Maria; Mezzadri Ernesto; Mezzadri Santina; Milanesi Ada; Milanesi Lazzaro; Milanesi Mario; Milani Primo; Milani Solidea; Milani Umberto; Moia Bianca; Moia Teresa; Molinari Erminio; Molinari Maria; Molinaroli Mario; Molinaroli Pietro; Montanari Iride; Montanari Adalgisa; Montanari Realdina; Montesissa Teresa; Morbelli Emilia; Morelli; Giuseppe; Mosconi Francesca; Mosconi Mario; Muroni Albertina; Muselli Luisa; Musetti Pietro; Mutti Gina; Nani Aquilino; Nani Artemio; Nani Emilio; Nani Lodovico; Nassani Anna; Necchi Anna; Necchi Carmen; Necchi Iside; Negri Vittorio; Negruzzi Arturo; Neleo Arturo; Nerini Maura; Nicolini Maria; Nicolini Piera; Nipani Ida; Novara Salvatore; Novi Carlo; Obedak. Guerrino; Oliveti Vincenzo; Orlandoni Costante; Orsi Ettore; Orsi Irma; Pagani Maria; Pagani Giuseppe; Pagliari Albertina; Pancini Angela; Pantaleoni Teresa; Paratici Giuseppe; Passaia Angela; Passalenti Concetta; Passera Silvio; Paterlini Giancarlo; Patrizi Giuseppe; Pattarini Amalia; Pazzoni Maria; Pedrazzini Maria; Pelizzari Teresa; Pellegrini Eleonora; Pellini Maria; Pelò Domenico; Pepe Esterina; Peretti Iolanda; Peroncini Giuseppina; Perotti Agostina; Perotti Angiolina; Perotti Corinna; Perotti Mario; Pezza Cecilia; Pezza Gemma; Pezza Lodovico; Pezza Olivio; Pezzoni Anna; Piccinotti Clelia; Piccoli Carlo; Pietrini Maria; Pinotti Maria; Pipitto Michele; Piriti Carola; Piva Carmela; Piva Carmela; Piva Pierina; Piva Rosina; Pizzamiglio Ernesto; Pizzi Luisa; Podestà Fortunata; Podestà Giovanna; Podestà Linda; Podestà Luigi; Poggi Teresa; Politi Carlo; Pollini Teresa; Ponti Gemma; Ponzini Giustina; Porta Luigi; Pozzi Luisa; Pozzi Maria; Pozzoli Angelo; Pozzoli Paolo; Pradelli Carla; Prazzoli Giuseppina; Prazzoli Rosa; Previ Giuseppina; Prevotti Paolo; Prezzolari Luisa; Pronti Adele; Pronti Andreina; Provesi Celestina; Purini Virgilio;
Rabaiotti Maria; RabuffiBianca; RabuffiDesolina; Rabuffi Santina; Racchini Anna; Ragazzi Giuseppina; Raggi Carlo; Raimondi Aristide; Raimondi Maria; Rancati Luisa; Rancati Giovanni; Rancati Luigia; Rancati Maria; Ravazzola Adolfo; Ravera Luisa; Re Muria; Rena Oreste; Rettagliati Maria; Ricardi Umberto ; Ricci Annetta; Ricci Maria; Riccobono Pietro; Rivalta Renzo; Rizzi Renzo; Roberto Cornelli; Rocca Angela; Roda Giuseppe; Roggero Carlo; Romani Rosa; Romani Giovanna; Romani Ornellina; Rosa; Rosa Giuseppe; Rossetti Ettore; Rossetti Igino; Rossi Angela; Rossi Chiara; Rossi Cleonice; Rossi Emilia; Rossi Ernesto; Rossi Maddalena; Rossi Mario; Rossi Nicola; Rossi Dirce; Rossi Dorina; Rossi Eugenia; Rossi Giovanna; Rossi Giuseppina di Giacomo; Rossi Giuseppina di Giovanni; Rossi Giuseppina fu Nicola; Rossi Luciano; Rossi Maria; Rossi Maria di Enrico e Calza Carolina; Rossi Maria di Enrico e Carolfi Rosa; Rossi Vittoria; Rota Tosca; Rozzi Teresa; Rubini Irma; Ruggeri Carlo; Sacco Rina; Sala Elena; Sala Maria Teresa; Saltarelli Antonia; Saltarelli Antonio di Giovanni; Saltarelli Sante; Sandebranghi Sabino; Santi Giuseppina; Santoprete Savina; Soprani Ida; Sarasini Pietro; Sartori Elena; Sartori Maria; Savi Francesco; Scaglia Pierina; Schiavi Giovanni; Schiavi Leopoldo; Schiavi Vittorina; Scolari Luigi; Scrivani Francesco; Scrivani Antonio; Scrivani Celestina; Scrivani Felice; Secondi Maria; Serapione Biagio; Serasini Vincenzo; Sesenna Alice; Sesenna Maria; Sgorbati Elisa; Sgorbati Luigi; Signaroldi Giuseppe; Signaroldi Giuseppe di Aurelio; Signoroldi Carmela; Simonini Rodolfo; Skabic Rodolfo; Solari Mario; Solari Clementina; Solari Federico; Solari Giacomo; Solari Mario; Solenghi Agostino; Solenghi Anna; Sollicioni Carlo; Soresi Palmira; Soressi Ester; Soressi Camillo; Sottani Giovanna; Sottani Giuseppina; Sottili fu Ernesto Giuseppe; Sottili Giuseppe; Spalazzi Alessio; Spazzapan Angelo; Spigoloni Anna; Sportelli Pietro; Srebont Maria; Stefanoni Giordano; Stoppele Margherita; Strinati Pierina; Supini Luisa;Taglia Maria; Tagliaferri Carmela; Tagliaferri Silvio; Tagliaferri Anna; Tagliaferri Ersilia; Tagliaferri Pietro; Tagliavini Dante; Taina Paola; Tamagni Lina; Tansini Luigi; Tansini Mario; Tassi Luisa; Tavani Dirce; Terret Maria; Terzoni Pierina; Tessali Bruna; Testa Adolfo; Tgliaferri Silvio; Tinelli Giulia; Tinelli Carlo; Tirelli Rosa; Tola Giovanni; Tonalini Manlio; Torsolino Egle; Tosca Albino; Tosi Elena; Tramelli Giovanni; Trentin Luisa; Trova Bianca; Trubini Irma; Turchi Alfredo; Vaccari Rosa; Vaghini Luigi; Vago Francesco; Valenza Massimiliano; Valladi Carmela; Venturati Maria; Venturini Antonietta; Verani Carmela; Vermi Mario; Vernasca Ernesto; Verragri Rosa; Vescovi Mario; Viguadi Angelo; Villa Adele; Vinciguerra Giulia; Virginia Cattanei; Visai Dario; Vivadi Maria; Voda Adolfo; Volpari Elisa; Zago Sante; Zambianchi Rosa; Zanaboni Gina; Zanco Giovanni; Zanetti Rina; Zermani Carlo; Zermani Delfina; Zili Angelo; Zucchini Valentina; Zurla Fiorina.
Rabaiotti Maria; RabuffiBianca; RabuffiDesolina; Rabuffi Santina; Racchini Anna; Ragazzi Giuseppina; Raggi Carlo; Raimondi Aristide; Raimondi Maria; Rancati Luisa; Rancati Giovanni; Rancati Luigia; Rancati Maria; Ravazzola Adolfo; Ravera Luisa; Re Muria; Rena Oreste; Rettagliati Maria; Ricardi Umberto ; Ricci Annetta; Ricci Maria; Riccobono Pietro; Rivalta Renzo; Rizzi Renzo; Roberto Cornelli; Rocca Angela; Roda Giuseppe; Roggero Carlo; Romani Rosa; Romani Giovanna; Romani Ornellina; Rosa; Rosa Giuseppe; Rossetti Ettore; Rossetti Igino; Rossi Angela; Rossi Chiara; Rossi Cleonice; Rossi Emilia; Rossi Ernesto; Rossi Maddalena; Rossi Mario; Rossi Nicola; Rossi Dirce; Rossi Dorina; Rossi Eugenia; Rossi Giovanna; Rossi Giuseppina di Giacomo; Rossi Giuseppina di Giovanni; Rossi Giuseppina fu Nicola; Rossi Luciano; Rossi Maria; Rossi Maria di Enrico e Calza Carolina; Rossi Maria di Enrico e Carolfi Rosa; Rossi Vittoria; Rota Tosca; Rozzi Teresa; Rubini Irma; Ruggeri Carlo; Sacco Rina; Sala Elena; Sala Maria Teresa; Saltarelli Antonia; Saltarelli Antonio di Giovanni; Saltarelli Sante; Sandebranghi Sabino; Santi Giuseppina; Santoprete Savina; Soprani Ida; Sarasini Pietro; Sartori Elena; Sartori Maria; Savi Francesco; Scaglia Pierina; Schiavi Giovanni; Schiavi Leopoldo; Schiavi Vittorina; Scolari Luigi; Scrivani Francesco; Scrivani Antonio; Scrivani Celestina; Scrivani Felice; Secondi Maria; Serapione Biagio; Serasini Vincenzo; Sesenna Alice; Sesenna Maria; Sgorbati Elisa; Sgorbati Luigi; Signaroldi Giuseppe; Signaroldi Giuseppe di Aurelio; Signoroldi Carmela; Simonini Rodolfo; Skabic Rodolfo; Solari Mario; Solari Clementina; Solari Federico; Solari Giacomo; Solari Mario; Solenghi Agostino; Solenghi Anna; Sollicioni Carlo; Soresi Palmira; Soressi Ester; Soressi Camillo; Sottani Giovanna; Sottani Giuseppina; Sottili fu Ernesto Giuseppe; Sottili Giuseppe; Spalazzi Alessio; Spazzapan Angelo; Spigoloni Anna; Sportelli Pietro; Srebont Maria; Stefanoni Giordano; Stoppele Margherita; Strinati Pierina; Supini Luisa;Taglia Maria; Tagliaferri Carmela; Tagliaferri Silvio; Tagliaferri Anna; Tagliaferri Ersilia; Tagliaferri Pietro; Tagliavini Dante; Taina Paola; Tamagni Lina; Tansini Luigi; Tansini Mario; Tassi Luisa; Tavani Dirce; Terret Maria; Terzoni Pierina; Tessali Bruna; Testa Adolfo; Tgliaferri Silvio; Tinelli Giulia; Tinelli Carlo; Tirelli Rosa; Tola Giovanni; Tonalini Manlio; Torsolino Egle; Tosca Albino; Tosi Elena; Tramelli Giovanni; Trentin Luisa; Trova Bianca; Trubini Irma; Turchi Alfredo; Vaccari Rosa; Vaghini Luigi; Vago Francesco; Valenza Massimiliano; Valladi Carmela; Venturati Maria; Venturini Antonietta; Verani Carmela; Vermi Mario; Vernasca Ernesto; Verragri Rosa; Vescovi Mario; Viguadi Angelo; Villa Adele; Vinciguerra Giulia; Virginia Cattanei; Visai Dario; Vivadi Maria; Voda Adolfo; Volpari Elisa; Zago Sante; Zambianchi Rosa; Zanaboni Gina; Zanco Giovanni; Zanetti Rina; Zermani Carlo; Zermani Delfina; Zili Angelo; Zucchini Valentina; Zurla Fiorina.
veduta dopo le esplosioni alla Pertite
Otto Agosto 1940: 25 e 75 Anni Dopo. Il tragico scoppio della Pertite. Del tragico scoppio della Pertite dell’8 agosto 1940 ho scritto di recente ricordando che vi furono 47 morti e 795 feriti, una delle più disastrose sciagure accadute nella nostra città, prima e dopo di allora. Ma affinché i lettori si possano ancor meglio rendere conto della drammatica portata dell’avvenimento ho pensato di tornare su quei fatti, dando voce ad un testimone dell’evento. Sono così ricorso ai ricordi di uno storico collaboratore di Libertà, Gaetano Cravedi, che era anche dipendente del Laboratorio Caricamento Proiettili (come già allora tutti chiamavano la Pertite), e che in quel giorno, lavorando all’ufficio Contabilità dello stabilimento, si trovava a una cinquantina di metri dal punto della deflagrazione. Cravedi non è più tra noi, ma sopravvisse allo scoppio, e negli anni successivi fu autore anche di vari libri a carattere prevalentemente sportivo: in quel giorno si ritrovò ferito e lanciato sotto il suo tavolo di lavoro. In occasione dei 25 anni dello scoppio, il 15 agosto 1965, scrisse un lungo e dettagliato articolo per la cronaca cittadina di Libertà, dal titolo “Rievocato dopo venticinque anni il tragico scoppio della Pertite”. L’articolo si concludeva riferendo anche della commossa cerimonia tenutasi la domenica precedente al cimitero di Piacenza. Penso che l’articolo di Cravedi mantenga tuttora la sua attualità e che i lettori ne possano apprezzare le parti più significative.Va ricordato che nella Pertite erano impiegati circa 1500 lavoratori, fra cui molte donne, ma almeno un quarto di esse in quel momento non si trovava nella fabbrica. Il Laboratorio era comunemente chiamato “La Pertite” dal nome dell’esplosivo che vi si confezionava fin dall’epoca della prima guerra mondiale.
L’inizio dell’articolo di Gaetano Cravedi toglie il fiato e va subito al punto cruciale: ”L’8 agosto 1940 alle 14.25, due terrificanti esplosioni, una a pochi secondi di distanza dall’altra, scossero Piacenza, schiantando migliaia di vetri in ogni quartiere e suscitando allarme e sgomento: erano saltate in aria due polveriere nel Laboratorio Caricamento Proiettili, sito alcune centinaia di metri fuori da barriera Torino. Nel cielo della città salì (e vi rimase per diverse ore) una spessa nube grigio-gialla, dalla quale pioveva una specie di sabbia, che coperse il selciato delle strade. (.…) Si calcola che furono spesi dieci milioni di lire di allora per la sostituzione dei vetri andati in frantumi in tutta la città. Il Genio Civile provvide alla sistemazione degli edifici, anche privati, rimasti danneggiati. (.…) I primi soccorritori che accorsero lungo la via Emilia Pavese videro venirsi incontro urlanti e spaventate, col volto insanguinato tra le mani, persone che cercavano di porsi in salvo per il timore di altri scoppi, che fortunatamente non avvennero.(.…) Le esplosioni avevano seminato distruzione e morte nel Laboratorio. Gli edifici dell’ampio stabilimento erano sconquassati, mentre i macchinari risultarono ancora efficienti, tanto da consentire, il 22 agosto, la ripresa della lavorazione nello stabilimento di Noceto (Parma) dove furono trasferiti”.
Quella tragica giornata. Gaetano Cravedi prosegue nella sua rievocazione analizzando lo svolgersi di quella luttuosa giornata fino alle drammatiche esplosioni: “La giornata era soleggiata e afosa. Il primo a dare l’allarme fu uno dei custodi delle polveriere, il sig. Ludovico Fermi (poi morto il 20 giugno 1949 a Lugo di Romagna in un incidente durante uno scaricamento di munizioni) il quale, uscendo dai gabinetti siti proprio di fianco alla prima polveriera (la prima cioè che, scendendo dall’ingresso sul viale centrale s’incontrava a sinistra) avrebbe scorso fumo (e forse una fiamma) uscire dal tunnel d’entrata. Egli corse verso la portineria per dare l’allarme; dopo una trentina di passi s’imbatté nell’impiegato Callisto Salotti, addetto al trasporto degli esplosivi, al quale gridò: “La polveriera è in fiamme!”. Fece ancora pochi passi, poi la sua voce fu coperta da un boato: era saltata in aria la polveriera da cui usciva il fumo, la quale conteneva tritolo e T4. Tutto lo stabilimento ebbe un sussulto e fu avvolto dal polverone. Non erano trascorsi quattro secondi che una seconda esplosione scosse di nuovo la fabbrica come un terremoto: erano scoppiate, presumibilmente per simpatia, una seconda polveriera contenente detonatori primari ed esplosivo ad altissimo potenziale nonché una riservetta con balestite e nitroglicerina, site entrambe nelle vicinanze della prima polveriera distrutta. Avvennero in questi ultimi istanti scene indescrivibili. Le esplosioni avevano gettato quasi tutti a terra. (.…) Al posto delle due polveriere, che contenevano circa 400 quintali di esplosivo ad alto potenziale, si aprirono due grandi crateri, larghi una quindicina di metri, profondi una dozzina”.
L’inizio dell’articolo di Gaetano Cravedi toglie il fiato e va subito al punto cruciale: ”L’8 agosto 1940 alle 14.25, due terrificanti esplosioni, una a pochi secondi di distanza dall’altra, scossero Piacenza, schiantando migliaia di vetri in ogni quartiere e suscitando allarme e sgomento: erano saltate in aria due polveriere nel Laboratorio Caricamento Proiettili, sito alcune centinaia di metri fuori da barriera Torino. Nel cielo della città salì (e vi rimase per diverse ore) una spessa nube grigio-gialla, dalla quale pioveva una specie di sabbia, che coperse il selciato delle strade. (.…) Si calcola che furono spesi dieci milioni di lire di allora per la sostituzione dei vetri andati in frantumi in tutta la città. Il Genio Civile provvide alla sistemazione degli edifici, anche privati, rimasti danneggiati. (.…) I primi soccorritori che accorsero lungo la via Emilia Pavese videro venirsi incontro urlanti e spaventate, col volto insanguinato tra le mani, persone che cercavano di porsi in salvo per il timore di altri scoppi, che fortunatamente non avvennero.(.…) Le esplosioni avevano seminato distruzione e morte nel Laboratorio. Gli edifici dell’ampio stabilimento erano sconquassati, mentre i macchinari risultarono ancora efficienti, tanto da consentire, il 22 agosto, la ripresa della lavorazione nello stabilimento di Noceto (Parma) dove furono trasferiti”.
Quella tragica giornata. Gaetano Cravedi prosegue nella sua rievocazione analizzando lo svolgersi di quella luttuosa giornata fino alle drammatiche esplosioni: “La giornata era soleggiata e afosa. Il primo a dare l’allarme fu uno dei custodi delle polveriere, il sig. Ludovico Fermi (poi morto il 20 giugno 1949 a Lugo di Romagna in un incidente durante uno scaricamento di munizioni) il quale, uscendo dai gabinetti siti proprio di fianco alla prima polveriera (la prima cioè che, scendendo dall’ingresso sul viale centrale s’incontrava a sinistra) avrebbe scorso fumo (e forse una fiamma) uscire dal tunnel d’entrata. Egli corse verso la portineria per dare l’allarme; dopo una trentina di passi s’imbatté nell’impiegato Callisto Salotti, addetto al trasporto degli esplosivi, al quale gridò: “La polveriera è in fiamme!”. Fece ancora pochi passi, poi la sua voce fu coperta da un boato: era saltata in aria la polveriera da cui usciva il fumo, la quale conteneva tritolo e T4. Tutto lo stabilimento ebbe un sussulto e fu avvolto dal polverone. Non erano trascorsi quattro secondi che una seconda esplosione scosse di nuovo la fabbrica come un terremoto: erano scoppiate, presumibilmente per simpatia, una seconda polveriera contenente detonatori primari ed esplosivo ad altissimo potenziale nonché una riservetta con balestite e nitroglicerina, site entrambe nelle vicinanze della prima polveriera distrutta. Avvennero in questi ultimi istanti scene indescrivibili. Le esplosioni avevano gettato quasi tutti a terra. (.…) Al posto delle due polveriere, che contenevano circa 400 quintali di esplosivo ad alto potenziale, si aprirono due grandi crateri, larghi una quindicina di metri, profondi una dozzina”.
alcuni orfani depongono fiori
L'opera di soccorso. La descrizione che Gaetano Cravedi fa dei soccorsi è di assoluta precisione, come poteva effettuare solo chi l’avesse vissuta da “inviato speciale”: “Immediatamente dopo i boati, malgrado l’incombere di altro pericolo, fu iniziata una affannosa opera di soccorso alla quale parteciparono con grande abnegazione ufficiali, tecnici, operai, alcuni dei quali incuranti delle ferite riportate. Decine di autocarri, oltre alle autoambulanze, fecero la spola fra lo stabilimento, gli ospedali, le cliniche, ove affluirono tutti i medici disponibili e i sanitari giunti anche da Cremona e Milano. Insieme a quelli di Piacenza accorsero i Vigili del Fuoco di Cremona, Parma, Reggio Emilia e Pavia. Meno di mezz’ora dopo l’esplosione erano già sul posto il gen. Assanti comandante della zona militare con il col. Del Lupo e il ten. col. Paleari, il Prefetto Montani, il Procuratore dott. Pippia. La zona fu subito isolata da un cordone di militari del Genio Pontieri, che praticamente impedivano l’ingresso alla via Emilia da Barriera Torino. Qui si era accalcata la folla ansiosa, in attesa di conoscere la sorte dei familiari al lavoro nella “Pertite”.
(….) I reparti maggiormente colpiti furono il primo, in cui si provvedeva a caricare le bombe di grosso carico; il secondo in cui si manipolavano i detonatori; e il terzo, di recentissima creazione, in cui lavoravano 150 persone che percepivano un soprassoldo giornaliero di 70 centesimi per la particolare pericolosità del loro lavoro. Un’altra riservetta, vicina alle due distrutte, non saltò in aria e restò coperta dal terriccio. Uno dei due custodi dello stabilimento, il sig. Enrico Anelli di San Rocco al Porto, che evidentemente si trovava assai vicino al punto in cui avvenne l’esplosione, restò polverizzato e venne dichiarato disperso.
(….) Medaglie di bronzo per il loro comportamento in quella tragica circostanza vennero assegnate qualche mese dopo al direttore dello stabilimento ten. col. Giuseppe Failla, al ten. col. Alfredo Antibo (che pur ferito si dedicò ai soccorsi) a capi reparto e capi ufficio; mentre a diciannove fra ufficiali tecnici e operai venne rivolto un encomio solenne. Si ricordano fra gli altri impegnati nell’opera di soccorso anche il maggiore Cassetta, i tenenti Chavallard di Milano e Pesenti di Bergamo, i sottotenenti Dalmestre, Sanmartino, Poli e Merlo, il maresciallo Invernizzi, il caporeparto Carlo Gatti, i capotecnici Rago e Arnone, il capo chimico Cerleto, i capioperai Giulio Soy e Luigi Sgorbati (col figlio Romeo), gli operai Maiocchi, Boledi, Caldara, Lino Groppalli, Aldo Baldovini, Federico Bianchi, Giuseppe Camoni, Ettore Guglielmetti, il maestro artificiere Angelo Bolzoni, i manovali Mazzocchi e Barani, l’elettricista Carlo Bosoni. L’operaio Carlo Galli, gravemente ferito ad un occhio, chiedeva di essere trasportato al suo posto di lavoro per neutralizzare il pericolo di un altro scoppio; e data la sua materiale impossibilità di muoversi, istruì Camillo Salotti (che provvide all’operazione) circa il modo di tagliare un tubo per alleggerire la pressione delle caldaie”.
(….) I reparti maggiormente colpiti furono il primo, in cui si provvedeva a caricare le bombe di grosso carico; il secondo in cui si manipolavano i detonatori; e il terzo, di recentissima creazione, in cui lavoravano 150 persone che percepivano un soprassoldo giornaliero di 70 centesimi per la particolare pericolosità del loro lavoro. Un’altra riservetta, vicina alle due distrutte, non saltò in aria e restò coperta dal terriccio. Uno dei due custodi dello stabilimento, il sig. Enrico Anelli di San Rocco al Porto, che evidentemente si trovava assai vicino al punto in cui avvenne l’esplosione, restò polverizzato e venne dichiarato disperso.
(….) Medaglie di bronzo per il loro comportamento in quella tragica circostanza vennero assegnate qualche mese dopo al direttore dello stabilimento ten. col. Giuseppe Failla, al ten. col. Alfredo Antibo (che pur ferito si dedicò ai soccorsi) a capi reparto e capi ufficio; mentre a diciannove fra ufficiali tecnici e operai venne rivolto un encomio solenne. Si ricordano fra gli altri impegnati nell’opera di soccorso anche il maggiore Cassetta, i tenenti Chavallard di Milano e Pesenti di Bergamo, i sottotenenti Dalmestre, Sanmartino, Poli e Merlo, il maresciallo Invernizzi, il caporeparto Carlo Gatti, i capotecnici Rago e Arnone, il capo chimico Cerleto, i capioperai Giulio Soy e Luigi Sgorbati (col figlio Romeo), gli operai Maiocchi, Boledi, Caldara, Lino Groppalli, Aldo Baldovini, Federico Bianchi, Giuseppe Camoni, Ettore Guglielmetti, il maestro artificiere Angelo Bolzoni, i manovali Mazzocchi e Barani, l’elettricista Carlo Bosoni. L’operaio Carlo Galli, gravemente ferito ad un occhio, chiedeva di essere trasportato al suo posto di lavoro per neutralizzare il pericolo di un altro scoppio; e data la sua materiale impossibilità di muoversi, istruì Camillo Salotti (che provvide all’operazione) circa il modo di tagliare un tubo per alleggerire la pressione delle caldaie”.
vittime scoppio del 1928 coll. Pizzamiglio
I morti, i feriti e le inchieste. “I funerali si svolsero la sera del 10 agosto a spese del Comune. Le trentanove bare (questo il numero dei morti accertati nell’esplosione dell’8 agosto, ma altri otto si aggiunsero tra i feriti) vennero sepolte nel cimitero di Piacenza al termine di un rito al quale assistette una marea di folla addolorata, presenti reparti in armi e le maggiori autorità. C’erano molte corone, fra cui quella del Capo del Governo; tutti i negozi restarono chiusi dalle 17 alle 19. (….) Le cause della sciagura, anche a distanza di anni, restano incerte. Accanto alle ipotesi della distrazione, della negligenza, dell’autocombustione si delinearono ovviamente quelle del sabotaggio, dell’azione terroristica nemica. Un’inchiesta, venne svolta dalla magistratura, un’altra dalle autorità militari. Le conclusioni, basate su perizie tecniche, non vennero mai pubblicate, ma si sa che non vennero accertate responsabilità. Fortuito incidente, dunque? Vennero a Piacenza, da Roma, per indagini, anche alti funzionari della P.S. e dell’OVRA (la polizia politica); ma il silenzio tenuto sul loro rapporto lascia presumere che gli accertamenti compiuti non siano stati positivi.
(….) Dopo la degenza all’ospedale i feriti (alcuni sono grandi invalidi) vennero avviati in due convalescenziari: le donne a Rivalta, gli uomini a Castell’Arquato. Alle famiglie dei morti venne immediatamente versato un assegno di duemila lire; assegni speciali furono anche attribuiti alle famiglie delle vittime che erano più bisognose. Ebbe luogo una sottoscrizione che pose a disposizione delle autorità una somma in aggiunta alle 100.000 lire inviate dagli organi centrali del PNF (Partito nazionale fascista). L’Istituto degli infortuni sul lavoro stanziò 500.000 lire per aiuti. Poiché la sciagura aveva reso orfani 39 ragazzi di meno di quindici anni, fu allora promessa l’istituzione a Piacenza di uno degli speciali collegi per orfani di operai caduti sul lavoro, che non venne poi costruito. Gravi danni subì anche la vicina nuova caserma “Ciarpaglini”.
(….) Dopo la degenza all’ospedale i feriti (alcuni sono grandi invalidi) vennero avviati in due convalescenziari: le donne a Rivalta, gli uomini a Castell’Arquato. Alle famiglie dei morti venne immediatamente versato un assegno di duemila lire; assegni speciali furono anche attribuiti alle famiglie delle vittime che erano più bisognose. Ebbe luogo una sottoscrizione che pose a disposizione delle autorità una somma in aggiunta alle 100.000 lire inviate dagli organi centrali del PNF (Partito nazionale fascista). L’Istituto degli infortuni sul lavoro stanziò 500.000 lire per aiuti. Poiché la sciagura aveva reso orfani 39 ragazzi di meno di quindici anni, fu allora promessa l’istituzione a Piacenza di uno degli speciali collegi per orfani di operai caduti sul lavoro, che non venne poi costruito. Gravi danni subì anche la vicina nuova caserma “Ciarpaglini”.
veduta dopo un bombardamento della RAF 1944
E' benemerito chi tutela il verde e il paesaggio. Così dunque il nostro testimone, Gaetano Cravedi, scriveva della Pertite quando erano trascorsi venticinque anni dalla giornata dello scoppio, e penso che i lettori sapranno apprezzare oggi come allora lo scrupolo e la cura con i quali il suo articolo è confezionato. Non ci sarebbe più nulla da aggiungere, se non fosse che per puro caso a fianco del pezzo di Cravedi, in quel 15 agosto 1965, nella stessa pagina 4 compariva un corsivo redazionale intitolato “E’ benemerito chi tutela il verde e il paesaggio”. Un monito che è di stretta attualità anche oggi, in relazione alle sorti future della Pertite, non ancora formalmente definite, vista l’estenuante cautela e la prudenza cui soggiace il comune di Piacenza nell’avanzare una decisa e ufficiale istanza alle autorità militari per fare dell’ex Laboratorio Caricamento Proiettili, una parco urbano. E cioè quello che la città si aspetta dalla amm. comunale.(Stefano Pareti per Grac-Gruppo Ricercatori Aerei Caduti Piacenza), immagini concesse dall'Archivio Storico Croce, F. Pizzamiglio e Gen. E. Gentile.