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la Graziusa

Via Borghetto e dintorni come ho già scritto più volte ha fatto la storia di Piacenza a livello di borgata, di unione solidale tra persone molto simili e come snodo dal grande valore commerciale per la posizione favorevole. Nel '900 ma anche nella storia la nostra città era meta di pellegrini dovuto alla via Francigena ed al fatto che la posizione richiamava traffico da tutto il nord Italia, il Po era molto utilizzato e di pari passo aprirono tanti ostelli, osterie, trattorie, in quegli anni ve ne erano più di 100 e di tanti già menzionati e che menzionerò ancora c'era lei: la Graziusa (Graziosa Campelli), era graziosa di nome e di fatto, aveva un'osteria in via San Bartolomeo angolo via Cantarana, dove in zona c'era il famoso bottonificio Capra che aveva dipendenti abituali clienti dando molto lavoro al locale.


via san bartolomeo nel ventennio

Gestì tanti anni la sua attività e fu testimone di tanti avvenimenti compresa la piena del Po che le allagò l'osteria che serviva cibo ma soprattutto un vino buonissimo, richiesto da tanti. Negli ultimi anni era rimasta sola e con l'età ormai si era appesantita, capitava che a volte si addormentasse sul bancone ed i clienti che avevano dei debiti nei suoi riguardi approfittavano cancellando dalla lavagna i litri ed i mezzi litri di vino non ancora pagati. A volte era talmente stufa che allungava mezza lira a ciascun avventore per far si che lasciassero il suo locale per andare al cinema o altrove e lei potesse riposare, era stanca, era sola, senza parenti ma con una gallina, la sua amata gallina. Aveva degli amici, tutti quelli delle contrade di Cantarana, Borghetto, San Bartolomeo che erano affezionati alla Graziusa e le scambiavano un saluto od una chiacchiera quando era fuori dal suo locale.


via cantarana, veduta del 1907

Negli ultimi anni aveva fatto abbattere un gelso che stava nel cortile le cui radici passavano sotto casa, si dicesse avesse oltre cent'anni, il suo tronco era vuoto dentro ed al suo interno trovarono grossi chiodi, anelli e grappe di ferro, servivano per attaccarci i cavalli, il legno, crescendo, li aveva incorporati a sé. Questo gelso ebbe lunga vita non perché gli diedero acqua ma visse al lungo perché innaffiato con il vino della Graziusa.. (il mio viaggio a Piacenza e nelle valli).