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il Viaggio di Maria Amalia d’Asburgo

Diario del viaggio dell’Arciduchessa Maria Amalia
nella Val di Tidone, dal 29 agosto al 3 settembre 1773

Il giorno ventinovesimo dello scaduto Agosto fu il destinato ad apportarci il felice istante, in cui S.A.R. l’Arciduchessa Maria Amalia graziosissima Nostra Sovrana sarebbesi data novellamente a vedere in queste nostre Contrade. Quindi dalle precipue Cariche della Città abbassati furon tosto gli ordini opportuni, onde all’arrivo di Lei potesse il pubblico amore, e la pubblica gioja spiegarsi in vive, sincere, e regolate dimostrazioni. Volle il Conte Maresciallo Griffit Comandante di questa Piazza, che fuori la Porta San Lazzero ad un miglio e mezzo della Città si trovasse una Compagnia di Granatieri forensi, che al primo suo sopraggiungere facesse i consueti onori militari. Né tardò punto il Consiglier Governatore di ordinare, che di fronte al Collegio Alberoni, dove avea a soffermarsi per la muta dè Cavalli, tirate fossero le tele, e che la facciata di quella Chiesa messa fosse pomposamente a tappezzerie, e ad arazzi, e che le rimanenti disposizioni rispondessero, quanto per lui potevasi, alla grandezza d’un così lieto avvenimento.


collegio Alberoni - posta di cambio cavalli

Approssimandosi l’ora dell’arrivo di S.A.R. trovossi in quel luogo medesimo il surriferito Comandante Griffit col Corpo di tutta l’Uffizialità; vi si trovò pure Monsignor Vescovo, il Presidente del Supremo Consiglio, li Ministri, Cavalieri, e Dame in gran Gala, ed in molto numero, per darsi l’anticipato, e prezioso onore di umiliare i fedelissimi omaggi loro alla R. Principessa. La qual giunse di fatto a non molto, e fermatasi alcun poco diè luogo à trasporti di una subita e universale esaltazione, e ad alcun brieve complimento dettato, cred’io, in quel momento da una libera, e schietta commozione dè cuori. Presentossi in seguito il Colonnello Ciavaldini, e invitolla a voler degnarsi, qualora le fosse in grado, di onorare della Sua R. Presenza il solenne Te Deum, che in rendimento di Grazie all’Altissimo pel felice nascimento del R. Prencipe Lodovico, faceasi cantare nella Chiesa della B.Vergine di Campagna dal Corpo dell’Uffizialità del Reggimento Parma. Fè cenno la R. Sovrana di gradire l’invito, ma volle proseguire il viaggio: e qui è dove il Conte Comandante diè commissione al Maggior Ciavaldini di questa Piazza di assumere la direzione di tutte le Milizie forensi, acciocchè fosse la R.A.S. meglio, e più inappuntabilmente servita in tutto il Viaggio. Partita appena la R. Sovrana da S. Lazzaro recossi tutta quella Nobile Comitiva, a cui, oltre ad un Popolo immenso, si aggiunse tutta la Compagnia dè Granatieri del Reggimento Parma, alla Chiesa della B.V. di Campagna maestosamente addobbata, ove al sopravvenire del Conte Comandante e Colonnello Ciavaldini s’intuonò il Te Deum, che fu cantato in iscelta Musica. Fu accompagnata sempre questa decorosa Funzione dallo sparo continuato dell’artiglieria del Castello, e terminò colla Benedizione dell’Augustissimo Sagramento.


l’Arciduchessa Maria Amalia d'Asburgo

Nel passar che fece la R.A.S. da questo R. Castello fu salutata col replicato sparo del cannone. Sulla via, per cui Ella passar dovea, disposti erano a luogo a luogo Corpi di Cavalleria, e d’Infanteria, che faceano a vedersi un bel colpo d’occhio, ed eran presti a farle i soliti onori. Sul Tidone poi, su cui l’istancabile vigilanza di questo Governatore avea fatto aprire un assai piano, facile e spedito cammino, facendo oltre a ciò costruire sopra esso Fiume un ben commesso ed ampio Ponte (il che si fece egualmente sopra la Trebbia), a più splendida, e rispettosa comparsa stavasi schierata una Compagnia di Carabinieri a Cavallo, che dopo il militare saluto seguironla fino al Palagio del Marchese Carlo Scotti, in poca distanza di Castel S. Giovanni. Colà pervenuta suonarono a festa le Campane di Castello, e tra le giulive acclamazioni di un popolo numeroso entrò nel cortile del Palagio, ch’era illuminato a giorno con ricca abbondanza di cera. Quello poi, ch’esser dovette assai piacevole a riguardarsi fu, che dal medesimo luogo tutta godeasi ad un tratto l’illuminazione di Castello, che segnatamente alle porte dell’ingresso, e dell’egresso disposta era con una somma, e maestrevole vaghezza; e quella pure delle sovrapposte, e digradate Colline, le quali con i frequenti falò, che posti erano quà, e là non senz’ordine, e accorgimento, davano di se stesse un molto splendido, e dilettevole spettacolo. Nello stesso Cortile facea bella mostra di se una Compagnia di Granatieri in decoroso uniforme con i rispettivi Uffiziali a guardia della R. Persona; né mancò una quantità di Dame, e Cavalieri, che hanno villereccio soggiorno nella Val di Tidone, di scendere a far la Corte di conserva al Marchese Carlo alla R.A.S. Smontò Essa di Carrozza, e dopo brieve spazio di tempo compiacquesi di concedere il Baciamano a tutt’i Corpi ivi presenti: passò quindi ad una lautissima Mensa avvivata sempre da melodiose Sinfonie. Erano poi apprestate Tavole in buon numero per la quantità, e per la squisitezza dè Cibi ragguardevolissime si pel seguito Reale, che per ogni sorta di Persone. Nota: Ciavaldini è stato nominato 2 volte Colonnello e una volta Maggiore, nell’altro diario ha il grado di Maggiore quindi questo dovrebbe essere.

Lunedì 30 Agosto
secondo giorno del Viaggio di Maria Amalia nella Val di Tidone

Alle ore 5 della mattina vegnente 30 d’Agosto recossi la R.A.S. al Convento dé Capuccini, e sentita la Messa montò a Cavallo, e passò a Caramello. In dette strade sempre si vedeano picchetti di Truppe a piedi, ed a cavallo. Giunta S.A.R. al Palagio, presentossi il Marchese Gaetano Paveri in compagnia della Casa Mandelli, e tutti ebbero l’onore del Baciamano. Entrò la R. Sovrana nel Palagio, ove ebbe una lautissima Colezione sì per Lei, che per tutto il R. suo Seguito. Mosse di poi S.A.R. alla volta di Borgonovo, e sempre si vedeano schierate le Milizie. Giunta colà fu accolta da un’ondeggiante Popolo immenso, che all’arrivo della Sovrana fece eccheggiar l’aria di sonanti evviva. Smontò alla Rocca del Marchese Antonio Enrico Giandemaria, il quale presentatosi à R. piedi le baciò la Mano, sentendosi intanto un triplice sparo di mortaj. Ivi stavasi a guardia della R. Sovrana una compagnia di Granatieri, e molte altre Milizie stavano schierate per Borgonovo. Videsi colà un gran concorso di Nobiltà. Fu complimentata dal Clero di detto Borgonovo. Uscì di poi dalla Rocca, e andò in Carrozza alla Chiesa de’ PP Riformati di S. Bernardino, visitò l’insigne Oratorio di S. Rocco, come pure l’Eremo, e ritornata a Borgonovo recossi alla Chiesa Maggiore, ove cantossi in Musica il Tantum ergo, accompagnato da festevole Sinfonia, ed avuta la Benedizione del Venerabile si portò novellamente alla Rocca, ove pranzò con tutta quella Nobiltà, che trovossi in Borgonovo, essendo dal Marchese Cavriani invitata alla Real Mensa.


la Rocca di Borgonovo Valtidone

Dopo pranzo, Sua Altezza Reale si ritirò al riposo, e verso le ore 5 montò a Cavallo accompagnata da molta Nobiltà, ed assai militari, e da una folla di Popolo immenso, che facea risuonar l’aria di festevoli evviva, suonandosi intanto a festa le Campane. Continuò la R. Sovrana il viaggio per Castelnuovo di Tidone, e scontrando ad ogni tratto in picchetti di Truppe schierate, giunse al Palagio dei Conti Marazzani, e Farnese del Pozzo: smontò di Cavallo, ed i suddetti cavalieri ebbero l’onore del Baciamano. Qui pure vi aveano parecchie Dame e Cavalieri. Vi fu triplicato sparo di mortaj. Allora fu, che S.A.R. ebbe agio di rimirare la vaga, e deliziosa Valle di Tidone, e le piacevolissime degradanti Colline sparse di eleganti Casini di Campagna. Di poi posesi a Tavola con assai Dame, e Cavalieri, ed ebbe una nobile, e magnifica merenda dispensandosi intanto abbondevolmente dilicati rinfreschi, e gelati ad ogni ordine di Persone. Verso le ore sei e mezzo rimontò a Cavallo, e andò alla volta di Seminò, ove giunta vide il Palagio del Conte Francesco Scotti, il quale avea apprestato un magnifico rinfresco, ed imbandite parecchie Tavole di dilicate vivande per tutto il suo R. Seguito. Verso le ore sette e mezzo montò in Carrozza, e recossi al piacevole Colle di Ziano, ove fu accolta dal Marchese Gianmaria di Nibbiano. Qui rimirò il vago spettacolo d’una superba, e maestrevole Illuminazione a Torce di Cera non che del Palagio, e del Cortile, ma anche di tutto il vagamente dichinante Giardino, e sippure di parecchie Fontane di Fuoco, che scendeano ad allegrare il Cielo, e di varj razzi, che guizzavano per l’aria, intanto che armoniosa Sinfonia agitava dolcemente l’aere circostante. Colà fuvvi una doviziosissima Tavola di sceltissime imbandigioni d’ogni sorta, ed altresì ricchissime Tavole per ogni grado di Persone. Appresso Cena, la quale fu sempre rallegrata dal suono di musicali Stromenmenti, andò a riposare.

Martedì 31 Agosto
terzo giorno del Viaggio di Maria Amalia nella Val di Tidone

Alzatasi la seguente mattina alle ore 5 ascoltò la Messa nell’Oratorio di S. Jacopo, e di poi montata a Cavallo prese la via di Vicomarino, sempre trovandosi per la strada picchetti di Truppe. Smontò S.A.R. al Palagio della Marchesa Anguissola, ove fu ricevuta da cavalieri, e Dame, e con melodiosa Sinfonia di varj Stromenti, e al triplice sparo dé mortaj entrò la R. Sovrana nel vago Giardino, in cui era apprestata una mensa di dilicate vivande, e di copiosi rinfreschi sotto ad un Padiglione superbamente innalzato, e riccamente addobbato, nel quale si assise S.A.R. v’erano pure molte altre imbandigioni ricche, e splendide per qualsiasi Persona. Appresso la suddetta Colezione montò novellamente a Cavallo S.A.R., e allo strepito dé mortaj, e al suono di musicali Stromenti portossi verso Montalbo: anche in questo tratto di cammino non mancarono d’esservi varj picchetti di Truppe. Giunse al Palagio del Marchese Giuseppe Scotti, dove fu accolta dal suddetto, e dalla Marchesa sua Consorte: colà v’erano gran Tavole imbandite di squisiti rinfreschi tanto per Lei, quanto pel numeroso R. Seguito. Rimontò S.A.R. a Cavallo per andare alla Sala. Per tutta la detta strada vi si ritrovavano truppe schierate. Giunse la R. Principessa al Palagio del Marchese di Nibbiano, ove smontata, il suddetto Marchese ebbe l’onore di nuovamente servirla. Entrò nel Palagio allo strepito di triplicato sparo di mortaj, e suono di Campane, e Sinfonie di musicali Stromenti, i quali allegrarono tutto il tempo del gran pranzo. La Tavola ove sedea S.A.R. fu assai magnifica, e vi erano altre Tavole copiosamente imbandite d’ogni sorta di squisitissime vivande per qualunque Persona. Alzatasi di letto S.A.R. alle ore cinque, montò a Cavallo colla Sua Corte, ed al solito strepito de’ Mortaj, e de’ sonanti evviva, s’avviò verso Pianello.


la Rocca di Pianello Valtidone

Sempre tra via vi erano Picchetti di Milizie. Soffermossi ad oggetto di vedere l’insigne Chiesa di Trevozzo, standosi intanto ancora sul Tidone schierate numerose Milizie. Giunta in Pianello suonarono a festa tutte le Campane, e fu salutata dal Cannone della Rocca; e con festosi evviva d’un Popolo immenso, fu incontrata dal Conte Antonio dal Verme, e dalla Contessa sua Consorte, e scesa di Cavallo, diede à medesimi l’onore del baciamano, e portossi tostamente là ove stava infermo il Conte Lucchino, il quale ebbe l’alto onore di essere chiamato per Padre tanto del Suo Reale Consorte, come di Lei medesima. V’era colà una Compagnia di Granatieri per vegliare a Guardia di S.A.R. Furono imbandite superbamente assai Tavole. Sulla Piazza vi furono i Fuochi artificiali, in mezzo de’ quali vi si vedeano chiaramente espresse le seguenti parole. “Viva Maria Amalia”: essendo illuminata non solamente la Piazza, la Rocca, ed il luogo, ma ancora le digradate circonvicine Colline con lieti Falò. Fuvvi pure una festa da Ballo alla maniera campestre di Paesani e Paesane. Avanti la cena S.A.R. colla nobil Sua comitiva portossi in detta Piazza per vedere quella Festa, e ne dimostrò segno di Suo aggradimento.

Mercoledì 1 Settembre
quarto giorno del Viaggio di Maria Amalia nella Val di Tidone

La mattina vegnente 1 di Settembre sentita la Messa, montò di nuovo a Cavallo colla solita Sua luminosa Corte, s’avviò verso la Rocca d’Olgisio; a metà strada trovò S.A.R. una festa da Ballo composta da Montanari, e Montanare, che suonavano , e danzavano alla loro foggia. Soffermossi S.A.R., e si compiacque di tale festa. Per viepiù agevolare la gita alla suddetta Rocca posta sopra un’altissima vetta d’un Monte avente quà e là massi e burroni, è stata di nuovo costrutta una strada, in cui possono agiatamente camminar di fronte quattro Cavalli. Colà giunse felicemente la R. Arciduchessa col Nobile di Lei Seguito, ove si trovarono molte Tavole squisitamente imbandite per una nobilissima Colezione non solo per la R.A.S., e Suo Nobile Corteggio, ma ancora per altre Persone: Frattanto lo sparo del Cannone facea rimbombar tutta la Valle. Indi rimontò a Cavallo, e prese la strada di Pianello. Ritrovò tra via una nuova festa da Ballo di Montanaj, e Montanare avente più dell’altra suoni, e ballerini. Regalò pure S.A.R. una piccola Fanciulla, che danzava molto leggiadramente. Giunta la R. Sovrana a Pianello, portossi al solito Palagio, ove pranzò colla Nobile Sua Comitiva, essendovi preparate assaissime Tavole per ogni, e qualunque ceto di Persone. Di poi si ritirò la R.A.S. al riposo.


Rocca di Olgisio - lato sud

Dopo ciò montata di nuovo a Cavallo, allo sparo del Cannone della Rocca stessa, prese la strada per mezzo al Torrente Tidone, ove vedeasi numerosa Truppa schierata pel detto Fiume, e Strada. Andò col solito suo Corteggio ad Arcello, ov’era apprestata una ragguardevole merenda per Lei, e per la Sua Nobile Assemblea, con varie altre Tavole per il di Lei Seguito. Montò novellamente a Cavallo, e passò a Guadernago. Colà trovossi un gran numero di Milizie schierate; scesa di Cavallo fu accolta dal P Presidente Rocci: colà pure aveavi una Sinfonia di musicali Strumenti, ed eravi pur anco schierata la Compagnia de’ Granatieri del Rivergaro, che servì di guardia alla R.A.S. Dopo c’aver osservata la deliziosa Situazione, nella quale volavano molti razzi di fuoco artifiziato, ed una leggiadra Illuminazione tutta d’intorno al Palagio, s’imbandirono varie Tavole di rare vivande, e passò la R. Sovrana, e tutta la Nobile Sua Comitiva ad una sontuosissima Cena.

Giovedì 2 Settembre
quinto giorno del Viaggio di Maria Amalia nella Val di Tidone

La mattina susseguente 2 Settembre alle ore 5, sentita la Messa nell’Oratorio, celebrata dal Prefato Padre Abate Presidente Rocci, prese la strada di Boffalora, accompagnata dal solito Corteggio: vedeansi per ogni dove picchetti di Truppe schierate lungo la strada. Appena colà giunta scese di Cavallo, ed entrò nel pulitissimo Oratorio, e poseia andò nel Castello, dove eranvi diverse Tavole superbamente imbandite sì per la R. Infanta, e sua Nobile Comitiva, come per altre Persone Civili. Fu accolta S.A.R. dalli Marchesi Fratelli Francesco, e Giuseppe Baldini, dal primo dé quali le furono presentati due Sonetti dal medesimo composti in occasione di sì lieto avvenimento: vi erano pure anche colà moltissime Dame, e Cavalieri pel ricevimento della R.A.S., la quale dopo una nobile Colezione sì per Lei, che per tutto il R. Seguito, rimontò a Cavallo, e riprese la strada di Guadernago, e in appresso andò ad un lautissimo pranzo apprestato da suddetti PP. Benedettini, li quali hanno supplito alla ristrettezza del luogo con aver destinato altre due Case da Massareggio del loro Monistero, dove si trattavano tutti quelli, che si affacciavano di bassa sfera, appena entrata la R.A.S. in detto Monistero, vide in disparte una portata di dodici Fiamenghine composte tutte di zucchero con entrovi le seguenti cose composte similmente anch’esse di zucchero al naturale,
cioè;Una fiamenghina con zuppa, e piselli. Due beccacce col suo pan santo. La polenta con salsiccia, ed uccelletti. Con fette di prosciutto. Con tortelli alla piacentina. Con ostriche di mare. Carciofi. Sparagi. Persici. Peri. Fichi. Mandorle spaccate.
Un bacile tutto di zucchero lavorato a bassi rilievi, fiorato, ed indorato con sopra pesci, ed altre galanterie, le quali tutte S.A.R. onorò di suo compiacimento; onde il P. Abate Presidente, in segno della più rispettosa venerazione gliele offrì, e accolte furono dalla Degnazione dell’Augusta Sovrana. In seguito furono spedite a Parma con aggiunta di 14 coturnici vive.


Castello di Boffalora

Si ritirò dopo il pranzo a riposare, e poscia alle ore cinque partì rimontando a Cavallo, e si portò a Grintorto, affine di vedere il Palagio del Marchese Arcelli, il quale col Cavaliere suo Fratello accolse la Sovrana, ed ebbe l’onore del Baciamano: Ella intanto sedette ad una gran Tavola, che largheggiava d’ogni sorte di magnifiche vivande, e rinfreschi: v’erano ancora assaissime altre Tavole per ogni ceto di persone. Di poi si portò al Palagio del Conte Achille Trissino Lodi alla Bastardina; e per tale strada vi si trovarono sempre schierate molte Milizie. Colà fu accolta al triplice sparo di mortaj. Il figlio del surriferito Conte dell’età di due anni, gentilmente presentò all’A.S.R. un Sonetto dallo stesso Padre suo composto con non poca ammirazione dè circostanti. Vedeasi non solamente il Cortile, ma ancor tutto il Palagio illuminato a Torcie, e godette pure il vago spettacolo dè Fuochi artifiziati, udendosi una lietissima Sinfonia: vedeasi intanto un immenso concorso di Popolo, e da un treno di Nobiltà, ed Uffizialità. La R. Tavola era superbamente imbandita, come pure altre tavole per ogni grado di Persone. Appresso Cena, la quale fu sempre ravvivata da musicali Stromenti, si ritirò al riposo.

Venerdì 3 Settembre
sesto ed ultimo giorno del Viaggio di Maria Amalia nella Val di Tidone

Alla mattina del giorno 3, udita prima la Santa Messa nell’Oratorio, montò nuovamente a Cavallo, e andò a vedere la piacevolissima Caccia agli Augelletti del Roccolo della Contessa Ippolita Scotti, la quale col Conte suo figliuolo, ed altre Dame, e Cavalieri accolse la Graziosissima Sovrana, che diede segni di sommo aggradimento, osservando sottilmente l’elegantissimo Casino, il quale e per le molteplici, e vaghissime Dipinture rappresentanti ogni maniera di Cacciagioni, e per tutti quegli agi, che possono esservi in un Palagio, e che colà furono chiamati da una ingegnosissima Architettura benché il suddetto Casino sia ristretto in una assai brieve circonferenza, è giustamente l’oggetto dell’ammirazione dè riguardanti. Di mezzo al Roccolo aveavi un’Aquila, che fu dalla suddetta Contessa Ippolita presentata a S.A.R. Era colà apprestata una squisitissima colezione per la R.Sovrana, e per tutto il Suo R. Seguito in cinque maestrevolmente costrutte Capanne. Di poi S.A.R. montò novellamente a Cavallo, e portossi alla Mottaziana. Sul Tidone vi erano schierate le Milizie in buon ordine; giunta colà smontò, e fu ricevuta dal Marchese Gianmaria di Nibbiano unitamente alla Marchesa Bradamante di lui Cognata, i quali presentatisi à di lei piedi, ebbero novellamente l’onore del Baciamano. Vi erano colà in appresto varie Tavole allegrissime per ogni maniera di sceltissime vivande, e di squisitissimi Pesci; ma la R. Infanta prese solamente nella Sua Camera una piccola refezione. Appresso ciò S.A.R., dimostrò un pieno aggradimento, e congedò tutto il Suo Seguito, e colma di giubilo montò in Carrozza, e al triplice sparo dè Mortaj prese la strada di Castelbosco, sulla quale vi erano schierate moltissime Truppe. Là giunta presentossi à Suoi piedi il marchese Carlo Scotti, e le baciò la Mano. Colà pure v’erano superbi apprestamenti di Tavole d’ogni maniera di squisite vivande; ma poco volle la R. Sovrana soffermarsi, e al triplice sparo dè Mortaj, incamminassi alla volta di Piacenza. Per detto viaggio v’erano sempre Milizie schierate in buon’ordine.


Sant’Antonio a Trebbia

Al Sobborgo di Sant’Antonio eravisi già preparato pel lieto ritorno di S.A.R., un Corpo di scelta Nobiltà di Dame, e Cavalieri, il Presidente del Supremo Consiglio, e Ministri, il Conte Comandante con tutto il Corpo dell’Uffizialità, Monsignore nostro Vescovo, ed un’immensa folla di Popolo, che proruppe in festevoli acclamazioni al giungere della R. Sovrana, salutata anche con lo sparo del Cannone di questo R. Castello. Il di lei clementissimo aggradimento ha sparso di gioia indicibile, ed inenarrabile contento i cuori di tutta la Nobiltà, e di tutto il Popolo Piacentino. (a cura di Ettore Maini).

Nota dè regali lasciati nel viaggio da Sua Altezza Reale
duchessa di Parma e Piacenza alli qui sotto descritti Signori

Al Marchese Carlo Scotti di Castelbosco un Anello di Brillanti.
Alla Marchesa Maria Teresa Scotti sua Madre una Scatola d’oro.
Al Marchese Giandemaria un’Orologio d’oro con catena.
Alla Marchesina Amalia sua Figlia una scatola di Cristal di Monte legata in oro ed un Anellino di Brillanti.
Al Marchese Gianmaria Malvicini Fontana di Nibbiano un Anello di Brillanti.
Al Conte Luchino Dal Verme un Pomo d’oro da Bastone con Orologio in cima.
Al Conte Antonio Dal Verme una Scatola d’oro.
Alla Contessa Dal Verme nata Martinengo un’ Orologio d’oro a ripetizione con catena d’oro, e smaltato tutto a più colori.
Ai piccoli Conti Pietro, e Federico Dal Verme un’Orologio d’oro per ciascheduno.
All’Abate D. Sisto Rocci Presidente della Congregazione Cassinese d’Italia una Scatola d’oro, ed un Anello di Smeraldo contornato di Brillanti.
Al Padre Celerario Fuentes un’Orologio con catena d’oro.
Al Conte Achille Trissino Lodi una Scatola d’oro.
Al piccolo Conte Francesco suo Figlio un Anellino di Brillanti.
Alla Contessa Ippolita Scotti nata Vimercati una Scatola d’oro.
Al Consiglier Campagna Governatore di Piacenza una Scatola d’oro smaltata.
Al Marchese Orazio Serafini un’Orologio a ripetizione con catena d’oro.
Al Maggiore Ciavaldini una Scatola d’oro.
Ad Ortensio Cravignani un’Orologio con catena d’oro.
Al Tenente Graduato Ottaviano Cotta un’Orologio con catena d’oro.
Al Colonnello Bramieri del Terzo di Castel S. Giovanni un’Orologio con catena d’oro.
Al Colonnello Zermani del Terzo di Rivergaro un’Orologio con catena d’oro.
Ai due Capitani delle due Compagnie de’ Granatieri un’Orologio d’oro per ciascheduno.
All’altra Ufficialità subalterna un’Orologio d’argento per ciascuno.
Ai Granatieri uno Zecchino per ciascheduno.
Ai Sergenti due Zecchini per ciascheduno.
Ai Caporali uno Zecchino e mezzo ciascheduno.
Alle Compagnie dé Fucilieri Zecchini cento indistintamente sì alle Truppe di Castel S. Giovanni, come pure a quelle di Rivergaro.
Al Mastro di Posta di Castel S. Giovanni un’Orologio d’oro.
Alla Servitù di qué luoghi dove ha pranzato Zecchini trenta, e lo stesso dove ha cenato.
Dove ha fatta colezione o merenda Zecchini dieci.
Alle Bande dé Suonatori Zecchini sei per ogni luogo.
Le mance dé Postiglioni, le limosine e molte altre munificenze non si sono potuto raccogliere distintamente.




L'Arciduchessa Maria Amalia volle ricambiare l'ospitalità regale ricevuta consegnando dei regali a chi, di volta in volta, si prodigò ad ossequiarla con sontuosissime colazioni, pranzi, cene, merende e rinfreschi.